125670.fb2 Pi nel cielo - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 5

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— È un bel po’ che non la si vede, professor Hale, — gli disse Mike, il barman.

— Infatti, Mike. Versamene un altro.

— Certo. Offre la casa, stavolta. Eravamo sintonizzati sulla sua trasmissione proprio un momento fa. È stata splendida.

— Sì.

— Proprio così. Ero un po’ preoccupato per ciò che sta succedendo là in alto, con mio figlio aviatore e tutto il resto. Ma fintanto che voi gente di scienza sapete di che cosa si tratta, immagino che tutto sia a posto. È stato proprio un bel discorso, professore. Ma c’è una domanda che vorrei farle.

— Lo temevo, — disse il professor Hale.

— Queste stelle… Si muovono, vanno da qualche parte. Ma dove? Voglio dire, come ha detto lei, se si muovono…

— Non c’è modo di saperlo con esattezza, Mike.

— Non si muovono tutte in linea retta?

L’illustre scienziato ebbe un impercettibile istante di esitazione.

— Be’… si e no, Mike. Stando alle analisi spettroscopiche, esse mantengono la stessa distanza da noi, tutte. Perciò si muovono… se si muovono… in cerchio intorno a noi. Ma questi cerchi ci appaiono tutti dritti, in prospettiva. Voglio dire, sembra che noi siamo nel centro esatto di tutti questi cerchi, perciò le stelle che si muovono non si avvicinano né si allontanano dalla Terra.

— Si potrebbero disegnare quelle linee… cioè quei cerchi?

— Su un mappamondo celeste, si. Lo si sta già facendo. Sembrano dirigersi tutte verso una certa zona del cielo, ma non verso un unico punto. In altre parole, le loro traiettorie non si intersecano.

— Verso quale zona del cielo stanno andando?

— All’incirca fra l’Orsa Maggiore e il Leone, Mike. Quelle più lontane da quella zona si muovono più in fretta, quelle più vicine con più lentezza. Ma. dannazione, Mike, sono venuto qui per dimenticare le stelle, non per parlarne. Dammene un altro.

— Tra un attimo, professore. E una volta arrivate là, si fermeranno oppure continueranno a muoversi?

— Come diavolo faccio a saperlo, Mike? Se si sono messe in movimento tutte al medesimo istante, e tutte già in piena velocità… voglio dire, se sono partite con la stessa velocità che hanno adesso, senza accelerare strada facendo… suppongo che allo stesso modo potrebbero fermarsi tutte nel medesimo istante, senza preavviso.

Si arrestò all’improvviso, allo stesso modo in cui avrebbero potuto fare le stelle. Fissò la sua immagine riflessa nello specchio dietro al bar, come se non l’avesse mai vista prima.

— Cosa succede, professore?

— Mike!

— Sì, professore?

— Mike, sei un genio.

— Io? Lei sta scherzando.

Il professor Hale gemette: — Mike, devo andare all’università a studiare la cosa. Per avere accesso alla biblioteca e al mappamondo celeste che vi si trovano. Stai facendo di me un uomo onesto, Mike. Su, impacchettami una bottiglia di questo scotch, di qualunque marca sia.

— È Tartan Plaid. Un quartino?

— Un quartino. E fai in fretta. Devo vedere un tizio a proposito d’una stella-cane.

— Parla sul serio, professore?

Il professor Hale emise un fragoroso sospiro. — La colpa è tua, Mike. Sì, la stella-cane… Sirio. Vorrei non essere mai entrato qui, Mike. La mia prima notte fuori casa dopo tanti anni, e tu me la rovini.

Prese un tassì per recarsi all’università, entrò con la sua chiave e accese la luce nel suo studio privato e nella biblioteca. Poi ingollò una robusta sorsata di Tartan Plaid e si tuffò nel lavoro.

Per prima cosa si qualificò con la capo-centralinista, e dopo una breve, energica discussione ottenne un collegamento con l’astronomo capo dell’Osservatorio Cole.

— Sono Hale, Ambruster, — disse. — Ho un’idea, ma voglio controllare i miei dati prima di cominciare a lavorarci sopra. Secondo le ultime informazioni che ho ricevuto, c’erano quattrocentosessantotto stelle che mostravano un moto proprio. La cifra è ancora questa?

— Sì, Milton. Sono all’opera sempre le stesse stelle, non altre.

— Bene. Ho la lista completa, allora. C’è stato qualche cambiamento nella velocità di spostamento di qualcuna di esse?

— No. Per quanto sembri impossibile, resta costante. Qual’è la sua idea?

— Prima voglio controllare la mia teoria. Se dovesse funzionare, in un modo o nell’altro, la richiamerò. — Ma si dimenticò di farlo.

Fu un lavoro lungo e noioso. Prima di tutto, Hale disegnò una carta stellare dettagliata della zona del cielo fra l’Orsa Maggiore e il Leone. Attraverso quella zona, tracciò 468 linee diritte che rappresentavano la proiezione delle traiettorie di ogni stella aberrante. Ai bordi di quella mappa, nei punti in cui ognuna di quelle traiettorie vi penetrava, annotò la velocità apparente della stella — non in anni-luce all’ora, bensì in gradi all’ora — con l’approssimazione fino al quinto decimale.

Poi fece qualche ragionamento.

— Postulando che il movimento, iniziatosi contemporaneamente per tutte, s’interrompa simultaneamente, — si disse, — proviamo a indovinare quale l’istante… Facciamo, ad esempio, le dieci di domani sera.

Ci provò, e fissò il complesso delle estrapolazioni sulla carta. Niente.

Provò allora con l’una del mattino. Sembrò quasi… che avesse senso!

Tornò indietro a mezzanotte.

Funzionava. In ogni caso, c’era vicino, ormai. I calcoli potevano avere discrepanze di qualche minuto, al più, e non valeva la pena, adesso, andare a cercare l’istante esatto. Soprattutto adesso che conosceva quell’incredibile fatto.

Trangugiò un altro drink e fissò la carta con sguardo truce.

Una capatina in biblioteca diede al professor Hale l’ulteriore informazione che gli serviva: l’indirizzo!

Così, ebbe inizio la saga del viaggio del professor Hale. Un viaggio inutile, è vero, ma un viaggio che poteva ben annoverarsi alla pari di quello del dottor Livingstone.

Lo iniziò con un drink. Poi, conoscendo la combinazione, aprì e saccheggiò la cassaforte nell’ufficio del rettore. L’appunto che lasciò nella cassaforte era un capolavoro di concisione. Diceva:

Presi soldi. Spiegherò dopo.

Poi trangugiò un altro sorso e s’infilò la bottiglia in tasca. Uscì e chiamò un tassi.

Ci s’infilò dentro.

— Dove, signore? — chiese il tassista.