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Servizio antincendio - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 2

Langby ha girato gli occhi sul basso soffitto di pietra. — Certuni le sentono, altri no. Brinton ha bisogno dell’Horlich’s. Bence-Jones continuerebbe a dormire anche se gli cadesse il tetto sulla testa. Io ho bisogno d’un cuscino. L’importante è farsi otto ore di sonno qualunque cosa succeda. Altrimenti si diventa un morto che cammina. E poi ci si fa ammazzare.

Dopo questo commento incoraggiante, se n’è andato a piazzare le guardie per la notte; ha lasciato il cuscino su una delle brande e mi ha ordinato di non permettere che nessuno lo toccasse. Così mi sono seduto, in attesa della mia prima sirena d’allarme, cercando di digerire tutto quanto prima di trasformarmi in uno dei morti che camminano, o che non camminano.

Ho usato l’Oxford rubato per decifrare un po’ del linguaggio di Langby. Successo discutibile. Borghese è un termine generico spregiativo per indicare tutti i difetti del ceto medio. Un tommy è un soldato. Aerrepi non sono riuscito a trovarlo assolutamente; e avevo quasi rinunciato quando un ricordo stivato nella memoria a lungo termine a proposito dell’uso delle sigle e delle abbreviazioni mi è schizzato in mente (grazie, santa Kivrin) e mi sono reso conto che doveva essere appunto una sigla. ARP. Air Raid Precautions. Naturalmente. Da dove si possono Prendere le stramaledette brande, se no?

21 settembre — Ora che ho superato il trauma d’essere qui, mi accorgo che la facoltà di storia ha dimenticato di dirmi che cosa dovrei fare nei tre mesi e passa della prova pratica. Mi ha consegnato questo diario, la lettera di mio zio e un biglietto da dieci sterline, e mi hanno spedito nel passato. Le dieci sterline (già intaccate dalle spese per il treno e la metropolitana) dovrebbero durare fino alla fine di dicembre, e servire per ritornare a St. John’s Wood per venire recuperato, quando arriverà la seconda lettera che mi richiamerà nel Galles al capezzale dello zio malato. Fino a quel momento vivrò nella cripta in compagnia di Nelson che, come mi ha raccontato Langby, è conservato nell’alcol dentro la bara. Se una bomba ci prende in pieno, chissà se brucerà come una torcia o se scorrerà semplicemente sul pavimento in un torrente di putredine? Al vitto provvede un fornelletto a gas, sul quale vengono preparati tè schifosi e aringhe affumicate indescrivibili. Per ripagare tutti questi lussi, io devo stare sui tetti di San Paolo e spegnere le bombe incendiarie.

Inoltre, devo realizzare lo scopo della prova pratica, quale che sia. Al momento, l’unico scopo che mi sta a cuore è rimanere vivo fino a che arriverà la seconda lettera di mio zio e io potrò tornarmene a casa.

Sto lavorando in attesa che Langby abbia il tempo di farmi da guida e darmi spiegazioni. Ho pulito la padella dove cucinano quei pesci orrendi, ho ammonticchiato le sedie pieghevoli di legno in fondo alla cripta, dalla parte dell’altare (e le ho messe piatte, non diritte, perché hanno la brutta abitudine di cadere nel cuore della notte con un fragore di bombe) e ho cercato di dormire.

A quanto pare, non sono uno di quei fortunati che riescono a dormire durante le incursioni. Ho passato quasi tutta la notte a chiedermi qual è il livello di rischio di San Paoio. Le prove pratiche devono essere almeno al livello sei. Stanotte ero convinto che questa fosse un dieci, con la cripta come base zero, e tanto valeva che avessi fatto domanda di andare a Denver.

La cosa più interessante successa finora è che ho visto un gatto. Mi ha affascinato, ma ho cercato di non lasciarlo capire perché sembra che qui siano comunissimi.

22 settembre — Ancora nella cripta. Ogni tanto Langby arriva di corsa imprecando contro vari enti governativi (tutti indicati con le sigle) e mi promette che mi porterà sui tetti. Nel frattempo, ho esaurito tutti i possibili lavori e ho imparato a far funzionare una pompa a staffa. Kivrin era molto preoccupata per le capacità di recupero della mia memoria. Finora non ho avuto difficoltà. AI contrario. Ho telefonato alle informazioni del servizio antiaereo e ho ricevuto il manuale completo d’illustrazioni e con le istruzioni per l’uso della pompa a staffa. Se le aringhe daranno fuoco a Lord Nelson, diventerò un eroe.

Questa notte c’è stato movimento. Le sirene hanno suonato presto e alcune delle donne che vanno a pulire gli uffici della City sono venute a rifugiarsi nella cripta con noi. Una mi ha svegliato mentre dormivo profondamente perché si è messa a ululare come una sirena. Aveva visto un topo. Siamo dovuti andare in giro a battere sulle tombe e sotto le brande con uno stivale di gomma per convincerla che se ne era andato. Evidentemente era quello che si proponeva la facoltà di storia: ammazzare i topi.

24 settembre — Langby mi ha portato a fare il giro. Prima nel coro, dove ho dovuto reimparare ad azionare la pompa a staffa, e ho ricevuto gli stivali di gomma e un elmetto di latta. Langby dice che il comandante Alien ci farà avere giacche d’asbesto come quelle dei vigili del fuoco, ma finora non sono arrivate, e con la mia giacca di lana e la sciarpa ho un freddo cane, sui tetti, anche se è settembre. Sembra novembre, tetro e grigio e senza sole. Su alla cupola e sui tetti, che in teoria dovrebbero essere piatti, ma sono invece costellati di guglie, pinnacoli, gronde e statue, tutti ideati espressamente per afferrare le bombe incendiarie e renderle irraggiungibili. Langby mi ha mostrato come si fa a spegnere un’incendiaria con la sabbia prima che bruciando sfondi il tetto e dia fuoco alla cattedrale. Mi ha mostrato le corde ammucchiate alla base della cupola, nell’eventualità che qualcuno debba salire sulle torri ovest o sulla cima della cupola stessa. Poi siamo ridiscesi alla Whispering Gallery.

Langby non è stato zitto un momento: un po’ erano istruzioni pratiche, un po’ mi raccontava la storia della chiesa. Prima di salire nella galleria mi ha trascinato alla porta sud per raccontarmi che Christopher Wren, l’architetto, in mezzo alle rovine fumanti della vecchia chiesa di San Paolo, chiese a un operaio di portargli una lapide dal camposanto per indicare il posto dove doveva andare la pietra angolare. Sulla pietra c’era scritto in latino «Risorgerò», e Wren rimase tanto colpito da quella coincidenza simbolica che fece scolpire il motto sopra la porta. Langby era tutto orgoglioso, come se non mi avesse raccontato un episodio che conoscono tutti gli studenti di storia al primo anno; ma immagino che, senza l’effetto della lapide del servizio antincendio, l’altro sia un bell’aneddoto.

Langby è salito di corsa su per la scala e sulla stretta balconata che circonda la Whispering Gallery, la Galleria dei Bisbigli, si è precipitato avanti a gridarmi le dimensioni e le caratteristiche acustiche. Si è fermato, con la faccia rivolta verso il muro opposto e ha detto sottovoce: — Puoi sentirmi bisbigliare per via della forma della cupola. Le onde sonore si rinforzano intorno al perimetro. Durante un bombardamento, sembra il tuono del Giorno del Giudizio, quassù. La cupola ha un diametro di trentadue metri ed è a ventiquattro metri dalla navata.

Ho guardato giù. La ringhiera è venuta meno sotto di me e il pavimento di marmo bianco e nero è salito a velocità vertiginosa. Mi sono aggrappato a non so che cosa e sono caduto in ginocchio, sconvolto e nauseato. Era spuntato il sole, e tutta la chiesa sembrava immersa nell’oro. Persino il coro di legno intagliato, le colonne di pietra bianca, le canne di piombo dell’organo, era tutto d’oro, d’oro.

Langby mi ha raggiunto di corsa e ha cercato di farmi mollare la presa. — Bartholomew — ha gridato. — Cosa ti succede? Per amor di Dio!

Sapevo che dovevo dirgli che, se avessi mollato, San Paolo e tutto il passato mi sarebbero crollati addosso, e non dovevo permettere che accadesse perché sono uno storico. Ho detto qualcosa, ma non era quello che intendevo, perché Langby ha stretto più forte. Mi ha trascinato via con violenza dalla ringhiera e mi ha riportato sulla scala, e mi ha lasciato cadere inerte sui gradini. È rimasto lì a guardarmi, senza dir niente.

— Non so cosa mi sia successo lassù — ho detto io. — Prima non avevo mai avuto paura delle altezze.

— Stai tremando — ha detto lui, bruscamente. — È meglio che vieni a sdraiarti. — Mi ha riaccompagnato nella cripta.

25 settembre — Recupero della memoria: manuale dell’ARP. Sintomi delle vittime dei bombardamenti. Fase prima… shock; stato stuporoso; la vittima non si accorge delle ferite e dice cose che non hanno senso. Fase seconda… brividi; nausea; la vittima si accorge delle lesioni e delle perdite subite; ritorna alla realtà. Fase terza… loquacità incontrollabile; desiderio di spiegare ai soccorritori il comportamento allo stato di shock.

Langby sicuramente deve aver riconosciuto i sintomi, ma come spiega il fatto che non c’era stata nessuna bomba? Io non posso certo spiegargli il mio comportamento da shock, e non è soltanto il sacro silenzio dello storico a trattenermi.

Langby non ha detto niente, anzi ha fissato il mio primo turno di guardia per domani sera come se non fosse successo niente, e non sembra più preoccupato degli altri. Tutti quelli che ho conosciuto finora sono nervosissimi (una delle cose che avevo immesso nella memoria a breve termine era che durante i bombardamenti tutti erano calmi), e da quando sono arrivato io non è caduta neppure una bomba vicino a noi. Sono cadute quasi tutti nell’East End e sui docks.

Stasera qualcuno ha accennato a un UXB, e ho pensato al modo di fare del decano e al fatto che la cattedrale sia chiusa quando sono quasi sicuro di aver letto che era rimasta aperta durante l’intero Blitz. Non appena avrò la possibilità, cercherò di recuperare gli avvenimenti di settembre. In quanto a tutto il resto, non so proprio come posso sperare di recuperare le informazioni giuste fino a che non saprò che cosa dovrei fare qui, ammettendo che debba fare qualcosa.

Non ci sono linee guida per gli storici, e non ci sono restrizioni. Potrei raccontare a tutti che vengo dal futuro, se pensassi che mi crederebbero. Potrei assassinare Hitler, se riuscissi ad andare in Germania. Oppure no? Alla facoltà di storia si fa un gran parlare del paradosso temporale, e gli studenti laureati che tornano dalle prove pratiche non dicono una parola in un senso o nell’altro. Il passato è solido, immutabile? Oppure ogni giorno c’è un passato nuovo e siamo noi storici a crearlo? E quali sono le conseguenze di ciò che facciamo, ammettendo che ci siano conseguenze? E come possiamo avere il coraggio di fare qualcosa, se non le conosciamo? Dobbiamo interferire audacemente, sperando di non causare la nostra rovina? Oppure non dobbiamo fare un bel niente, non dobbiamo interferire, dobbiamo stare a guardare San Paolo che brucia, se è necessario, per non modificare il futuro?

Tutti questi sono interrogativi adattissimi a una seduta di studio a sera inoltrata. Qui non hanno nesssuna importanza. Non potrei lasciar bruciare San Paolo come non potrei uccidere Hitler. No, questo non è vero. Ieri ho scoperto, nella Whispering Gallery, che potrei uccidere Hitler, se lo sorprendessi a dar fuoco a San Paolo.

26 settembre — Oggi ho conosciuto una giovane donna. Il decano Matthews aveva aperto la chiesa, e così la gente ha incominciato a venire di nuovo. La giovane donna mi ricordava Kivrin, anche se Kivrin è molto più alta e non si arriccerebbe mai i capelli in quel modo. Sembra che avesse pianto. Anche Kivrin aveva la stessa aria, quando è tornata dalla prova pratica. Il Medioevo era troppo per lei. Mi domando come se la sarebbe cavata al mio posto. Confidando le sue paure al prete locale, senza dubbio, come speravo che non facesse la ragazza che le somigliava.

— Posso aiutarla? — ho chiesto, anche se non avevo nessuna voglia di aiutarla. — Sono un volontario.

Lei aveva l’aria angosciata. — Non la pagano? — ha chiesto, e si è asciugata con un fazzoletto il naso rosso. — Ho letto di San Paolo e del servizio antincendio e cosi ho pensato: forse ci sarà un lavoro anche per me, magari nella mensa o qualcosa del genere. Un lavoro retribuito. — Gli occhi cerchiati di rosso erano pieni di lacrime.

— Purtroppo non abbiamo la mensa — ho risposto più gentilmente che potevo, tenendo conto del fatto che Kivrin riesce sempre a farmi spazientire. — E questo non è un vero rifugio. Alcuni di quelli di guardia dormono nella cripta. Ma siamo tutti volontari.

— Allora è inutile — ha detto lei. Si è asciutata gli occhi con il fazzoletto. — Amo San Paolo, ma non posso fare un lavoro volontario, adesso che il mio fratellino Tom è tornato dalla campagna. — Non riuscivo a capire bene quella situazione. Nonostante tutti i segni esteriori d’angoscia, sembrava piuttosto allegra, e non più vicina alle lacrime di quando era entrata. — Devo trovare un posto per noi. Ora che è tornato Tom, non possiamo continuare a dormire nella metropolitana.

Mi ha preso una sensazione improvvisa di paura, quella specie di fitta acuminata che dà a volte il recupero involontario. — La metropolitana? — ho chiesto, cercando di ripescare quel ricordo.

— Di solito all’Arco di Marmo — ha continuato lei. — Mio fratello Tom va a tenere il posto di buon’ora e io vado… — Si è interrotta, ha accostato il fazzoletto al naso e ci ha soffiato dentro con forza. — Mi scusi — ha detto. — Questo tremendo raffreddore!

Naso rosso, occhi lacrimosi, sternuti. Infezione delle vie respiratorie. Era un miracolo che non le avessi detto di non piangere. È una vera fortuna che finora non abbia commesso qualche errore imperdonabile, e non perché non riesco a pescare nella memoria a lungo termine. Non dispongo neppure della metà delle informazioni che mi servirebbero: gatti e raffreddori, e l’aspetto di San Paolo in pieno sole. È solo questione di tempo, prima che mi blocchi davanti a qualcosa che non conosco. Comunque, intendo tentare il recupero questa notte, dopo che finirò il mio turno di guardia. Almeno riuscirò a scoprire se e quando mi piomberà addosso qualcosa.

Ho rivisto il gatto un paio di volte. È nero come il carbone con una macchia bianca sulla gola, che sembra dipinta apposta per l’oscuramento.

27 settembre — Sono appena ridisceso dai tetti e sto ancora tremando.

All’inizio i bombardamenti erano quasi tutti sull’East End. Era uno spettacolo incredibile. Riflettori dappertutto, il cielo arrossato dagli incendi che si specchiava nel Tamigi, le bombe esplosive che scintillavano come fuochi d’artificio. C’era un tuono continuo, assordante, rotto solo di tanto in tanto dal rombo degli aerei e dal crepitio ripetuto delle mitragliere dell’antiaerea.

Verso mezzanotte le bombe hanno incominciato a cadere molto vicino, con un rumore orribile, come se mi passasse addosso un treno. Ho dovuto fare appello a tutta la mia forza di volontà per non buttarmi bocconi sul tetto, ma c’era Langby e mi guardava. Non volevo dargli la soddisfazione di assistere a una replica nel mio comportamento nella cupola. Sono rimasto a testa alta, con il secchio di sabbia in mano; ero molto fiero di me.

Le bombe hanno smesso di ruggire verso le tre, e c’è stata una pausa di mezz’ora circa; poi è incominciato un crepitio, come una grandinata sul tetto. Tutti, tranne Langby, hanno preso i badili e le pompe a staffa. Lui guardava me. E io guardavo la bomba incendiaria.

Era caduta a pochi metri di distanza, dietro la torre dell’orologio. Era molto più piccola di quanto immaginassi: era lunga appena una trentina di centimetri. Scoppiettava con violenza, e gettava il fuoco bianco-verdognolo fin quasi dove stavo io. Entro un minuto si sarebbe ridotta a una massa fusa e avrebbe incominciato a sfondare il tetto. Le fiamme, e le grida frenetiche dei vigili del fuoco, e poi le macerie bianche che si estendevano per miglia e miglia, e non sarebbe rimasto niente, niente, neppure la lapide del servizio antincendio.

Si stava ripetendo quello che era successo nella Whispering Gallery. Mi sono accorto di aver detto qualcosa, e quando ho guardato Langby ho visto che sorrideva, un sorriso storto.

— San Paolo brucerà — ho detto. — Non resterà più niente.

— Sì — ha detto Langby. — L’idea è proprio quella, no? Bruciare San Paolo? Non è questo, il piano?

— Il piano di chi? — ho chiesto stupidamente.

— Di Hitler, è chiaro — ha detto Langby. — A chi pensavi mi riferissi? — E poi, quasi con noncuranza, ha preso la pompa a staffa.

All’improvviso mi è balenata davanti agli occhi la pagina del manuale dell’ARP. Ho versato il secchio di sabbia intorno alla bomba che crepitava ancora, ho afferrato un altro secchio e gliel’ho vuotato sopra. Il fumo nero si è alzato in una nuvola così fitta che ho stentato a trovare il badile. Con la punta, ho cercato la bomba soffocata, e l’ho buttata nel secchio vuoto, poi l’ho riempito di sabbia. Le lacrime mi scorrevano sulla faccia a causa del fumo acre. Mi sono girato per asciugarle con la manica e ho visto Langby.

Non aveva mosso un dito per aiutarmi. Ha sorriso. — Non è un brutto piano, per la verità. Ma naturalmente non lasceremo che succeda. Il servizio antincendio è qui per questo. Per fare in modo che non succeda. Giusto, Bartholomew?

Adesso so qual è lo scopo della mia prova pratica. Devo impedire che Langby bruci San Paolo.

28 settembre — Cerco di convincermi che ieri notte mi sono sbagliato sul conto di Langby e che ho frainteso quello che ha detto. Perché dovrebbe aver voglia di bruciare San Paolo, se non è una spia nazista? Come sarebbe possibile che una spia nazista si fosse infiltrata nel servizio antincendio? Penso alla mia falsa lettera di presentazione e rabbrividisco.

Come posso scoprirlo? Se cercassi di sottoporlo a qualche prova, qualcosa che soltanto un buon patriota inglese nel 1940 può conoscere, ho paura che sarei io a farmi scoprire. Devo fare in modo che il recupero della memoria funzioni perfettamente.

Fino a quel momento, dovrò tener d’occhio Langby. Per ora, almeno, dovrebbe essere facile. Langby ha appena affisso i turni di guardia per le prossime due settimane. Siamo sempre insieme, tutti quanti.

30 settembre — So cos’è successo in settembre. Me l’ha detto Langby.