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Uscirono dal carro. Non si era mosso. Era come radicato a terra, a metà strada tra il carro e il muro. Leaf gli lanciò un’occhiata interrogativa, come per chiedergli se avesse cambiato idea, ma Crown non lo notò. Stringendosi nelle spalle, Leaf gli girò intorno e si diresse verso il limitare del boschetto dove gli incubi stavano mangiucchiando delle foglie. Con affetto, allungò il braccio per accarezzare il lungo collo dell’animale più vicino: improvvisamente Crown prese vita e urlò: — Quegli animali sono miei! Tieni giù le mani da loro!
— Sto soltanto dicendo loro addio.
— Pensi che te ne lascerò prendere qualcuno? Credi che io sia pazzo, Leaf?
Leaf lo guardò con tristezza. — Intendiamo fare il viaggio a piedi, Crown. Sto soltanto salutandoli. Erano miei amici. Questo non puoi caprilo, vero?
— Stai lontano da quegli animali! Stai lontano!
Leaf sospirò. — Come vuoi. — Come sempre, Shadow aveva ragione: povero Crown. Leaf sistemò il suo fagotto e si diresse verso il cancello, con Shadow al suo fianco e Sting che seguiva a breve distanza. Quando lui e Shadow raggiunsero il cancello, Leaf si volse indietro e vide Crown ancora immobile, e poi Sting che si fermava e posava il pacco inginocchiandosi a terra. — Qualcosa non va? — chiese Leaf.
— Ho strappato una stringa — disse Sting. — Voi due andate avanti. Ci metto un attimo ad aggiustarla.
Leaf e Shadow restarono in attesa al cancello mentre Sting si annodava la stringa. Dopo qualche istante si alzò e si sporse per prendere il fagotto: — Dovrebbe tenere fino a stasera e poi vedrò se riesco…
— Attento! — urlò Leaf.
Crown si destò improvvisamente dalla sua immobilità e lanciando un urlo da indemoniato, corse a incredibile velocità verso Sting. Lui non ebbe la possibilità di fare uno dei suoi balzi: Crown lo afferrò, lo tenne alto sopra la testa come se fosse un bambino e grugnendo con rabbia frenetica lo scagliò verso il burrone. Agitando braccia e gambe, Sting descrisse un ampio arco oltre l’orlo del precipizio, per un istante sembrò danzare a mezz’aria, e poi scomparve alla vista. Si udì un urlo che diminuì d’intensità e poi il silenzio. Silenzio.
Leaf era paralizzato. — Presto — disse Shadow — Crown sta arrivando!
Dopo aver girato su se stesso, Crown correva ora come una macchina di morte verso Leaf e Shadow. I selvaggi occhi rossi brillavano feroci. Leaf non si muoveva; Shadow lo scosse e finalmente lui si decise ad entrare in azione. Insieme afferrarono il massiccio cancello e con uno sforzo lo fecero ruotare, riuscendo a chiuderlo proprio nell’istante in cui Crown andava a sbattergli contro. Leaf fece calare le spranghe. Crown ruggì e picchiò i pugni contro il cancello, ma non fu in grado di forzarlo.
Shadow tremava e piangeva. Leaf la attirò a sé e la strinse per un istante. Poi disse: — È meglio che ci muoviamo. I Cacciatori delle Nevi sono già molto avanti a noi.
— Sting…
— Lo so. Lo so. Vieni ora.
Una mezza dozzina di Compagni degli Alberi li attendevano vicino alle costruzioni di legno. Fecero delle smorfie, dissero qualcosa e indicarono i fagotti. — Va bene — disse Leaf. — Avanti. Prendete quello che volete. Prendete anche tutto.
Dita indaffarate frugarono nel suo fagotto e in quello di Shadow. Da lei presero un nastro di broccato ed una pietra verde piatta e liscia. A Leaf presero uno dei medaglioni d’avorio, le due monete di rame e uno dei suoi stivali di pelle sottile. Tributo. Giorno dopo giorno frammenti del passato scivolavano via dalle sue mani. Prese l’altro stivale e lo offrì ai Compagni, ma loro ridacchiarono e scosse il capo. — Uno solo non mi serve — disse lui. Loro non lo vollero. Leaf buttò lo stivale nell’erba a fianco della strada.
