125415.fb2
Bill s’interruppe, con un ansito, e nella stanzetta ci fu un lungo silenzio teso.
Infine il maggiore Grey disse: — Penso che lei possa capire, Bill, che il suo desiderio di vivere senza droghe è incompatibile con questa società. E noi non possiamo costringerla artificialmente a provare desiderio per le droghe che la manterrebbero sano. Soltanto se potessimo dimostrare con certezza che quest’aberrazione non è parte intima della sua personalità, potremmo intervenire con la terapia o la chirurgia per estirparla.
Dapprima Bill non comprese le implicazioni di quella frase. Quando ne afferrò il senso fu alla sorte di Clara che pensò, prima che alla sua, e la voce gli uscì in un sussurro: — Avete scoperto una… un’aberrazione in Clara?
Il maggiore Grey non rispose neppure con lo sguardo. — Ho fatto in modo che lei possa parlare un poco con Clara Manz, domattina. — Si alzò, gli augurò la buonanotte e uscì dalla camera.
Lentamente, come se muoversi gli costasse sofferenza, Bill spense la luce e nella penombra andò a sdraiarsi. Dopo un poco i battiti del suo cuore si placarono e cominciò a rilassarsi. Ma si sentiva come un esiliato, convinto di non rivedere mai più la patria, a cui fosse stato detto: Domani potrai oltrepassare quella collina e sarai a casa.
Per l’intera notte non riuscì a chiudere occhio passando da stati di panico a momenti di desiderio disperato, in un cerchio senza fine. All’alba, quando un freddo grigiore penetrò nella camera silenziosa, cadde in un sonno tormentoso.
Si svegliò che era già pieno giorno allorché un inserviente venne a portargli la colazione. L’eccitazione gli impedì di mangiare. Dopo che l’infermiere fu uscito, si lavò in fretta e indossò un’uniforme da ospedale pulita. Con mani tremanti si rifece il trucco, mise a posto il letto e sedette sul bordo in attesa che lo chiamassero.
Per un’ora non venne nessuno.
Finalmente entrò il giovane sorvegliante medico che due giorni prima gli aveva fatto l’iniezione per impedirgli l’ego-rotazione. Bill se lo trovò davanti quasi all’improvviso.
— Buongiorno, signor Walden. Come si sente?
Bill aveva continuato a oscillare fra stati di violenta tensione e un’inerzia nella quale non gli importava più nulla di se stesso. Voleva soltanto rivedere Clara e quel desiderio era una sofferenza.
Fu come in sogno che seguì il giovanotto lungo un paio di corridoi e poi in un ascensore. A uno dei piani superiori dell’ospedale il sorvegliante medico aprì una porta e gli fece cenno di entrare. Bill sentì appena il battente chiudersi alle sue spalle.
Clara stava guardando fuori da una finestra e non accennò neppure a voltarsi. Accigliato Bill si disse che le pareti di quel locale dovevano brulicare di apparecchi per la sorveglianza visiva e sonora, ma questo non gli importava. Tutta la sua attenzione era focalizzata sulla schiena della giovane donna rivolta alla finestra, e si sentiva il sangue pulsare negli orecchi come un tamburo. Pian piano, tuttavia, fu costretto ad accorgersi che qualcosa non andava, e quando la chiamò per nome la sua voce si spezzò.
Sempre evitando di voltarsi Clara disse, in tono stranamente piatto: — Voglio che tu capisca che ho accettato d’incontrarti qui soltanto perché il maggiore Grey ha detto che è necessario.
Gli occorse un minuto buono prima di riuscire a parlare. — Clara, io… ho bisogno di te.
Lei si girò di scatto: — Non te ne vergogni? Tu sei il marito della mia iperego. Non capisci che significa? — D’improvviso i suoi occhi si riempirono di lacrime, e il rossore che le invase le guance era quello di una vergogna cocente. — Come potrà perdonarmi Conrad dopo che sono stata con il suo iperego e ho parlato dei suoi fatti personali? Oh, come posso esser stata così pazza?
— Loro ti hanno fatto qualcosa — ansimò lui, tremando per la tensione.
Clara sollevò la testa. Era il suo atteggiamento di sfida, come Bill sapeva, ma non sfida verso di lui — lui non esisteva più ai suoi occhi — quanto verso quella parte di se stessa che un giorno aveva avuto bisogno di lui, e che le avevano strappato. — Mi hanno curata — dichiarò la giovane donna. — Mi hanno curata di tutto fuorché della vergogna, e mi aiuteranno a liberarmi anche di questa non appena uscirò da qui.
Bill la fissò a lungo prima di trovare l’energia di lasciare quella stanza. Nel corridoio, il giovane medico che lo aspettava non lo guardò in faccia. Lo riaccompagnò nella sua stanza e Io lasciò solo senza dire una parola. Bill si distese sul letto.
