125571.fb2 Padrone della vita, padrone della morte - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 24

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SIAMO MERDA PER I PELLIVERDI?

E quasi tutto il numero era dedicato a una violenta e quasi infiammatoria campagna contro Poppy, una delle più selvagge pagine della storia del giornalismo planetario. C'era un'intera pagina di "Lettere dei Lettori"… in realtà telefonate trascritte, poiché la maggior parte dei lettori del Citizen, non si interessava molto a scrivere delle lettere… lettere che facevano eco alla posizione del giornale. Una "lettera" in particolare colpì l'attenzione di Walton.

Veniva da una certa signora P.F. di New York City, Periferia, che probabilmente significava il Connecticut o il Jersey, ed era breve e lapidaria:

Per il Direttore:

Evviva lei! Poppy è un dannato delitto e quel criminale Walton dovrebbe essere impiccato e noi dovremmo uccidere quei pelliverdi prima che loro uccidano noi. Dobbiamo avere spazio per vivere.

"Ucciderli prima che loro uccidano noi". Walton sospirò. Tutto l'antico isterismo, tutte le antiche reazioni di panico, tornavano a galla ribollenti, nei momenti di tensione. Non cambiava niente.

Si guardò le mani. Erano perfettamente ferme, benché l'orologio dicesse che Fred sarebbe arrivato tra pochi minuti. Una settimana prima, una situazione del genere lo avrebbe portato a imbottirsi di tranquillanti, prima di venire colto da un accesso di convulsioni.

La presenza spettrale di FitzMaugham pareva aleggiare nella stanza. "Il fine giustifica i mezzi", si disse Walton cupamente, aspettando l'arrivo del fratello.

Fred era vestito completamente di nero, elegantissimo nel suo panciotto neo-vittoriano e nel nastro-cravatta e negli stivali lucidissimi che portava ai piedi. Lo splendore del suo abito contrastava stranamente con i suoi lineamenti volgari e con il suo corpo massiccio.

Entrò nell'ufficio di Walton alle undici precise e sospirò profondamente… il sospiro di un uomo che sta per prendere possesso permanente di quello che vede.

— Buongiorno, Roy. Sono puntuale, come sempre.

— E hai un aspetto radioso, fratellino caro — disse Walton, facendo un gesto di apprezzamento, alla vista degli abiti di Fred. — È da tanto tempo che ti vedo indosso solo il camice di laboratorio.

— Ho avvertito il laboratorio ieri, dopo avere parlato con te. Non sono più un dipendente di Poppy, mi sono dimesso. E penso che sia necessario vestirmi con la dignità propria della mia nuova carica. — Sorrise allegramente. — Be', sei pronto a passarmi la corona e lo scettro, Roy?

— Non esattamente — disse Walton.

— Ma…

— Ma io ti avevo promesso di dimettermi in tuo favore oggi, Fred. Non credo di avere mai usato queste parole, ma certamente devo aver suggerito l'idea, vero?

— Ma certo! Mi hai detto di venire qui alle undici, e che tu avresti sistemato tutto per il passaggio!

Walton annuì.

— Esatto, esatto. — Aspettò per un lungo momento, e poi disse, a bassa voce. — Ho mentito, Fred.

Aveva scelto con cura le parole, per ottenere il massimo impatto. E aveva fatto una buona scelta.

Per un breve istante il viso di Fred fu pallidissimo, in violento contrasto con il suo abito nero. I suoi occhi e le sue labbra mostrarono l'incredulità più assoluta.

Walton aveva considerato l'immagine mentale che suo fratello aveva di lui… del fratello maggiore, virtuoso, devoto al lavoro duro, gentile con gli animali, e solo un po' molle nel cervello. E, soprattutto, estremamente, incredibilmente onesto.

Fred non si era aspettato che Walton mentisse. E la calma ammissione l'aveva stordito.

— Non hai intenzione di fare come hai detto, allora? — domandò Fred, con voce spenta.

