124959.fb2 Mio caro nemico - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 3

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Jerry sorrise, poi si alzò ed entrò nel nostro riparo. Dopo un attimo ritornò e gettò a terra ai miei piedi una sbarra di metallo lunga due metri. Era quella che aveva usato per legarmi le mani.

— Io so, Davidge.

Alzai le sopracciglia e mi strinsi nelle spalle. — Di cosa stai parlando? Non l’hai presa nella tua capsula?

— Ne, Irkmaan.

Mi chinai e raccolsi la sbarra. Non presentava tracce di corrosione, e ad una delle estremità c’erano dei numeri in cifre arabe: il numero del pezzo. Sentii un’ondata di speranza, ma questa svanì subito, quando mi resi conto che si trattava di un numero civile. Gettai la sbarra sulla sabbia. — Non possiamo sapere da quanto tempo si trovi qui, Jerry. Si tratta di un numero civile, e nessuna spedizione civile è più arrivata in questa parte della galassia dallo scoppio della guerra. Potrebbe essere stata lasciata da una vecchia spedizione di inseminazione o di esplorazione…

Il Drac mosse la sbarra con la punta del piede. — Nuova, gavey?

Lo guardai. — Tu gavey l’acciaio inossidabile?

Jerry sbuffò e si voltò verso il riparo. — Io resto, nasesay resta; dove vuoi, tu va, Davidge!

Con il nero della lunga notte che si stava chiudendo sopra di noi, il vento aveva preso velocità, e ululava attraverso le fessure del muro. Il tetto di plastica sbatteva, veniva risucchiato dentro e fuori con tale violenza che minacciava di lacerarsi o di volarsene via. Jerry sedeva sulla sabbia, con la schiena appoggiata alla nasesay, come per mettere in chiaro che lui e la capsula non si muovevano, anche se la furia crescente del mare sembrava dargli torto.

— Mare brutto ora è, Davidge, ne?

— È troppo buio per vedere, ma questo vento… — Alzai le spalle, più per me stesso che per il Drac, dal momento che l’unica cosa visibile nel riparo era la luce pallida che filtrava dal soffitto. Da un minuto all’altro potevamo essere spazzati via dall’isola. — Jerry, ti stai comportando come uno stupido per quella sbarra, e lo sai.

— Surda. — Il Drac aveva un’aria dispiaciuta, quasi desolata.

— Ess?

— Ess eh «Surda»?

— Ae.

Jerry rimase in silenzio per un momento. — Davidge, gavey «non certo non è»?

Ci pensai un momento. — Vuoi dire: «forse», «magari», «può darsi»?

— Ae, Forsemagaripuòdarsi. Flotta dracon ha navi Irkmaan. Prima di guerra comprare: dopo guerra catturare. Forsemagaripuòdarsi sbarra è di dracon.

— Perciò, se c’è una base segreta su quella grossa isola, surda è una base draconiana?

— Forsemagaripuòdarsi, Davidge.

— Vuoi dire che intendi provarci, Jerry? Con la nasesay?

— Ne.

— Ne? E perché, Jerry? Se ci fosse una base Drac…

— Ne! Ne parlare! — La voce del Drac era strozzata.

— E invece sì, che parliamo, Jerry! Se devo crepare su quest’isola, ho il diritto di sapere il perché.

Per un po’ il Drac restò in silenzio. — Davidge.

— Ess?

— Nasesay, tu prendi. Metà razioni lasci. Io resto.

Scossi la testa per schiarirmela. — Vuoi che prenda la capsula da solo?

— Quello è che vuoi, ne?

— Ae, ma perché? Lo sai anche tu che non verranno a prenderci. Che c’è? Hai paura dell’acqua? Se è così, sarà meglio…

— Davidge, bocca chiudi. Nasesay prendi. Me non hai bisogno, gavey?

Annuii nel buio. Potevo prendermi la capsula. E cosa me ne facevo di un Drac dalla testa dura… soprattutto dal momento che la nostra tregua poteva spirare da un istante all’altro? La risposta mi fece sentire un po’ sciocco… e umano. Ma forse è la stessa cosa. Il Drac era l’unica cosa che mi separava dalla più completa solitudine. Però c’era anche il piccolo problema di sopravvivere. — È meglio andare insieme, Jerry.

— Perché?

Mi sentii arrossire. Se gli uomini hanno così bisogno di compagnia, perché si vergognano tanto ad ammetterlo? — Avremo più probabilità di cavarcela.

— Solo, tue possibilità meglio sono, Davidge. Io tuo nemico sono.

Annuii ancora e feci una smorfia nel buio. — Jerry, tu gavey «solitudine»?

— Ne gavey.

— Essere solo, senza nessuno.

— Gavey sei solo. Prendi nasesay; io resto.

— Appunto… vedi, viga, non voglio.

— Vuoi andare insieme noi? — Nel buio si sentì una risata gorgogliante. — Dracon a te piace? Morto ti piace, Irkmaan. — Jerry ridacchiò ancora. — Irkmaan poorzhab in testa, poorzhab.

— Lascia perdere! — Mi lasciai scivolare in terra e mi rannicchiai con la testa dalla parte del Drac. Il vento sembrava essersi un po’ placato, e chiusi gli occhi per cercare di dormire. Dopo un po’, gli schiocchi del tetto di plastica si confusero con i fischi e gli ululati del vento, e mi sentii scivolare nel sonno. Spalancai di colpo gli occhi al suono di passi che si avvicinavano. Tesi i muscoli, pronto a scattare.

— Davidge? — La voce di Jerry era molto calma.

— Cosa c’è?

Sentii il Drac sedersi vicino a me.

— Tua solitudine, Davidge. Difficile parlare di questa, ne?

— E allora? — Il Drac farfugliò qualcosa che si perse nel vento. — Come? — Mi voltai e vidi Jerry che sbirciava da una fessura nel muro.

— Perché resto. Ora dico te, ne?

Alzai le spalle.