125204.fb2 Nessuna tregua con i re - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 9

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“Del resto, se riusciremo a far funzionare questo nuovo piano, potremo avere la meglio nel giro di un mese.”

Tacque per un istante, aspettando le previste reazioni, poi riprese.

— Questo progetto è stato realizzato al Quartier Generale con la collaborazione degli Espisti di San Francisco alcune settimane fa. Ecco perché siamo diretti a Nord… — Aspettò che si placasse il brusio provocato da quelle parole. — È vero che l’Ordine Espista si mantiene sempre su una posizione di neutralità nelle questioni politiche, ma è anche vero che si deve difendere quando viene attaccato. E certamente sarete informati dell’azione compiuta dai ribelli. Hanno occupato la Comunità della Valle di Napa e hanno iniziato a spargere voci tendenziose sull’Ordine. Vorrebbe andare avanti lei, Filosofo Woodworth?

L’uomo con l’abito azzurro fece un cenno d’assenso con il capo e iniziò a spiegare impassibile.

— Siamo ben attrezzati per scoprire questo genere di cose… abbiamo una specie di spionaggio nostro. Grazie a esso posso darvi informazioni precise sull’accaduto. St. Helena è stata assalita mentre la maggior parte dei fedeli era andata ad aiutare la comunità che sta nascendo nel Montana. — Come hanno fatto a spostarsi tanto in fretta?, si domandò Danielis. Hanno un sistema di teletrasporto o cos’altro? — Non so dirvi se i nemici ne fossero al corrente o se è stato solo un caso fortuito. Comunque, quando i pochi fedeli rimasti hanno cercato di farli andare via hanno iniziato a combattere e gli adepti sono stati uccisi prima ancora di poter reagire. — Sorrise. — Non siamo immortali, se non come lo è qualsiasi cosa vivente, e non siamo neanche infallibili, perciò adesso St. Helena è occupata. Non abbiamo intenzione di agire subito, perché ci andrebbero di mezzo troppi membri della comunità.

“In quanto alle dicerie che il nemico si affanna a spargere, be’, credo che se mi capitasse un’occasione del genere farei esattamente lo stesso. Lo sanno tutti che un adepto riesce a fare delle cose che non sono permesse a nessun altro, e le truppe che sanno di avere agito male temono la nostra vendetta sovrannaturale. Voi non siete degli stupidi, perciò sapete bene che non facciamo niente di soprannaturale: sappiamo solo usare i poteri che sono nascosti nella maggior parte di noi. Vi è anche noto che l’Ordine non crede nella necessità della vendetta, ma i soldati non la pensano così e sono gli ufficiali che devono rassicurarli in qualunque modo. A tale scopo creano un falso strumento e sostengono che gli adepti se ne servono… Tecnologia avanzata, certo, ma sempre macchinari che si possono mettere fuori uso, avendone il coraggio. Ed è esattamente quello che è successo.

“Nonostante tutto siamo di fronte a una minaccia per l’Ordine, e non possiamo neanche lasciare impunita un’aggressione contro i nostri fedeli. Ecco il motivo per cui gli Espisti hanno deciso di schierarsi dalla vostra parte. Questa guerra deve finire in fretta.”

Tutti tirarono un sospiro e qualcuno imprecò per l’entusiasmo. Danielis sentì i capelli drizzarglisi in testa, Perez chiese la parola.

— Calmatevi, per favore — disse. — Gli adepti non sono intenzionati a far saltare per aria i vostri avversari. La loro è stata una decisione molto sofferta. So che… uhm… che lo sviluppo individuale degli Espisti subirà un regresso di diversi anni a causa di questo. È un sacrificio immenso quello che fanno.

“Il loro Statuto prevede che possano usufruire della psionica per proteggere una comunità aggredita. Un attacco contro San Francisco sarà ritenuto un atto contro la Centrale, il loro Quartier Generale mondiale.”

Quando finalmente capì cosa stava per succedere, Danielis si sentì come accecare. Faticò addirittura a sentire Perez che continuava a parlare, freddo e attento ai dettagli.

— Guardiamo la situazione strategica. Il nemico ha occupato più di metà della California, l’Oregon, l’Idaho e gran parte dello stato di Washington. Noi possiamo usufruire solo di un accesso a San Francisco. Non ce lo hanno ancora bloccato perché le truppe che abbiamo spostato dal Nord sono molto forti e difendono bene la città. Per ora i nostri avversari stanno ottenendo una vittoria dietro l’altra e non se la sentono di correre un simile rischio.

