124279.fb2 La pietra della Luna - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 31

La pietra della Luna - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 31

«Mah, niente» Sorrise come distratta. «Non ti sono mai piaciute le storie di fantasmi, io ho sempre pensato che fosse per la tua mania dei microchip; in quella tua testa tecnologica non c’è posto per certi romanticismi. Che ironia della sorte, che proprio uno come te dovesse ricevere dei messaggi psichici. Se non fosse così orrendo ci sarebbe quasi da ridere.»

«In qualche cosa sono cambiato, comunque.»

«Ah sì? E in che cosa sentiamo?»

«Intanto i computer sono diventati secondari nella mia vita. Sono solo un lavoro, part-time oltretutto.»

«Allora sei cambiato davvero. Altri miracoli?»

«Un ritmo di vita diversa, più tranquilla, più tempo dedicato al riposo, godendo di ciò che mi circonda.»

«Non è che tu fossi un mostro di laboriosità quand’eri qui, Jon, anche se in effetti facevi troppe ore; comunque trovavi sempre del tempo da dedicare a me e a Gabby quando potevi.»

«Oggi mi rendo conto che comunque non era sufficiente.»

«Anch’io ero in colpa. Facevo troppe richieste ingiuste. Ma è acqua passata ormai, è inutile stare qui a rivangare.»

«No, infatti, è acqua passata come dici tu.» Pose la tazza sul tavolo. «Fran, mi preoccupa che rimaniate qui da sole.»

«Allora credi davvero che questo mostro volesse rapire Gabby?»

«Voleva colpire me attraverso di lei.»

«Come fai a sapere che si tratta della stessa persona? E perché ne parli come se fosse un mostro, un animale? È un mostro ma è umano». Ora la sua voce era adirata.

«Non riesco a credere che sia un uomo. Quella sensazione di malvagità è così potente, così ‘sovrumana’! Quando i suoi pensieri penetrano i miei, riesco quasi a sentire l’odore della corruzione, ne vedo la depravazione.»

«Sei proprio cambiato, sì!»

Lui scosse la testa stancamente. «Cerco di descrivere l’impressione che mi rimane dopo. Una malvagità purulenta, terrificante che mi viene imposta ed è oscena Fran.»

«Sì, credo di capire. Jon, io non metto in dubbio le tue visioni, e che tu soffra realmente quando accadono, ma sei certo di non aver perso la testa?»

Lui sorrise. «Non sei mai stata una con i peli sulla lingua, eh? Vuoi dire se sto diventando pazzo?»

«No, non era questo che intendevo. Ma queste tremende esperienze non potrebbero provocarti delle allucinazioni? Parliamoci chiaro, ci sono milioni di funzioni poco conosciute della mente, chi ci dice quando uno va fuori fase e in che modo?»

«Devi credermi: questa persona, se è così che vuoi chiamare questo essere, che ha ucciso la prostituta e il vecchio, che ha profanato il corpo del bimbo è la stessa che ha rapito per errore Annabel. Mi conosce, e vuole farmi del male, per questo tu e Gabby dovete essere protette.»

«Ma come poteva sapere dove abitavamo? Ha letto l’indirizzo nella tua testa? È completamente folle questa storia.»

«Non riesco a nascondere il mio passato, non capisci?»

«No, non capisco un maledetto niente.»

«Come con il computer, è tutto nella mia memoria, una volta che si ha il codice diventa facile. Forse ha scoperto cosa mi era già successo, come ho visto quegli altri omicidi». Gli venne un’idea. «Fran, hai fatto rimettere il numero nell’elenco?»

«Non quello vecchio, dopo tutte quelle telefonate di pazzi che sono arrivate. Ma io ho bisogno di essere sull’elenco con il lavoro che faccio, e allora mi sono fatta dare un nuovo numero.»

Childes si accasciò sulla sedia. «Ecco la risposta, è così che ha fatto.»

«Insomma, non è umano ma riesce a consultare l’elenco telefonico». Il piede le batteva nervosamente in terra.

«Ho cercato di spiegartelo. È una persona, ma dentro è disumana. È intelligente, altrimenti la polizia l’avrebbe già presa, e poi è sensibilissima.»

«Non abbastanza da rapire la persona giusta, però!» esclamò lei.

«No, grazie a…». Si fermò senza finire la frase, e quel comune senso di colpa ruppe la tensione. «Il punto è,» disse Childes più gentilmente, «che si accorgerà presto dell’errore se non lo ha già capito grazie ad Annabel.»

«I giornali!»

«Tutti i mezzi di comunicazione.»

Lei spalancò gli occhi. «Jon, se scoprono il nesso…»

Lui finse di studiare la tovaglia. «Si ricomincerebbe da capo. È una coincidenza troppo forte: una bambina viene rapita alla porta accanto all’uomo che aveva aiutato la polizia nelle indagini di tre anni fa.»

«Non potrei sopportarlo un’altra volta.»

«Un’altra buona ragione per andarsene un po’. Overoy ha provveduto a far sorvegliare la casa ma non può tenere lontana la stampa. Adesso hanno come pretesto di tenere d’occhio Melanie e Tony, ma i giornalisti capiranno al volo. Sarà una giornata campale quando scopriranno la verità. Io penso che potreste venire tutt’e due da me per un poco.» Quest’ultima frase la disse con una certa cautela.

«Non è proprio possibile Jon» rispose subito lei. «Io ho un lavoro, ricordi? e Gabby deve andare a scuola.»

«Un paio di settimane non farebbero male a nessuna delle due, tu avrai pure delle ferie!»

Lei scosse la testa. «No, no. L’agenzia ha troppo lavoro di questi tempi, e non possiamo permetterci di mandare via i clienti. E poi Gabby e io prima o poi dovremmo pur tornare, e allora cosa succederebbe?»

«La speranza è che nel frattempo questo assassino venga beccato.»

«Mi piacerebbe sapere come! No, Jon, non si può fare, arriviamo a un compromesso, andremo a stare da mia madre. Le piacerebbe tanto avere Gabby tra i piedi per un po’. Non è molto lontana così potrei arrivare in città abbastanza facilmente.»

«Perché non permetti a Gabby di venire da me da sola?»

«Il giudice ne ha affidato a me la tutela!» rispose lei con tono duro.

«Lo so, io non ho contestato niente.»

«Hai fatto bene a non farlo. E comunque non ti è venuto in mente che sei tu in pericolo in questa situazione? Non credi che questo tuo tormentatore possa essere venuto qui a cercare proprio te?»

L’ipotesi era stata discussa con Overoy mentre venivano dall’aeroporto. «Può darsi che tu abbia ragione Fran, non c’è modo di esserne sicuri. Ma ciò dimostrerebbe che non sa dove vivo attualmente.»

«Più lui ti fruga nella mente e più cose saprà di te.» Continuava a definire ‘lui’ il rapitore di Annabel.

«Il potere non funziona in quel modo. I pensieri non sono così sicuri, potrà sapere com’è l’ambiente in cui mi trovo, ma non dov’è! Ti ricordi che anch’io ero in grado solo di descrivere il luogo dov’erano sepolti i bambini.»

«Eri piuttosto preciso però; comunque ho capito quello che vuoi dire. Rimane il fatto che tu rappresenti un pericolo.»

Lui fu costretto ad accettare. «Anche da tua madre dovrete essere comunque protette.»