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— Sì, è vero — disse Taine.
— La mia mamma diceva sempre che voi Taine siete dei signori, mica come quelli del paese anche se si danno un sacco di arie. Diceva che la tua famiglia è venuta con i primi pionieri. È proprio vero, Hiram?
— Be’, non proprio con i primi, credo, comunque questa casa sta qui da quasi un secolo. Mio padre diceva che in tutti questi anni non c’è mai stata notte in cui non ci fosse un Taine sotto il suo tetto. Sembra che cose come questa contassero molto per mio padre.
— Dev’essere bello — disse pensoso Beasly — avere una sensazione così. Devi essere orgoglioso di questa casa, Hiram.
— Più che orgoglioso è come se ne facessi parte. Non riesco a immaginarmi di vivere in un’altra casa.
Taine si volse al fornello e riempì la teiera. Tornando con la teiera allungò un calcio al fornello, ma non c’era affatto bisogno di prenderlo a calci: la piastra aveva già incominciato a prendere un bagliore rosato.
Due volte di fila, pensò Taine. Le cose vanno meglio!
— Fischi, Hiram — disse Beasly. — Questa è una radio coi fiocchi.
— Non va bene — disse Taine. — È rotta. Non ho avuto il tempo di aggiustarla.
— Mi sembra di no, Hiram. L’ho appena accesa. Comincia a scaldarsi.
— Comincia a… ehi, fammi vedere! — gridò Taine.
Beasly aveva detto la verità. Dalle valvole veniva un leggero ronzio.
Cominciò a sentirsi una voce, che aumentava di volume man mano che l’apparecchio si scaldava.
Parlava con un borbottio senza senso.
— Che razza di parlata è questa? — chiese Beasly.
— Non lo so — disse Taine, ormai sull’orlo del panico.
Prima il televisore, poi la cucina, e adesso la radio!
Girò la manopola e l’indicatore attraversò lentamente il quadrante, invece di ruotare come Taine ricordava, e man mano si attivavano e svanivano le stazioni una dopo l’altra.
Si fermò sulla successiva stazione che riuscì a captare e anche in quella c’era uno strano gergo… e in quell’istante seppe con esattezza che cosa aveva.
Invece di un affare da trentanove dollari e mezzo, aveva lì sul tavolo della cucina un ricevitore di tutte le frequenze, come quelli a cui fanno pubblicità sulle riviste di lusso.
Si raddrizzò e disse a Beasly: — Guarda se riesci a pescare qualcuno che parli inglese. Io vado avanti con le uova.
Accese la seconda piastra e tirò fuori la padella. La mise sul fornello e trovò uova e bacon nel frigorifero.
Beasly trovò una stazione che suonava musica bandistica.
— Che ne dici? — chiese.
— Va bene — rispose Taine.
Dalla camera da letto uscì Towser, stiracchiandosi e sbadigliando. Andò alla porta e fece capire che voleva uscire.
Taine lo lasciò uscire.
— Se fossi in te — disse al cane — la lascerei perdere quella marmotta. Dovrai scavare tutta la foresta.
— Non è dietro una marmotta che sta scavando, Hiram.
— Be’, a un coniglio, allora.
— Neanche a un coniglio. L’ho spiato ieri mentre avrei dovuto battere i tappeti. Ecco perché Abbie si è arrabbiata tanto.
Taine grugnì rompendo le uova nella padella.
— Sono andato a spiare dove era stato Towser. Ho parlato con lui e mi ha detto che non era una marmotta né un coniglio. Ha detto che si trattava di qualcosa d’altro. Mi son messo al lavoro aiutandolo a scavare. Mi sembra che abbia trovato un vecchio serbatoio di non so che tipo, sepolto laggiù nei boschi.
— Towser non disseppellirebbe mai un serbatoio — protestò Taine. — Non si cura di nulla che non siano marmotte e conigli.
— Lavora sul serio — insistette Beasly. — Sembrava eccitato.
— Forse la marmotta ha scavato la sua tana proprio sotto il serbatoio, o qualunque cosa possa essere.
— Forse sì — convenne Beasly. Si era ancora gingillato con la radio e aveva pescato un programma di dischi piuttosto terribile.
Taine trasferì nei piatti le uova col bacon e le portò in tavola. Versò due grandi tazze di caffè e incominciò a imburrare il pane tostato.
— Buttati — disse a Beasly.
— È gentile da parte tua, Hiram, prendermi così. Resterò solo il tempo necessario a trovare un lavoro.
— Be’, non è che abbia detto…
— Certe volte — disse Beasly — quando mi metto a pensare che non ho mai avuto un amico, allora mi viene in mente la tua mamma, com’era gentile con me e tutte…
— Oh, va bene — disse Taine.
Sapeva riconoscere quando lo sopraffacevano.
Portò in tavola il pane tostato e una tazza di marmellata, sedette e incominciò a mangiare.
— Forse ti potrei aiutare in qualcosa — suggerì Beasly, adoperando il dorso della mano per pulirsi l’uovo dal mento.
— Ho in strada un sacco di mobili. Mi farebbe comodo un uomo che mi aiutasse a portarli giù nello scantinato.
— Sarei contento di farlo — disse Beasly. — Sono bravo e forte. Non m’importa affatto di lavorare. Quello che non mi piace è la gente che mi dà addosso.
Finirono la colazione, poi portarono i mobili nello scantinato. Ebbero qualche difficoltà con il Governatore Winthrop che era una cosa molto voluminosa da maneggiare.