Da lì a poco il maggiore Grey entrò. Si avvicinò al letto. — Mi spiace che sia dovuto succedere in questo modo, Bill.
Lui fu costretto a schiarirsi la gola più volte: — Era proprio necessaria questa crudeltà?
— Era necessario mettere alla prova le sue reazioni dopo l’intervento di psicochirurgia cui è stata sottoposta. Inoltre le sarà d’aiuto per superare la vergogna. Altrimenti potrebbe restare in lei la vaga paura che il suo amore illecito non sia morto.
Bill non provava più nessuna emozione. Fissando il soffitto riuscì solo a pensare che in quel modo non c’era più posto per lui, non c’era più nessuno che avesse bisogno di lui. L’unica altra persona per cui la sua presenza avesse contato era stata Mary, e gli rimordeva la coscienza al pensiero di come l’aveva trattata. Ora la Sorveglianza Medica la stava curando dal male che lui le aveva fatto. E da Clara avevano estirpato come una pianta maligna il sentimento che li aveva uniti.
D’improvviso l’atroce ironia della cosa lo fece ridere. — Io sono una malattia di cui gli altri devono essere curati!
— Sì, Bill. Non c’è altro da fare. — Quando lui smise di ridere, la voce di Grey si fece secca: — Venga con me. È l’ora del suo processo.
La vasta aula dove si tenevano i processi era completamente vuota, salvo al centro, dove campeggiava un largo tavolo di quercia circondato da numerose poltrone. Gli ufficiali della Sorveglianza Medica presenti erano tre, più il maggiore Grey.
Helen non disse verbo quando Bill fu condotto avanti. Fu fatto sedere dallo stesso lato del tavolo, con uno degli ufficiali fra loro. Due guardie si piazzarono dietro la poltrona occupata da lui. A parte questi, nel locale non c’era nessun altro.
Le grandi finestre erano alte rispetto al pavimento e mostravano soltanto il cielo terso. Ogni tanto Bill vedeva comparire uno stormo di piccioni, che volavano in cerchio come lampi argentei. Salvo lui, tutti al tavolo avevano una copia del rapporto completo sul suo caso, e ne stavano discutendo con brevi commenti. Nel vuoto fra il soffitto e il pavimento un vago gioco di echi faceva da sfondo alle chiacchiere dei presenti.
La discussione sul rapporto s’interruppe quando il maggiore Grey si alzò in piedi. I suoi occhi seri passarono da volto a volto mentre esordiva, in tono ufficiale: — Questo è un tribunale medico, dove si valuteranno sia i referti clinici sia le richieste delle persone interessate allo scopo di giungere a una decisione su Bill Walden, considerato un malato. Egli è stato ricoverato in ospedale in seguito a un rifiuto di droghe e a un comportamento antisociale. Davanti a noi abbiamo un rapporto medico riguardante il malato. Tutti i presenti ne hanno preso visione accurata?
Sotto il suo sguardo gli altri annuirono.
— Tutti i presenti si ritengono competenti per emettere il loro giudizio su questo caso?
Di nuovo la risposta fu un assenso generale.
Il maggiore Grey continuò: — È mio dovere informarvi, in presenza del malato, della sostanziale differenza esistente fra un processo per semplice rifiuto di droghe ed uno in cui quest’aberrazione è unita al comportamento antisociale.
«È accertato che nessun genere di aberrazione è possibile allorché le droghe vengono prese come da prescrizione medica. Dopotutto, le droghe sono la base della nostra società schizofrenica. Nonostante ciò il semplice rifiuto di esse rappresenta di solito soltanto un caso psicologico, a cui è abbastanza facile porre rimedio.
«Il comportamento antisociale provoca invece un danno molto più grave al nostro mondo. Generalmente ha motivazioni profonde nella psiche del malato, e di conseguenza non è accessibile alla terapia. Un malato di questo tipo è affascinato dall’esplorazione emotiva delle antiche passioni, e indotto a stati d’animo d’estremo orgoglio, sul genere Datemi la libertà o la morte! senza più curarsi del benessere della società.
Bill continuava a osservare il cielo in cui ogni tanto ricomparivano i piccioni: una manciata di creature lanciate nell’azzurro. Non aveva mai provato tanta attrazione per il cielo libero. Se mi rinchiuderanno in ospedale, pensò, non chiederò altro che di star seduto e di poter guardare fuori da una finestra, per sempre.
— La nostra società schizofrenica — stava dicendo il maggiore Grey — è perfettamente unita e funzionante perché, in ogni individuo, i conflitti di personalità sono stati risolti separando in via definitiva l’ipoego dall’iperego. A livello sociale tali conflitti sono invece risolti dalla separazione dei turni di ego-rotazione, a cui vengono impediti i contatti reciproci. Oppure vengono contenuti nei turni dove i contatti sono possibii per non più di un giorno o due su dieci. L’incursione di Bill Walden in un turno che non gli spettava è un tipo di comportamento destinato a riattivare tali conflitti, oltreché a generare in altri le passioni distruttive tipiche delle menti non drogate. E come risultato ha avuto gravi sofferenze e vite sconvolte.
