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«Però! Se la Piprelly sapesse d’avere un’ubriacona a scuola…» commentò lui allungandole il gin and tonic.
Lei fece tremare la mano tenendo il bicchiere mentre se lo portava alle labbra. «La Pip dovrebbe sapere che la metà dei docenti è alcolizzata, e la colpa è sua!»
Childes si mise dall’altro lato del tavolo per poter meglio godere della sua vista. «La nostra direttrice vuole che io faccia più ore a scuola.» L’improvviso sorriso di Amy lo allietò.
«Sarebbe meraviglioso Jon!»
«Mah. Non lo so. Cioè, sarebbe bello vedere te di più, ma quando sono venuto qui avevo deciso di uscire dal solito tran tran, te lo ricordi no?»
«Ma è diverso, questo è un ambiente diverso da quello da cui provenivi.»
«È vero, un altro pianeta addirittura. Io però mi sono abituato al ritmo che ho preso, passeggiate nel pomeriggio, nuotate, pisolini in riva al mare. Finalmente ho tempo per pensare.»
«Qualche volta pensi troppo, secondo me.» Il tono era diverso ora. Lui allontanò lo sguardo. «Le ho detto che ci avrei pensato.»
«Vigliacco!» rispose Amy, la voce nuovamente allegra.
«Mi fa sentire come se avessi dieci anni!» disse, scuotendo la testa.
«Can che abbaia non morde. Però se fossi in te obbedirei.»
«Bell’aiuto mi dai.»
Lei posò il bicchiere. «Vorrei dartelo, tu passi troppo tempo da solo, un impegno maggiore con il college potrebbe essere un bene per te.»
«Lo sai cosa penso degli impegni.»
Lo guardò negli occhi. «Ne hai uno nei confronti di tua figlia.»
Lui sorseggiò la birra. «Senti, cambiamo discorso, è stata una lunga giornata.»
Amy sorrise, ma gli occhi erano percorsi ancora da una sottile preoccupazione. Gli toccò la mano, carezzandogli le dita, mascherò i pensieri dietro una battuta: «La Pip perderebbe la testa se potesse averti a tempo pieno.»
«Mi vuole solo per un altro pomeriggio!»
«Oggi, due giorni e mezzo; domani, l’anima.»
«Ma tu non dovevi farmi coraggio?»
Lei lo guardò maliziosa. «Ti dicevo solo di arrenderti, altri hanno tentato di resistere.» La voce le si incupì minacciosa, lui storse la bocca.
«Curioso, è vero che mi guarda in modo strano da un po’ di tempo.»
«Fa parte del suo voodoo.»
Lui si lasciò andare contro lo schienale. C’era altra gente nel giardino del bar dell’albergo. Tutti approfittavano della bella serata dopo le settimane di pioggerella gelida. Una grossa ape pelosa ondeggiava sopra le azalee vicine, il suo ronzio annunciava i mesi più caldi a venire. Fino a poco tempo prima aveva pensato di aver trovato la pace su quell’isola. Un modo di vita tranquillo, una natura piacevolissima, Amy, la meravigliosa Amy, le sue temporanee solitudini, avevano portato alla sua vita un equilibrio, una sicurezza lontana dal ritmo frenetico e in continua evoluzione dei microchip, dalla carriera in una città folle, da una moglie che una volta aveva amato, ma poi aveva avuto terrore di… ma di cosa? Qualcosa che nessuno dei due aveva compreso.
Poteri psichici! Una maledizione intangibile, incontrollabile.
«Chi è che fa il serio adesso?»
La domanda interruppe i suoi pensieri, e lui la guardò con uno sguardo vuoto.
«Avevi quello sguardo perso che dovrei conoscere bene ormai, non stavi solo sognando ad occhi aperti.»
«Ricordavo…»
«Il passato è passato, meglio lasciarlo perdere, Jon.»
Egli annuì. Non aveva risposte da darsi. E c’era quella sensazione di irrequietezza che lo agitava da quando aveva avuto l’incubo due settimane prima.
Lei posò le braccia sul tavolino. «Ehi, non mi hai ancora dato una risposta.» Sbuffò per l’espressione di sorpresa che vide sul viso di lui. «L’invito a cena, non hai ancora detto se vieni o no.»
«Ho scelta forse?» I cattivi pensieri fugati dal sorriso innocente e malizioso di Amy.
«Certo! Puoi accettare oppure essere deportato. Papà non sopporta le cattive maniere.»
«E conosciamo bene il suo potere sugli affari di stato.»
«Esattamente!»
«Allora verrò.»
«Ma come sei ragionevole!»
«Quanto ha dovuto brigare tua madre?»
«Non molto, lo ha ricattato.»
«È difficile immaginare tuo padre cedere a qualcuno.»
«Non conosci la mamma. All’apparenza può sembrare tutta dolcezza e soavità, ma sotto sotto c’è una vena d’acciaio che qualche volta intimorisce anche me.»
«Per lo meno fa piacere sapere che a lei piaccio.»
«Non direi proprio così, diciamo che non ti è del tutto contraria.»
Lui rise sottovoce. «Mi divertirò da matti a questa cena.»
«Sai, credo che ti trovi misterioso. Uomo cupo ma attraente con un passato oscuro, e così via.»
Childes abbassò lo sguardo sul bicchiere di birra. «È così che lo vede il mio passato?» chiese.
«La incuriosisce e questo la diverte.»
«E il caro paparino?»