“Non hanno neppure la minima speranza di successo. Pudget Sound e i porti meridionali della California sono ancora nelle nostre mani e grazie alle navi disponiamo di abbondanti viveri e munizioni. La loro potenza navale è molto limitata e si basa soprattutto sulle golette dei padroni della costa che agiscono al largo di Portland. Potrebbero avere la meglio su qualche nostro convoglio, ma non gli conviene attaccarci perché sanno che ne arriverebbero presto degli altri meglio scortati. Non possono neanche entrare nella baia, perché su entrambi i lati del Golden Gate sono installati missili e artiglierie. L’unica cosa che possono fare è mantenere i contatti via mare con le Hawai e l’Alaska.

“Il loro obiettivo finale è naturalmente San Francisco, sede del governo e dell’industria, il cuore della nazione.

“Ecco allora il nostro piano. Dovremo tenere occupato il Comando della Sierra e i suoi ausiliari e lo faremo attaccando San José. È logico: se ci riuscissimo, le forze nemiche in California verrebbero tagliate in due. Anzi, un attacco da parte nostra è nelle loro previsioni e hanno già iniziato a radunare gli uomini.

“Non vinceremo. Li terremo impegnati e verremo respinti. Sarà questa la parte più difficile: fare finta di avere subito una sconfitta irreparabile e riuscire a convincerne i nostri soldati pur mantenendo l’ordine. Tutti i dettagli dovranno essere previsti.

“Arretreremo verso la penisola a Nord, verso Frisco e verremo inseguiti. Penseranno che sia giunta la grande occasione di distruggerci e di prendere la città.

“Una volta che si saranno inoltrati nella penisola, con l’Oceano sulla sinistra e la Baia sulla destra, li attaccheremo alle spalle e gli Espisti ci aiuteranno. I nostri avversari rimarranno bloccati tra noi e i difensori della capitale.

“Finiremo il lavoro iniziato dagli adepti e del Comando della Sierra non rimarranno che poche guarnigioni. A quel punto la guerra diventerà una semplice operazione di rastrellamento.

“È una strategia geniale, e proprio per questo difficile da portare a termine. Siete pronti?”

Danielis non riuscì a gridare insieme agli altri. Pensava intensamente a Laura.

A Nord e sulla destra si udiva di tanto in tanto il cannone o il tambureggiare dei fucili. Un sottile strato di fumo copriva l’erba e le querce mosse dal vento che crescevano sulle colline. In basso, vicino al mare, si avvertivano solo la risacca e la brezza che faceva sibilare la sabbia delle dune.

Mackenzie procedeva a cavallo lungo la spiaggia, dove si poteva avere un’ampia visuale. La maggior parte delle sue truppe avanzava nel desolato entroterra, dove il terreno era accidentato e i boschi e i ruderi di antiche case allungavano e complicavano il tragitto. C’era stato un tempo, prima della Bomba Infernale, in cui quelle zone erano molto popolate. Adesso, i pochi rimasti non riuscivano neanche a sfamarsi tanto il terreno si era impoverito. Pareva che non ci fossero neppure i nemici.

I Sassi Rotolanti non avevano certo avuto quell’incarico per questo. Non avrebbero avuto alcuna difficoltà ad attaccare il nemico al centro, come le unità che vi erano stanziate e respingevano gli avversari verso San Francisco. Già diverse volte erano stati decimati quando, vicino a Calistoga, avevano cercato di mandare via dalla California settentrionale i seguaci di Fallon. Avevano agito tanto bene che ora per mantenere lo status quo bastava un minimo contingente. Il Comando della Sierra quasi al completo si era riunito a Modesto, dove si era scontrato con le forze nemiche dirette a Nord obbligandole a retrocedere verso San José. Ancora uno o due giorni di cammino e sarebbero arrivati in vista della città bianca.

Certamente troveremo una forte resistenza, pensò Mackenzie, a causa della guarnigione di rinforzo. La dovremo bombardare e forse dovremo conquistarci la città una strada dopo l’altra. Laura, bambina mia, sarai ancora viva alla fine di tutto questo?

Può anche andare diversamente. Magari il mio piano funzionerà e la vittoria sarà facile… che brutta parola “forse”!

Mackenzie batté le mani. Pareva un colpo di pistola.

Speyer lo guardò. La sua famiglia era al sicuro, era persino andato a trovarla sul Monte Lassen dopo la campagna nel Nord.

— È difficile — disse.

— È difficile per tutti — rispose Mackenzie pieno di collera. — È una sporca guerra.

Speyer alzò le spalle.

— Non è poi così diversa dalle altre, a parte il fatto che combattiamo contro nostri connazionali.

— Sai perfettamente che a me non è mai piaciuta nessuna guerra, qualunque fosse il luogo di combattimento.

— E a quale persona sana di mente potrebbe piacere?

— Ti avviserò, quando mi verrà voglia di ascoltare una predica.

— Scusa — disse Speyer.

