124338.fb2 Laia grande - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 6

Laia grande - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 6

Quando l’ebbero scaricato, Taine si fermò a guardarlo. L’uomo, si disse, che aveva dato una mano di vernice su quel bel legno di ciliegio si era preso una bella responsabilità.

Disse a Beasly: — Dobbiamo rimuovere la vernice da quella roba, e dobbiamo farlo con cautela. Adopera un solvente e uno straccio avvolto intorno a una spatola, girandola pian piano. Vuoi provare?

— Sì, certo. Di’ Hiram, cosa abbiamo per pranzo?

— Non lo so — disse Taine. — Metterò insieme qualcosa. Non dirmi che hai fame.

— Be’, è stato un lavoro un po’ duro portare quaggiù tutta quella roba.

— Ci sono dei biscotti in cucina, nella scatola sullo scaffale — disse Taine. — Vai e serviti.

Mentre Beasly saliva le scale, Taine fece un lento giro dello scantinato. Notò che il soffitto era ancora intatto. Non sembrava che ci fosse nient’altro in disordine.

Forse il televisore, la cucina e la radio, pensò, rappresentano la loro maniera di pagarmi l’affitto. E se la situazione era quella, si disse, chiunque fossero sarebbe stato più che contento di lasciarli rimanere.

Si guardò ancora un po’ intorno e non riuscì a trovare nulla che non andasse.

Risalì le scale e chiamò Beasly in cucina.

— Vieni nel garage, dove tengo la vernice. Cercheremo del solvente e ti insegnerò come usarlo.

Con una scorta di biscotti serrata in mano Beasly gli trotterellò dietro volenteroso.

Mentre giravano l’angolo della casa udirono l’abbaiare smorzato di Towser. Nell’ascoltarlo sembrò a Taine che stesse diventando più fievole.

Tre giorni, pensò… o erano quattro?

— Se non facciamo qualcosa — disse — quello stupido cane si consumerà.

Andò in garage e ne uscì con due pale e un piccone.

— Andiamo — disse a Beasly. — Non avremo più pace se non la faremo finita.

Towser aveva fatto uno stupendo lavoro di scavo. Era quasi completamente fuori di vista. Dal buco che aveva scavato nel suolo della foresta emergeva soltanto la punta della sua coda considerevolmente infangata.

Beasly aveva ragione per la cosa che assomigliava a un serbatoio. Se ne vedeva un’estremità sporgere dalla parete del buco.

Towser uscì rinculando e sedette con pesantezza, coi baffi che colavano argilla e la lingua penzoloni.

— Dice che è anche ora che ci facessimo vivi — disse Beasly.

Taine andò dall’altra parte del buco e si inginocchiò. Allungò una mano per togliere lo sporco dal lato sporgente del serbatoio. L’argilla era refrattaria a venir via, ma al tatto il serbatoio era di metallo pesante.

Taine raccolse una pala con cui grattò il serbatoio. Il serbatoio risuonò.

Si misero al lavoro, spalando quel mezzo metro di suolo superficiale che giaceva sull’oggetto. Era un lavoro duro, la cosa era più grande di quanto non avessero pensato e ci volle un po’ di tempo per metterla alla luce, anche approssimativamente.

— Ho fame — si lamentò Beasly.

Taine gettò un’occhiata all’orologio. Era quasi l’una.

— Fa’ una corsa fino a casa — disse a Beasly. — Troverai qualcosa nel frigorifero e c’è del latte da bere.

— E tu, Hiram? Non hai fame?

— Puoi portarmi un panino e vedere se riesci a trovarmi una cazzuola.

— Per che cosa vuoi una cazzuola?

— Voglio grattar via lo sporco da quest’affare e vedere cos’è.

Si accovacciò vicino alla cosa che avevano dissotterrato e osservò Beasly sparire tra gli alberi.

— Towser — disse — questo è l’animale più strano che tu abbia mai cacciato sotto terra.

È meglio che uno ci scherzi sopra, si disse, almeno per tenere lontano la paura.

Naturalmente Beasly non era spaventato. Beasly non aveva il buonsenso di aver paura di una cosa del genere.

Larga tre metri e mezzo, lunga sei e ovale di forma. Circa le dimensioni, pensò, di un ampio soggiorno. E a Willow Bend non c’era mai stato un serbatoio di quella forma e di quelle dimensioni.

Tirò fuori di tasca il coltello a serramanico e grattò lo sporco da un punto della superficie della cosa.

Ne ripulì qualche centimetro quadrato e un metallo del genere non l’aveva mai visto. Aveva tutta l’apparenza di vetro.

Continuò a grattare lo sporco finché ebbe pulito una zona grande un palmo.

Non era metallo. Quasi l’avrebbe giurato. Sembrava vetro annebbiato… come le coppe e i bicchieri opalini per cui stava sempre sul chi vive. C’era un mucchio di gente che ne era pazza e pagava delle belle cifre.

Chiuse il coltello e se lo rimise in tasca e si accovacciò, guardando la forma ovale che Towser aveva scoperto.

E la convinzione cresceva: qualunque cosa fosse venuta a vivere con lui, senza dubbio era giunta con questo mezzo.

Dallo spazio o dal tempo, pensò, e fu sorpreso d’averlo pensato, perché non aveva mai pensato prima una cosa del genere.

Raccolse la pala e ricominciò a scavare, questa volta verso il basso, seguendo il lato curvo di questa cosa estranea che giaceva dentro il terreno.

Scavando rimuginava. Che cosa avrebbe dovuto raccontare… o non doveva raccontare niente? Forse la politica migliore sarebbe stata di riseppellire la cosa e non farne parola con essere vivente.

Beasly naturalmente ne avrebbe parlato. Ma nel paese nessuno prestava attenzione a quello che Beasly diceva. Chiunque sapeva a Willow Bend che Beasly era scemo.

Infine Beasly ritornò. Aveva tre panini confezionati con mano inesperta e avvolti in un vecchio giornale e una bottiglia da un quarto quasi piena di latte.

— Certo che ci hai messo tutto il tempo che volevi — disse Taine, un po’ irritato.

— Sono stato occupato — spiegò Beasly.

— Occupato a far che?