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Sei mesi più tardi, ero di fronte a un’antico portale di pietra intagliata, chiedendomi cosa diavolo stessi facendo.
Il viaggio verso Draco, avendo come soli compagni dei Drac nell’ultimo tratto, mi aveva dimostrato la verità delle parole di Namvaac: «Spesso la pace non è che una guerra senza battaglie.» I trattati, sulla carta, mi davano il diritto di andare sul pianeta, ma i maghi della burocrazia Drac avevano perfezionato l’arte di tirare per le lunghe molto prima che il primo uomo venisse lanciato nello spazio. Furono necessarie minacce e bustarelle, lunghi giorni passati a riempire moduli, interminabili controlli sanitari e doganali, altri moduli da compilare e ricompilare, altre bustarelle, e poi giorni e giorni di attesa…
Sulla nave passavo la maggior parte del tempo nella mia cabina, ma dal momento che i camerieri Drac si rifiutavano di servirmi, dovevo andare nella sala comune per mangiare. Sedevo da solo, ascoltando i commenti che facevano su di me gli altri passeggeri. Avevo deciso che la cosa più semplice era fingere di non capire quello che dicevano. Nessuno pensa che un umano parli Drac.
— Ma dobbiamo mangiare insieme a quello schifoso Irkmaan?
— Guarda che pelle pallida e pustolosa! E quei peli puzzolenti che ha in testa. Bah! Che puzza!
Strinsi i denti e tenni gli occhi fissi sul piatto.
— È una cosa da far impallidire il Talman che le leggi dell’universo siano così corrotte da aver prodotto una creatura simile!
Mi voltai e fissai i tre drac seduti al tavolo vicino. In Drac, dissi: — Se i tuoi antenati avessero insegnato ai kiz del villaggio ad usare i contraccettivi, ora tu non esisteresti neppure. — Tornai al mio piatto, mentre i due primi Drac costringevano con la forza il terzo a restare seduto.
Una volta su Draco, non fu un problema trovare la residenza della famiglia Jeriba. Il problema fu entrare. La proprietà era circondata da un alto muro di pietra; attraverso la cancellata potevo scorgere la grande casa che Jerry mi aveva descritto. Dissi alla guardia che volevo vedere Jeriba Zammis. La guardia mi fissò, poi entrò in un’alcova a fianco della porta. Dopo pochi momenti, dalla casa uscì un altro Drac e attraversò il prato verso il cancello. Rivolse un cenno con la testa alla guardia, poi mi fissò. Era il ritratto di Jerry.
— Siete voi l’Irkmaan che ha chiesto di vedere Jeriba Zammis?
Annuii. — Zammis deve avervi parlato di me. Sono Willis Davidge.
Il Drac mi studiò. — Io sono Estone Nev, il fratello di Jeriba Shigan. Il mio genitore, Jeriba Gothig, desidera vedervi. — Il Drac si voltò di scatto e si avviò verso la casa. Lo seguii, eccitato all’idea di rivedere Zammis. Non prestai molta attenzione all’ambiente, finché non venni introdotto in una grande stanza con il soffitto a volta. Jerry mi aveva detto che la casa aveva quattrocento anni. Non avevo difficoltà a crederlo. Quando entrai, un altro Drac si alzò e venne verso di me. Era vecchio, ma lo riconobbi.
— Voi siete Gothig, il genitore di Shigan.
Gli occhi gialli mi fissarono. — E voi chi siete, Irkmaan? — Mi porse una mano rugosa. — Cosa sapete di Jeriba Zammis, e perché parlate Drac con lo stile e l’accento di mio figlio Shigan? Cosa volete?
— Parlo Drac in questa maniera perché così Jeriba Shigan mi ha insegnato.
Il vecchio piegò la testa di fianco e strinse gli occhi. — Conoscevate mio figlio? E come?
— Non ve l’ha detto la commissione di esplorazione?
— Mi è stato comunicato che mio figlio Shigan era morto nella battaglia di Fyrine IV. Questo è stato più di sei dei nostri anni fa. A che gioco state giocando, Irkmaan?
Mi voltai verso Nev. Il Drac più giovane mi stava guardando con la stessa espressione sospettosa. Mi rivolsi a Gothig. — Shigan non è stato ucciso in battaglia. Siamo naufragati insieme sulla superficie di Fyrine IV, e lì abbiamo vissuto per un anno locale. Shigan è morto dando alla luce Jeriba Zammis. Un anno più tardi la commissione congiunta di esplorazione ci ha trovati e…
— Basta! Non voglio più saperne di questo Irkmaan! Siete qui per ottenere denaro? Volete usare la mia influenza per ottenere facilitazioni commerciali… Cosa volete?
Aggrottai le ciglia. — Dov’è Zammis?
Lacrime di rabbia bagnarono gli occhi di Gothig. — Non esiste nessun Zammis, Irkmaan! La famiglia Jeriba è finita con la morte di Shigan!
Spalancai gli occhi e scossi la testa. — Non è vero. Io lo so bene. Mi sono preso cura di Zammis. Non ve l’ha detto la commissione?
— Ditemi cosa volete, Irkmaan. Non ho tempo da perdere.