Il maggiore Grey fece una pausa e si volse direttamente a Bill. — Gli esami a cui lei è stato sottoposto hanno dimostrato che la sua intera personalità è coinvolta. Potrei anzi dire che l’aberrazione del vivere senza droghe e dell’infrangere i codici etici è la sua personalità. Tutti questi ufficiali della Sorveglianza Medica sono d’accordo con questa diagnosi. A noi della Sorveglianza Medica non resta ora che consultarci con i cittadini coinvolti per decidere l’azione da intraprendere. Dopo questa diagnosi le sole decisioni possibili sono due: il ricovero permanente in ospedale, oppure… l’asportazione completa della personalità con il cancellatore mnemonico.
Bill non riuscì ad aprir bocca. Vide il maggiore Grey fare un cenno a una delle guardie, e sentì che l’uomo gli tirava su una manica. Poi ci fu il breve spasimo di dolore di un’iniezione nel suo braccio inerte. Si rese conto che lo stavano forzando all’ego-rotazione per avere Conrad Manz seduto al processo in qualità di parte lesa.
Disperato si volse alla finestra e vide il cielo farsi sempre più scuro finché tutto scomparve.
Il maggiore Grey non distolse pudicamente lo sguardo, come gli altri, mentre l’ego-rotazione era in corso. Notò che Helen Walden stava esagerando drammaticamente la sua vergogna nel dover presenziare a una rotazione, ma gli ufficiali della Sorveglianza Medica si limitavano a fissare il tavolo. Grey vide la faccia di Conrad Manz assumere i lineamenti per gradi mentre la personalità prendeva pian piano possesso del corpo.
Bill Walden era intervenuto senza trucco, e appena fu certo che Conrad poteva capirlo Grey si scusò: — Spero che lei non abbia nulla in contrario ad apparire brevemente in pubblico senza trucco. Lei sta presenziando al processo contro Bill Walden.
Conrad Manz annuì, e il maggiore attese qualche minuto che la rotazione fosse completa prima di riprendere. — Signor Manz, durante i due giorni che lei ha atteso in ospedale che noi prendessimo Bill Walden io ho discusso abbastanza a fondo questo caso con lei, specialmente per le sue connessioni con il caso di Clara Manz, sulla quale stavamo già lavorando.
«Come ricorderà, per quanto riguarda sua moglie la Sorveglianza Medica ha diagnosticato un’aberrazione localizzata. È stato dunque semplice applicare il cancellatore mnemonico a quella piccola sezione, senza danneggiare affatto la sua personalità. La Sorveglianza Medica aveva raccomandato questa procedura, e la malata è andata sotto operazione senza passare attraverso un tribunale. Ciò grazie al fatto che lei e la signora Walden, come parti in causa… — Grey fece una pausa perché Conrad ricordasse quanto a lungo e testardamente Helen aveva insistito che Clara fosse eliminata. — … vi siete trovati d’accordo con la nostra diagnosi.
Il maggiore lasciò aleggiare nell’aria un’altra pausa di silenzio. — Il caso di Bill Walden è piuttosto diverso. La sua aberrazione coinvolge l’intera personalità, e le sole prognosi consigliate sono l’ospedalizzazione permanente oppure la cancellazione totale. In questo caso credo che le opinioni dei sorveglianti medici siano divise. Inoltre… — Grey si volse a Conrad Manz, esibendo calma, — dobbiamo avere l’opinione delle parti lese.
— Che significa, maggiore? — domandò l’ufficiale più alto in grado, un colonnello di nome Hart che si teneva impettito con aria militaresca. — Cosa intendete affermando che le opinioni dei sorveglianti medici sono divise?
Il maggiore Grey rispose, pacatamente: — Io raccomando il ricovero in ospedale.
Il colonnello Hart s’imporporò di colpo. Si piegò in avanti, poi tornò a raddrizzare la schiena. — Questo è assurdo! Ci troviamo dinanzi a un caso lampante: una pericolosa minaccia alla nostra società. E mi permetta di ricordarle che noi abbiamo giurato di proteggere la società.
Il maggiore ebbe un sospiro stanco. Capiva che agli altri risultava difficile afferrare il motivo per cui lui lottava sempre contro la cancellazione in casi simili. Ma si sforzò di mostrarsi calmo e determinato. — La minaccia alla società viene pienamente rimossa da entrambe le alternative: il ricovero in ospedale e la cancellazione totale. Credo che dai documenti medici di Bill Walden abbiate compreso che si tratta di una personalità a suo modo ben realizzata e con un’intelligenza notevole. Nel XX Secolo sarebbe stato un cittadino onesto e produttivo, e oso dire che se a quei tempi ci fosse stata più gente come lui la nostra attuale società ne avrebbe goduto i benefici.