— Scusami anche tu — disse a sua volta Mackenzie subito pentito. — Ho i nervi a fior di pelle. Accidenti! Forse starei meglio se dovessimo entrare in azione.

— Non ci sarebbe da stupirsi se accadesse davvero. Questa faccenda non mi quadra per niente.

Mackenzie si voltò a guardare. L’orizzonte destro era chiuso dalle colline dietro le quali si innalzava la bassa e massiccia catena di San Bruno. Distingueva, sparse qua e là, le sue squadre a piedi e a cavallo. In alto volava un aereo. Ma i nascondigli erano innumerevoli e da un momento all’altro poteva succedere di tutto… anche se sarebbe stata comunque una cosa limitata e con poche perdite. Però ognuna di quelle “poche perdite” era un uomo che se ne andava, lasciando donne e bambini nella disperazione, oppure era un uomo con un moncherino al posto del braccio, o con il viso deformato da una scarica… non era degno di un soldato fare certe riflessioni.

Per distrarsi, Mackenzie guardò verso sinistra. L’oceano rotolava in luccicanti ondate grigioverdi che si gonfiavano e si infrangevano ruggendo contro le rocce bianche vicine alla riva. Si avvertiva nell’aria l’odore del sale e delle alghe. Qualche gabbiano lanciava i suoi acuti gridi sopra la sabbia abbagliante. Non c’era una vela né un filo di fumo… solo il vuoto. Le navi che partivano da Puget Sound per San Francisco e quelle agili e rapide dei padroni della costa erano molto al di là dell’orizzonte.

Doveva essere così. Forse le cose stavano prendendo la giusta piega. L’unica cosa che si poteva fare era sperare… e tentare. Era stata un’idea sua… James Mackenzie l’aveva esposta alla conferenza indetta dal generale Cruikshank nell’intervallo tra la battaglia di Mariposa e quella di San José. Era lo stesso James Mackenzie che aveva proposto che il Comando della Sierra scendesse dalle montagne e rivelasse a tutti l’inganno degli Espisti… era anche lo stesso James Mackenzie che era riuscito a nascondere ai suoi uomini il mistero celato dietro a quell’inganno. Sarebbe passato alla storia quel colonnello e per almeno mezzo millennio avrebbero cantato di lui.

Ma lui non la vedeva così. Non si reputava più intelligente degli altri e adesso per di più era prostrato dalla fatica e preoccupato per la sorte della figlia. Anche la paura di rimanere ferito lo perseguitava e spesso non riusciva a prendere sonno senza aver bevuto molto. Era perfettamente rasato, da buon ufficiale, ma era consapevole che senza il suo attendente che lo teneva in ordine sarebbe andato in giro irsuto come un qualsiasi soldato. Sotto l’uniforme ormai consunta il suo corpo puzzava e prudeva. Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere un po’ di tabacco, ma c’erano stati dei problemi con il servizio di approvvigionamento e dovevano ritenersi già contenti di avere qualcosa da mettere sotto i denti. Le sue vittorie erano state ottenute nella confusione più totale… di solito avanzava così, stancamente e con l’unico desiderio che finisse tutto al più presto. Prima o poi il suo corpo avrebbe ceduto. Si sentiva già andare a pezzi: aveva l’artrite, il respiro affannoso ed era soggetto a improvvisi colpi di sonno. Sarebbe morto come un qualsiasi straccio d’uomo. Un eroe lui! Che pagliacciata!

A fatica si concentrò sul presente. Alle sue spalle il grosso del reggimento seguiva l’artiglieria lungo la spiaggia: un migliaio di uomini con cannoni motorizzati, carri tirati da muli, qualche camion e una preziosa auto blindata. Formavano una massa scura, sovrastata dagli elmetti, sparpagliata qua e là e armata. I loro passi erano resi silenziósi dalla sabbia. Gli unici rumori erano quelli della risacca e del vento. Quando questo cessava per un momento Mackenzie sentiva la canzone contro il malocchio che una dozzina di uomini anziani e induriti, quasi tutti indiani, fischiavano in coro: il Canto contro le Stregonerie. Il colonnello non credeva alla magia, ma nonostante tutto quelle note gli facevano correre i brividi lungo la schiena.

Va tutto secondo i piani, si disse. Stiamo andando benissimo.

Ma Phil ha ragione. È strano: i nostri avversari avrebbero dovuto combattere e non lasciarsi mettere in trappola in questo modo.

Gli piombò accanto il capitano Hulse con una brusca frenata che fece schizzare la sabbia tutto attorno.

— A rapporto, signore.

— Allora? — Mackenzie si accorse di avere usato un tono sbagliato. — Su, parli.

— Abbiamo notato una intensa attività a circa otto chilometri da qui a Nord-Est. Sembra che un forte contingente stia avanzando verso di noi.

Mackenzie si irrigidì.