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«È tutto finito Jon?» chiese Amy. Con la mano sana gli accarezzò il viso e ripeté: «È veramente finita questa storia?»
Lui annuì, ma la luna dietro la sua testa gli teneva in ombra il viso. Si voltò e guardò Overoy. «Chi era?» chiese all’ispettore. «Come si chiamava?»
«Aveva un falso nome, abbiamo scoperto che lo adoperava da anni. Si faceva chiamare Heckatty!». Per qualche motivo c’era una nota soddisfatta nel tono della sua voce.
Heckatty! Il nome non diceva proprio niente a Childes. Non che se lo aspettasse. Non era nemmeno troppo sicuro di ciò che era accaduto quella notte. Cosa aveva a che fare questo nome così banale con quella battaglia di spiriti? Forse la fusione delle menti era stata soltanto una proiezione della sua follia, un’illusione creata dalla mente depravata di quella donna.
«Illusione!» mormorò ancora una volta e Amy lo guardò senza capire.
«Dio mio!» esclamò una voce sul passaggio pedonale della diga.
Si voltarono in direzione dei due poliziotti che scrutavano un angolo del passaggio illuminandolo con le torce. Uno degli agenti si chinò e sfilandosi qualcosa dalla tasca l’avvicinò all’oggetto biancastro che giaceva in terra. Poi si rialzò e s’incamminò verso il gruppetto di persone in attesa. Il compagno lo seguì a una certa distanza.
Nonostante la luna conferisse a tutti lo stesso colore cereo, si vedeva che l’agente era teso e più pallido del normale. «Non credo che lei debba vedere signorina!» disse ad Amy, coprendo con la mano il sacchetto di plastica in cui teneva l’oggetto.
Curiosi Overoy e Robillard si avvicinarono.
«Ohh…» fece Robillard. Childes lasciò Amy e si avvicinò a sua volta. L’altro poliziotto illuminava con la torcia le mani del collega. Overoy si era voltato con un moto di ribrezzo.
«Bella lotta dev’essere stata» disse a Childes con solidarietà evidente.
L’occhio insanguinato sembrava enorme, troppo grosso per poter essere contenuto in un viso. I filamenti pendevano dal sacchetto e mentre Childes guardava un raggio di luce colpì l’occhio che parve avvampare, per un attimo, una scintilla di luce sembrò riempire il globo tra le mani dell’uomo. A Childes sembrò la fosforescenza bluastra che splendeva nelle profondità delle pietre di luna.
Childes rabbrividì e si volse, respirò profondamente e si schiarì la mente. Passò il braccio attorno alla vita di Amy e l’attirò dolcemente a sé, allontanandosi dal lago inondato di luce argentea.
Nella mente di Childes un punto di domanda. Dove lo avrebbe portato questo potere che ormai sapeva di possedere…?