— No.

— Ma ti rendi conto del significato di quello che fai, per quello che riguarda il siero, no? Nel momento in cui uscirò di qui e trasmetterò il tuo rifiuto ai miei superiori, loro cominceranno a fabbricare e a distribuire su scala globale il siero di Lamarre. La pubblicità non sarebbe buona, Roy. E neppure il risultato.

— Ma tu non uscirai di qui — disse Walton.

Un'altra ondata di choc passò sul viso di Fred.

— Non puoi parlare sul serio, Roy. I miei superiori sanno dove mi trovo; sanno per quale motivo sono venuto qui. Se non hanno mie notizie entro le prossime ventiquattro ore, procederanno alla distribuzione del siero. Non puoi sperare di…

— Correrò il rischio — lo interruppe Walton. — Nel peggiore dei casi, avrò una proroga di ventiquattro ore. Non avrai pensato davvero che ti potessi donare Poppy su un piatto dorato, Fred? Be', non so neppure quanto sia sicura la "mia" posizione, qui. Così temo che dovrò pensare ai casi miei, prima di tutto. Tu sei in arresto, Fred!

— In arresto! — Fred balzò in piedi e girò intorno alla scrivania, dirigendosi verso Walton. Per un istante i due fratelli si guardarono negli occhi, separati da pochi centimetri. Walton posò la mano sulla spalla del fratello e, stringendolo forte, lo costrinse a tornare dietro la scrivania.

— Avevi preparato tutto, vero? — disse amaramente Fred. — Ieri, quando hai parlato con me, sapevi già cosa avresti fatto. Ma hai detto che avresti ceduto, e io ti ho creduto! Non mi lascio ingannare facilmente, ma pensavo di potermi fidare, perché tu eri mio fratello. Ti "conoscevo". Tu non avresti mai fatto una cosa come questa, non ti saresti mai comportato come un serpente.

— Ma l'ho fatto — disse Walton.

Improvvisamente, Fred balzò avanti. Caricò, buttandosi contro Walton ciecamente, a testa bassa.

Con uno stesso movimento, Walton segnalò a Keeler e ai suoi uomini di entrare, e affrontò la carica di Fred. Colpì suo fratello con un preciso destro d'incontro alla mascella, che centrò Fred nel momento in cui arrivava contro Walton con tutte le sue forze.

Il viso di Fred fu sconvolto più dallo sbalordimento che dal dolore. Fred indietreggiò, fregandosi il mento, con un'espressione stordita e incredula negli occhi.

— Sei cambiato — disse. — Questo lavoro ti ha indurito. Un anno fa non mi avresti mai fatto questo.

Walton si strinse nelle spalle.

— Guardati alle spalle, Fred. E questa volta ti puoi fidare di ciò che dico.

Fred si voltò, cautamente. Dietro di lui erano fermi Keeler e altri due agenti grigiovestiti della sicurezza, tutti con espressioni che non promettevano nulla di buono al malcapitato aspirante direttore.

— Drogatelo e portatelo via — disse Walton. — Tenetelo sotto custodia, finché non avrò avvertito Martinez.

Fred spalancò gli occhi.

— Ma tu sei un "dittatore"! — disse, raucamente. — Tu muovi gli uomini come se fossero pedine degli scacchi, Roy. Come se fossero pedine degli scacchi!

— Drogatelo — ripeté Walton.

Keeler si fece avanti, impugnando una sottile siringa ipodermica. Con un rapido movimento, accostò l'ago al braccio di Fred. Si udì un sommesso ronzìo, mentre l'ago vibratore faceva entrare la droga nel braccio di Fred. Fred si afflosciò come un sacco vuoto.

— Tiratelo su — disse Keeler. — Prendetelo e andiamocene.

La notizia apparve nell'edizione delle tredici del Citizen, e dal tono generale del pezzo Walton riuscì a scorgere la presenza sottile dell'abile mano di Lee Percy al lavoro.

Il titolo diceva: