126243.fb2 Rumore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 2

Rumore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 2

Greg stava sistemando sulla scrivania le bottigliette di sciroppo contro la tosse e le pillole contro il raffreddore. Mi porse una boccetta di Valium. «La Federazione Internazionale dei Fiorai?» domandò.

«Ofelia annega mentre sta cogliendo dei fiori,» dissi. «Com’è il tempo fuori’?»

«Sembra estate,» rispose lui. «Delilah si sta abbronzando con uno specchietto di alluminio.»

«Asina.»

«Prego?»

«L’As.In.A. Associazione Internazionale per l’Abbronzatura, si oppone alla frase “Sono stato troppo al sole”,» spiegò la signora Harrows e bevve una sorsata di sciroppo per la tosse.

Eravamo appena a metà del lavoro quando terminò l’orario scolastico. La Federazione delle Monache avversava la frase “Vattene in convento”, Grassa e Orgogliosa di Esserlo richiedeva l’eliminazione del passaggio che cominciava con “Oh, che questa carne troppo solida debba sciogliersi”, e non eravamo nemmeno arrivate alla lista di Delilah, lunga otto pagine.

«Quale opera studieremo?» mi chiese Wendy mentre uscivo.

«Amleto,» risposi.

«Amleto?» ripeté lei. «Dove c’è quel tizio il cui zio uccide il re e poi la regina sposa lo zio?»

«Non più,» dissi.

Delilah mi stava aspettando all’esterno. «“Molti di loro portarono i loro libri e li bruciarono”,» citò. «Atti 19:19.»

«“Non guardare a me perché sono nero, che il sole ha già guardato a me”,» replicai.

Era mercoledì. Il cielo era coperto ma era ancora caldo. I Veterani per un’America Pulita e le Sentinelle della Seduzione Subliminale facevano un picnic sul prato. Delilah indossava un prendisole. «Quella frase che mi ha detto ieri sul sole che fa diventare nera la gente, da dove era tratta?»

«Dalla Bibbia,» risposi. «Canto di Salomone, capitolo primo, versetto sei.»

«Oh,» disse lei, sollevata. «Non è più nella Bibbia. L’abbiamo espurgato.»

La signora Harrows aveva lasciato un appunto per me. Era andata dal dottore. Mi aveva fissato un incontro alla terza ora.

«Cominciamo oggi?» chiese Wendy.

«Se tutti si ricordano di restituire i figli. Vorrei parlare della vita di Shakespeare,» dissi. «Non sai quali siano le previsioni per oggi, vero?»

«Sì, pare che sarà tempo splendido.»

Le feci raccogliere i fogli di rifiuto mentre consultavo i miei appunti. L’anno prima la sorella di Delilah, Jezebel, aveva avanzato un reclamo nel bel mezzo di una lezione per “aver tentato di sostenere la promiscuità, il controllo delle nascite e l’aborto affermando che Anne Hathaway era rimasta incinta prima del matrimonio”. “Promiscuità”, “aborto”, “incinta” e “matrimonio” contenevano tutte errori di ortografia.

Tutti si erano ricordati di riportare i fogli. Feci recapitare in biblioteca i rifiuti e cominciai la lezione.

«Shakespeare…» dissi. Il registratore di Paula si accese. «Shakespeare nacque il 23 aprile 1564 a Stratford-on-Avon.»

Rick, che per tutto l’anno non aveva mai alzato la mano o almeno dato segno di essere presente, alzò la mano. «Intende concedere lo stesso tempo alla teoria baconiana?» domandò. «Bacon non nacque il 23 aprile 1564. Nacque il 22 gennaio 1561.»

La signora Harrows non fu di ritorno dal dottore prima della terza ora, perciò cominciai a scorrere la lista di Delilah. Contestava quarantatré riferimenti a fantasmi, spiriti e argomenti connessi, ventuno parole oscene (“osceno” era scritto in modo sbagliato) e altre settantotto che presumeva oscene, come “pappagallo” e “grinze”.

La signora Harrows arrivò mentre stavo completando la lista e gettò la borsetta sulla scrivania. «È causa dello stress,» disse. «Ho la polmonite, e il dottore sostiene che è dovuta a stress!»

«È ancora nuvoloso?»

«Ventidue gradi. Dove siamo arrivate?»

«Associazione Nazionale degli Impresari di Pompe Funebri.» dissi. «Ancora. “La morte presentata come universale e inevitabile”.» Studiai il foglio. «Non mi sembra giusto.»

La signora Harrows prese il foglio. «Questa è la protesta sul “Thanatopsis”. Hanno avuto la loro convenzione nazionale la scorsa settimana. Hanno presentato un mucchio di reclami, e non ho avuto ancora il tempo di ordinarli.» Frugò nel suo mucchio di carte. «Ecco quello su Amleto. “Ritratto negativo del personale addetto alla sepoltura…”»

«Il becchino.»

«“…e rappresentazione inaccurata delle procedure funebri. Nella scena non appare né una bara sigillata ermeticamente né una tomba”.»

Lavorammo fino alle cinque del pomeriggio. La Società per il Progresso della Filosofia riteneva il verso “Ci sono più cose in terra e in cielo, Orazio, di quante ne possa sognare la tua filosofia” un insulto alla loro professione. La Corporazione degli Attori contestava il fatto che Amleto avesse assunto dei commedianti non iscritti a qualche sindacato, e la Lega per la Difesa dei Tendaggi non approvava che Polonio fosse stato ucciso mentre era nascosto dietro una tenda. “La chiara implicazione della scena è che le tende sono pericolose”, avevano scritto nell’esposto. “Non sono le tende che uccidono gli uomini. Sono gli uomini che uccidono gli uomini”.

La signora Harrows posò il foglio sopra la pila e bevve una sorsata di sciroppo. «È fatta. C’è dell’altro?»

«Credo di sì,» dissi, premendo il tasto “ricompatta” e controllando Io schermo. «Sì, un paio di cose. Che gliene pare di “C’è un salice che si protende attraverso il ruscello e specchia le sue foglie incanutite nella vitrea corrente”?»

«“Incanutite” non la farebbe mai franca,» disse la signora Harrows.

Giovedì arrivai a scuola alle sette e mezza per stampare trenta copie dell’Amleto per la mia classe. Il tempo si era fatto più freddo e più nuvoloso. Delilah indossava un parka e dei mezzi guanti. Il suo viso era di un rosso acceso, e il naso si stava già spellando.

«“Si compiace forse il Signore di olocausti e sacrifici quanto dell’obbedienza della Sua voce?”» le chiesi. «Primo Libro di Samuele 15:22.» Le diedi una pacca sulla spalla.

«Già,» disse lei.

Distribuii le copie dell’Amleto e assegnai a Wendy e Rick la lettura delle parti di Amleto e Orazio.

«“L’aria morde aspra. Fa molto freddo”,» lesse Wendy.

«Dove siamo?» chiese Rick. Gli indicai il punto. «Oh. “È un’aria pungente e cruda”.»

«“Che ore sono?”» lesse Wendy.

«“Credo che manchi poco a mezzanotte”.»

Wendy girò il foglio e guardò dietro. «È finito?» disse. «È tutto qui l’Amleto? Io credevo che suo zio avesse ucciso suo padre e poi lo spettro gli dice che c’è di mezzo anche sua madre, e allora lui dice “Essere o non essere” e Ofelia si suicida e roba del genere.» Rigirò il foglio. «Non può essere il dramma completo.»

«Sarà meglio così,» disse Delilah, entrando con il suo cartello. «Sarà meglio che non ci siano spettri. O grinze.»

«Hai bisogno di un po’ di crema solare, Delilah?» le chiesi.

«Ho bisogno di un pennarello,» replicò lei con dignità.

Gliene presi uno dalla scrivania. Lei se ne andò con andatura un po’ rigida, come se le facesse male muoversi.

«Non si possono togliere parti della tragedia solo perché a qualcuno non piacciono,» disse Wendy. «Se si fa così, la tragedia non ha più senso. Scommetto che se Shakespeare fosse qui non le permetterebbe di eliminare…»