124279.fb2 La pietra della Luna - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 41

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«Tutto questo non sarebbe mai accaduto se non avesse perso la testa per lei» ringhiò Sebire. «Io l’avevo avvertita che avrebbe avuto solo guai da questa storia.»

La moglie intervenne di nuovo. «Adesso basta Paul, Jonathan ha già avuto abbastanza guai oggi. Poi il dottore ci ha detto che non avrà alcuna lesione permanente…»

«Nessuna lesione! Avrebbe potuto rimanere deturpata per il resto della vita, nessuna lesione davvero…»

Poulain lo interruppe. «Non vi saranno segni, niente comunque che non possa essere sistemato con un po’ di chinirgia plastica.»

Childes si massaggiò la schiena, aveva qualche difficoltà a causa del dolore al petto. «Signor Sebire, vorrei dirle quanto mi dispiace…»

«Le dispiace! E crede veramente che questo possa bastare?»

«È stato un incidente, poteva capitare a…». A chiunque? Non riuscì a finire la frase.

«Stia lontano da mia figlia, ha capito? Prima di farle ancora del male!»

«Paul» Vivienne lo prese per un braccio cercando di impedirgli di avanzare su Childes.

«Ti prego Paul,» aggiunse Poulain, «ci sono altri pazienti in questo piano.»

«Quest’uomo non è quello che sembra» disse Sebire indicandolo con la mano protesa. «Io me n’ero accorto subito. Guardate quello che è successo oggi alla scuola.»

«Come puoi dire così?» protestò la moglie. «Lui ha salvato quella bambina!»

«Ma davvero? E chi ha visto cos’è successo veramente? Forse è il contrario, era lui che la voleva ammazzare!»

«Sebire, lei sta dicendo scemenze come al solito» replicò Childes sottovoce.

«Ah sì? Lei è sospettato Childes, non solo da me, ma anche dalla polizia. Non credo che tornerà a far danni al La Roche, o in qualsiasi altra scuola, a far del male a dei poveri bambini innocenti.»

Childes avrebbe voluto picchiare il finanziere, sfogare la frustrazione su qualcuno, su chiunque, e Sebire sarebbe stato l’ideale, per poter restituire il colpo in qualche modo. Ma non aveva più energie. Si voltò e fece per allontanarsi.

Sebire gli afferrò un braccio e lo costrinse a voltarsi. «Mi ha sentito Childes? Lei ha chiuso qui sull’isola, le consiglio di sparire finché è in tempo.»

Childes liberò stancamente il braccio. «Ma vada all’inferno!» gli disse.

Il pugno di Sebire lo colpì alla guancia dove aveva già l’ematoma. Barcollò, colto di sorpresa, un ginocchio gli si piegò a terra. Attorno a lui sentì una confusione di voci, di grida, prima di riprendersi. Ma rimettersi in piedi fu un’impresa stranamente difficile. Qualcuno lo aiutò mettendogli una mano sotto l’ascella. In piedi si sentiva stordito ma la persona al suo fianco lo sorreggeva ancora. Si rese conto che era Overoy e che l’ispettore Robillard tratteneva Sebire impedendogli di aggredirlo ancora.

«Avevi un gran brutto oroscopo stamattina» gli sussurrò Overoy all’orecchio.

Childes riusciva a reggersi in piedi da solo ormai, sebbene non resistesse all’impulso di accasciarsi sul divano vicino. Le gambe sembravano di piombo come se il sangue non vi fluisse più. Vivienne Sebire era accanto al marito, pallida, negli occhi uno sguardo di scuse. Sebire continuava a dimenarsi, ma i suoi sforzi si facevano sempre meno convinti, senza vigore, sembrava aver esaurito la rabbia in quell’unico pugno. E forse anche una traccia di vergogna si nascondeva dietro la sua rabbia.

«Dai Jon, andiamocene» disse Overoy chiamandolo per la prima volta con il suo nome di battesimo. «Usciamo di qui. Hai l’aria di uno che ha bisogno di un buon bicchiere di qualcosa di forte. Offro io.»

«Il signor Childes non è stato ancora visitato» disse ansioso il medico.

«A me sembra che stia benone» rispose il poliziotto tirando la manica di Childes. «Forse un po’ ammaccato ma sopravviverà. Caso mai glielo riporto più tardi.»

«Come crede» disse Poulain, poi si rivolse a Sebire tentando di sdrammatizzare la situazione. «Forse potreste dare un’occhiata a Amy, se promettete di non fare rumore e di non distrurbarla.»

Il finanziere sbatté gli occhi un paio di volte, il viso ancora rosso di rabbia, poi distolse lo sguardo da Childes e annuì con la testa. Robillard io lasciò andare.

«Andiamo!» disse Overoy a Childes. Lui esitò, aprì la bocca per dire qualcosa alla madre di Amy ma non riuscì a trovare le parole giuste. Si incamminò con il poliziotto al fianco.

Una volta nell’ascensore Overoy premette il pulsante e disse: «La guardia che sta con la ragazzina ci ha chiamati per dirci che lei era di nuovo qui in ospedale. Le deve piacere proprio questo posto.»

Childes si appoggiò alla parete con gli occhi chiusi.

«Ci hanno detto che è andato fuori strada.»

«Già» fu tutto quel che Childes riuscì a rispondere.

L’ascensore si fermò dolcemente, la porta scorrevole si aprì per lasciar entrare un inserviente che spingeva una sedia a rotelle. Una donna anziana si contemplava mestamente le mani deformate dall’artrite, e quasi non si accorse degli altri uomini tanto era presa dalla propria malattia. Nessuno parlò fin quando non si riaprì la porta del piano terreno. L’inserviente uscì con la sedia a rotelle ed il suo carico di tristezza, fischiettando allegramente. «Ho preso una macchina in affitto per il fine settimana, possiamo andarcene in un posto tranquillo a chiacchierare» gli disse Overoy, tenendo aperte le porte che già iniziavano a rinchiudersi. «Anche se la sua macchina andasse ancora non credo che lei sarebbe in grado di guidarla. Ehi, siamo arrivati, sa?»

Childes si scosse. «Cosa?»

«Siamo arrivati.»

«Mi scusi.»

«È sicuro di star bene?»

«Sì, sono solo stanco.»

«In che condizioni era la sua macchina?»

«Pessime.»

«Da buttare?»

«Oh, l’aggiusteranno prima o poi.»

«Allora prendiamo la mia.»

«Può portarmi a casa?»

«Certo. Bisogna che parliamo un poco però.»

«Parleremo, sì.»

Lasciarono l’ospedale e trovarono la macchina noleggiata da Overoy nel parcheggio riservato ai medici. Montarono e Childes si accasciò sul sedile con un sospiro di sollievo. Prima di mettere in moto Overoy disse: «Lei sa che devo partire domani sera,» Childes annuì con gli occhi chiusi, «quindi se ha ancora qualcosa da dirmi…»

«Mi ha costretto ad andare fuori strada.»

«Come sarebbe a dire?»

«L’ho visto che mi guardava, Overoy. Era sul sedile posteriore. Ma non c’era veramente!»

«Aspetti un attimo. Lei crede di aver visto qualcuno sul sedile posteriore e questo è il motivo per cui è andato fuori strada?»