124279.fb2 La pietra della Luna - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 39

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«E giovane, Amy, e il tempo riesce ad attenuare anche i traumi più brutti.»

«Mi auguro che sia così.»

«C’è da ringraziare il cielo che Overoy sia arrivato in tempo, non avrei resistito molto.»

«Non ha visto nessun altro, Overoy?»

«No, ma del resto ha dovuto pensare prima a Jeanette e a me. La polizia crede che abbia usato le scale antincendio per la fuga, da lì è abbastanza facile scomparire nel bosco e allontanarsi dalla zona della scuola. Il La Roche non è quel che si dice una fortezza.»

Dopo aver costeggiato il porto la strada saliva in ripidi tornanti e furono ben presto fuori dai sobborghi della cittadina.

«Avrei voluto che il tuo ispettore riuscisse per lo meno a vederlo» disse Amy in tono brusco.

Childes le lanciò un’occhiata sorpresa.

«Non hai visto come ti guardavano i poliziotti mentre ti interrogavano?» aggiunse lei.

«Sì, con sospetto. Ma ormai mi ci sono abituato. Nessuno è riuscito a vederlo, quel pazzo. Neanche Jeanette. Da quello che siamo riusciti a capire, e ricordati che è ancora sotto shock, e che le ferite alla gola le impediscono di parlare bene, lei è uscita dal dormitorio e qualcuno l’ha aggredita da dietro, stringendole il cappio attorno al collo prima che riuscisse a gridare. Lei si è divincolata con tutte le sue forze ma è stata trascinata lungo il corridoio, gettata nella tromba delle scale e poi legata appesa alla ringhiera. Ti rendi conto della forza che ci vuole per fare una cosa del genere? Jeanette sarà anche piccolina per gli anni che ha, ma ci vuole comunque una forza incredibile per riuscirci. Se ci avesse trovato chiunque altro, a parte Overoy, sarebbe stato difficile convincerli che non ero stato io a impiccarla. Ma anche così sarebbe difficile credere che con il mio fisico riuscirei a fare una cosa del genere.»

Svoltò nella viuzza di campagna che conduceva al suo cottage; ai lati le alti siepi e i muretti li nascondevano alla vista.

«Ma perché è venuto qui?» Amy si era girata verso di lui con una espressione corrucciata. «E perché se la prende con i bambini?»

«Per tormentarmi» rispose lui tetro. «Sta giocando, sa che prima o poi lo beccheranno, soprattutto adesso che è intrappolato sull’isola, ma non gliene importa niente. Fin quando non sarà preso si può divertire alle mie spalle.»

«Ma dov’è il collegamento, perché proprio te?» La sua voce aveva un tono disperato.

«Che Dio mi aiuti Amy, non lo so proprio. Le nostre menti si sono incrociate e questo è stato sufficiente. Forse rappresento una sfida, qualcuno per cui esibirsi oltre che da prendere in giro.»

«Tu hai bisogno di protezione, devono sorvegliarti.»

«Può darsi che Overoy riesca a convincerli ma dubito che possa ottenere molto di più di un controllo sporadico da parte di qualche pattuglia. Credo che la polizia dell’isola sarà più che altro impegnata a sorvegliare il La Roche fino alla fine del trimestre.»

Gli alberi s’incurvavano sopra la strada formando un arco al loro passaggio e gettando ombre scure sulla macchina. Childes si massaggiò una tempia come per lenire un mal di testa.

«Sono sicura che Overoy insisterà perché tu sia adeguatamente protetto.» Le macchioline di luce infrante dal tetto di foglie disegnavano come lentiggini luminose sul viso di Amy mentre correvano lungo la via.

«Farà del suo meglio, ma all’ospedale Robillard mi ha detto che i suoi uomini sono già oberati di lavoro a causa della stagione turistica, sai anche tu come aumentano di numero i crimini durante l’estate.»

Lei rimase di nuovo silenziosa.

Childes accostò di lato per permettere a un’altra macchina di passare nella direzione contraria. L’autista fece loro un cenno di saluto; quindi riprese il viaggio.

Amy ruppe il silenzio. «Ho parlato con Overoy stamattina, prima degli interrogatori. Si chiedeva se per caso Gabby non fosse come te Jon, una sensitiva.»

«Me lo sono chiesto anch’io. Certo Gabby potrebbe essersi sognata la sua amica, era rimasta così sconvolta. Però con noi ha molto insistito sul fatto di averla proprio vista.»

«Con te e con Fran?»

«Sì.»

«Dove eravate quando Gabby ha gridato, Jon?» Aveva la voce ferma, gli occhi fissavano la strada, ma Childes sentì che nella domanda si celava una nota polemica. «Non ne avevamo accennato prima, ma tu e Fran siete arrivati insieme nella stanza di Gabby, da quanto ho capito.»

«Amy…»

«Voglio saperlo Jon.»

Lui sterzò bruscamente per evitare un ramo sporgente da un cespuglio. «Ho dormito da solo nella stanzetta degli ospiti quella notte.» Sarebbe stato molto più facile mentire, ma non con Amy, non doveva. «Fran era spaventata, ed è venuta da me.»

«Quindi avete dormito insieme?»

«È successo per caso Amy. Senza volerlo, io non volevo. Credimi, è stato solo un caso.»

«Solo perché lei era sconvolta?»

«Fran aveva bisogno di affetto. Ne aveva passate tante quel giorno.»

Diede un’occhiata ad Amy. Piangeva. Childes le prese una mano. «Non significa niente Amy, solo un po’ di conforto, niente di più.»

«Non crederai mica che adesso sia tutto a posto, no?»

«No, ho sbagliato, lo so, e me ne dispiace. Solo non voglio che tu pensi che sia stata una cosa intenzionale…»

«Io non so più cosa pensare. Certo che capisco… siete stati sposati tanti anni. Ma questo non rende meno acuta la ferita.» Liberò la mano dalla sua. «Io credevo che tu amassi me, Jon.»

«Lo sai che è così.» Dentro la testa sentiva crescere una tensione che non aveva nulla a che fare con la discussione con Amy. «Io… io non potevo mandarla via quella sera.»

«Quasi come fare un piacere a un vecchio amico, eh?»

«Sì, proprio così, in un certo senso.»

«Mi auguro che Fran non se ne sia resa conto.»

La strada scendeva diventando più buia. «Non lasciare che questo incrini quello che c’è tra noi Amy.»

«Potrà essere tutto come prima?»

Una sensazione, un formicolio alla nuca, simile a quello che aveva avvertito prima nel parco della scuola, quando aveva visto quel viso alla finestra.

«Non… non è… una cosa importante…» balbettò, le dita sul volante cominciavano ad irrigidirsi. Sentì che le scapole gli si bloccavano.

«Non lo so Jon. Se solo tu me lo avessi detto prima…»

«Ma come facevo, cosa potevo dirti?» Una mano pesante e fredda gli si posò su una spalla uscendo dal buio del sedile posteriore. Ma non c’era niente dietro di lui.

«Amy…»

Vide quegli occhi guardarlo dallo specchietto retrovisore. Occhi malvagi, crudeli. E con un’espressione soddisfatta.