Fissai il vecchio Drac. Gothig non aveva ricevuto notizie dalla commissione. Le autorità Drac si erano prese Zammis, e il ragazzo era svanito nel nulla. Nessuno aveva detto niente a Gothig. Perché? — Io sono stato insieme a Shigan, Gothig. È così che ho imparato la vostra lingua. Quando Shigan è morto, dando alla luce Zammis, ho…
— Irkmaan, se non mi dite chiaramente quali sono le vostre intenzioni, vi farò buttare fuori da Nev. Shigan è morto nella battaglia di Fyrine IV. La flotta Drac ce ne ha dato notizie qualche giorno più tardi.
— Va bene, Gothig. Allora ditemi come faccio a conoscere la genealogia Jeriba. Volete che ve la reciti?
Gothig sbuffò. — Dite di conoscere la genealogia Jeriba?
— Sì.
— Allora recitatela.
Tirai un respiro e cominciai. Quando raggiunsi la centosettantatreesima generazione, Gothig si inginocchiò sul pavimento vicino a Nev. I due Drac rimasero così per tutte le tre ore della recitazione. Quando ebbi finito, Gothig chinò la testa e pianse. — Sì, Irkmaan, sì. Devi aver conosciuto Shigan. Sì. — Il vecchio Drac mi fissò, con gli occhi pieni di speranza. — E voi dite che Shigan ha continuato la famiglia? Che Zammis è nato?
Annuii. — Non so perché la commissione non vi abbia avvisato.
Gothig si alzò. — Lo scopriremo, Irkmaan… come vi chiamate?
— Davidge. Willis Davidge.
— Lo scopriremo, Davidge.
Gothig mi diede alloggio nella sua casa, e questa fu una fortuna, perché mi erano restati poco più di un migliaio di crediti. Dopo molte ricerche, Gothig mandò me e Nev alla Camera Centrale di Sendievu, la capitale di Draco. Scoprii che la famiglia Jeriba era piuttosto influente: le formalità burocratiche vennero ridotte al minimo. Alla fine fummo ricevuti dal rappresentante della Commissione Congiunta, un Drac che rispondeva al nome di Jozzdn Vrule. Alzò gli occhi dalla lettera che Gothig mi aveva dato e aggrottò le sopracciglia.
— Dove ve la siete procurata, Irkmaan?
— Non c’è la firma?
Il Drac guardò la lettera, poi ancora me. — La famiglia Jeriba è una delle più illustri di Draco. Avete detto che questa lettera vi è stata data da Jeriba Gothig?
— Sono sicuro di averlo detto: mi sono accorto di aver mosso le labbra…
Intervenne Nev. — Voi avete le informazioni sulla missione di Fyrine IV. Vogliamo sapere cosa è successo a Jeriba Zammis.
Jozzdn Vrule tornò a guardare la lettera. — Estone Nev, voi siete il fondatore della vostra famiglia, non è vero?
— È così.
— Volete coprire di vergogna la vostra famiglia? Perché siete con questo Irkmaan?
Nev strinse le labbra e incrociò le braccia. — Jozzdn Vrule, se intendete, in un futuro prevedibile, continuare a circolare su questo pianeta come un essere libero, forse vi converrà smettere di muovere la bocca e cominciare a cercare Jeriba Zammis.
Jozzdn Vrule abbassò gli occhi, si studiò le dita, poi restituì lo sguardo a Nev. — Molto bene, Estone Nev. Mi minacciate se non vi dico la verità. Credo che scoprirete che la verità è la minaccia più grande. — Scrisse qualcosa su un pezzo di carta, poi lo porse a Nev. — Troverete Jeriba Zammis a questo indirizzo, e maledirete il giorno in cui ve l’ho dato.
Entrammo nel manicomio con un senso di nausea. Attorno a noi, vedevamo Drac con occhi ebeti, che urlavano, sbavavano, o si comportavano come animali. Gothig ci raggiunse quando eravamo già arrivati. Il direttore del manicomio mi lanciò un’occhiataccia e scosse la testa rivolto a Gothig. Al di là di questa stanza non vi è altro che dolore e pena. — Gothig prese il direttore per il bavero del camice. — Stammi a sentire, insetto: se Jeriba Zammis si trova fra queste mura, fammelo vedere! Altrimenti ti schiaccerò con tutta la forza della famiglia Jeriba!
Il direttore storse le labbra, poi annuì. — Va bene, va bene, arrogante Kazzmidth! Abbiamo cercato di proteggere la reputazione dei Jeriba. Abbiamo cercato! Adesso vedrete da voi. — Il direttore scosse la testa e strinse le labbra. — Sì, lo vedrete da voi. — Scrisse qualcosa su un pezzo di carta e lo diede a Nev. — Dandovi questo, io perderò il posto, ma prendetelo! Prendetelo, e andate a vedere l’essere che voi chiamate Jeriba Zammis. Andate a vederlo e piangete!
Jeriba Zammis sedeva su una panchina di pietra, fra gli alberi, gli occhi fissi a terra. Non sbatteva mai le palpebre, e teneva le mani immobili. Gothig mi guardò aggrottando le ciglia, ma io pensavo solo a Zammis. Mi avvicinai. — Zammis, mi riconosci?