La strada piegava dolcemente verso nord e cominciava a salire, seguendo il fianco delle colline boscose in cui i Compagni avevano costruito le loro case. Leaf e Shadow camminavano come automi, parlando poco. Le impronte degli stivali dei Cacciatori ricoprivano tutta la strada, ma i Cacciatori erano molto più avanti, non ancora in vista. Era primo pomeriggio e la giornata si era fatta luminosa ed inaspettatamente calda. Dopo un’ora Shadow disse: — Debbo riposarmi.
Batteva i denti. Si accoccolò sul lato della strada e si strinse le braccia intorno al corpo. Le Stelle Danzanti, ricoperte da una folta pelliccia, normalmente non portavano vestiti, tranne che negli inverni più freddi; ma il pelo non le serviva a nulla, ora.
— Stai male? — chiese Leaf.
— Passerà. È la reazione. Sting…
— Sì.
— E Crown. Sono così triste per Crown.
— Un folle — disse Leaf. Un assassino.
— Non giudicarlo affrettatamente, Leaf. È un uomo condannato a morte, lo sa e ne soffre, e quando la paura e il dolore sono diventati insopportabili, si è scagliato su Sting. Non sapeva quello che stava facendo. Aveva bisogno di frantumare qualcosa, per alleviare il suo tormento, ecco tutto.
— Prima o poi moriremo tutti — disse Leaf. — Ma generalmente questo non ci spinge ad uccidere i nostri amici.
— Non intendo prima o poi. Intendo dire che Crown morirà questa notte o domani.
— Perché dovrebbe morire?
— Che può fare ora per salvarsi, Leaf?
— Potrebbe piegarsi ai Compagni e oltrepassare il cancello a piedi, come abbiamo fatto noi.
— Sai che non abbandonerà mai il carro.
— Be’, allora può aggiogare i cavalli e tornare verso Theptis. Almeno così avrà una possibilità di raggiungere l’Autostrada del Tramonto.
— Non può fare nemmeno quello — disse Shadow.
— Non c’è più nessuno che lo faccia per lui. È in gioco la sua vita. Per una volta può reprimere il suo orgoglio e…
— Non ho detto che non vuole guidare il carro, Leaf. Ho detto che non può. Crown non ne è capace. Non è in grado di stabilire il contatto onirico con gli incubi. Perché credi che abbia sempre assunto dei guidatori? Perché ha insistito tanto perché fossi tu a guidare nella pioggia purpurea? Non ha il potere mentale. Hai mai visto un Lago Scuro guidare gli incubi? L’hai mai visto?
Leaf la fissò con stupore. — Tu l’hai sempre saputo?
— Fin dall’inizio, sì.
— È per questo che hai esitato ad abbandonarlo al cancello? Quando parlavi del nostro contratto con lui?
Lei accennò di sì. — Se tutti e tre lo avessimo abbandonato, lo avremmo condannato a morte. Ora non ha modo di sfuggire ai Compagni se non costringendosi ad abbandonare il carro, e questo non lo farà mai. Loro gli saranno addosso e lo uccideranno, oggi, domani, in un momento qualsiasi.
Leaf chiuse gli occhi e scosse il capo. — Ora provo una specie di vergogna. Mi rendo conto che lo abbiamo lasciato senza vie d’uscita. Avrebbe potuto parlare.
— Troppo orgoglioso.
— Sì. Sì. È meglio che non abbia detto niente. Tutti abbiamo delle responsabilità verso gli altri, ma ci sono dei limiti. Tu, io e Sting non avevamo l’obbligo di morire solo perché Crown non poteva indursi a cedere il suo grazioso carro. Eppure… eppure…
Strinse con forza le mani. — Allora perché alla fine hai deciso di andartene?
— Per la ragione che hai appena detto. Non volevo che Crown morisse, ma non ritenevo che la mia vita gli appartenesse. E poi tu avevi detto che te ne saresti andato comunque.
— Povero folle Crown.
— E quando ha ucciso Sting… una vita per una vita, Leaf! Tutte le promesse sono cancellate, ora. Non mi sento colpevole.
— Nemmeno io.
— Penso che la febbre mi stia abbandonando.
— Riposiamoci ancora qualche minuto — disse Leaf.