126414.fb2 Servizio antincendio - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 4

Servizio antincendio - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 4

Non sono riuscito a far intendere la ragione agli operai. Sono sceso in chiesa per protestare con Matthews, e ho visto Langby e il suo turista dietro a una colonna, vicino a una delle finestre. Langby aveva un giornale in mano e parlava all’uomo. Quando sono sceso dalla biblioteca un’ora dopo erano ancora lì. E anche il varco c’è ancora. Matthews dice che lo tapperemo con qualche asse e poi dovremo sperare in Dio.

5 novembre — Ho rinunciato ai tentativi di recupero. Ho perso tante ore di sonno che non riesco neppure a recuperare informazioni su un giornale di cui conosco già il nome. I doppi turni ormai sono abituali. Le donne delle pulizie ci hanno abbandonati completamente (come il gatto), e quindi nella cripta c’è silenzio, ma non riesco a dormire.

Se ce la faccio ad assopirmi, sogno. Ieri ho sognato che Kivrin era sui tetti, vestita da santa. — Qual era il segreto della tua prova pratica? — le ho chiesto. — Che cosa dovevi scoprire?

Lei si è asciugata il naso con un fazzoletto e ha risposto: — Due cose. Prima: il silenzio e l’umiltà sono i sacri oneri dello storico. Seconda… — Si è interrotta per sternutire nel fazzoletto. — Non dormire nella metropolitana.

La mia unica speranza è trovare una sostanza artificiale e indurre una trance. C’è un problema. Sono sicuro che è troppo presto perché ci siano le endorfine chimiche, e probabilmente anche gli allucinogeni. L’alcol c’è, senza dubbio, ma ho bisogno di qualcosa più concentrato della birra, l’unico alcolico che conosco di nome. Non oso chiedere agli altri. Langby ha già anche troppi sospetti sul mio conto. È come se consultassi l’Oxford alla ricerca d’una parola che non conosco.

11 novembre — Il gatto è tornato. Langby era di nuovo fuori con Alien, sempre a caccia delle giacche di asbesto, e così ho pensato che potevo lasciare San Paolo. Sono andato nel negozio d’alimentari a far la spesa, nella speranza di trovare qualche sostanza artificiale. Era tardi, e le sirene hanno suonato prima che fossi arrivato a Cheapside, ma di solito le incursioni non incominciano prima dell’oscurità. Ci ho messo un po’ per prendere tutte le provviste e per trovare il coraggio di chiedere al negoziante se aveva un po’ d’alcol; lui mi ha risposto di andare in un pub, e quando sono uscito dal negozio è stato come se fossi piombato all’improvviso in una voragine.

Non avevo idea di dove fosse San Paolo, o la strada o il negozio dal quale ero appena uscito. Sono rimasto fermo su quello che non era più il marciapiedi, stringendo il sacchetto con le aringhe e il pane con una mano che non sarei riuscito a vedere neppure se l’avessi alzata davanti agli occhi. Mi sono avvolto la sciarpa intorno al collo e mi sono augurato che i miei occhi si abituassero, ma non c’era neppure un filo di luce. Sarei stato contento se ci fosse stata la luna, anche se quelli di San Paolo la maledicono e sostengono che fa parte della quinta colonna. Almeno fosse passato un autobus, con i fari oscurati che dessero quel tanto di luce sufficiente per orientarmi. O una lampada tascabile. O il lampo di un cannone antiaereo. Qualunque cosa mi sarebbe andata bene.

Proprio in quel momento ho visto un autobus, due sottili fenditure gialle, molto lontano. Mi sono avviato in quella direzione e per poco non sono caduto dal marciapiedi. Il che voleva dire che l’autobus era di traverso rispetto alla strada; e quindi non era un autobus. Un gatto ha miagolato, vicinissimo, e mi si è strusciato contro le gambe. Ho guardato le luci gialle che avevo pensato fossero i fari dell’autobus. Gli occhi del gatto riflettevano una luce che veniva da chissà dove, anche se avrei giurato che non ce n’era una per miglia e miglia intorno: e la riflettevano verso di me.

— Un poliziotto ti farebbe fuori per quei fari, vecchio mio — gli ho detto, e poi, mentre un aereo mi passava rombando sopra la testa: — O un crucco.

Il mondo è esploso all’improvviso nella luce, i riflettori e un bagliore lungo il Tamigi che sembravano essersi accesi contemporaneamente, illuminandomi la via del ritorno.

— Sei venuto a prendermi, vero, vecchio mio? — ho detto allegramente. — Dove ti eri cacciato? Sapevi che avevamo finito le aringhe, eh? Questa è fedeltà. — Ho continuato a parlargli fino a casa e gli ho dato metà scatoletta di aringhe perché mi aveva salvato la vita. Bence-Jones ha detto che aveva sentito l’odore del latte del droghiere.

13 novembre — Ho sognato che mi ero perso nell’oscuramento. Non vedevo le mie mani neppure quando le sollevavo davanti alla faccia, e poi è arrivato Dunworthy e mi ha puntato addosso una lampada tascabile, ma io potevo vedere soltanto da dov’ero venuto, non dove stavo andando.

— A cosa serve? — ho chiesto. — Loro hanno bisogno d’una luce che gli mostri dove vanno.

— Anche la luce riflessa dal Tamigi? Anche la luce degli incendi e dell’antiaerea? — ha ribattuto Dunworthy.

— Sì, qualunque cosa è meglio di questo buio spaventoso. — Allora si è avvicinato per darmi la lampada tascabile. Ma non era una lampada tascabile, era la lanterna di Cristo del quadro di Hunt nella navata sud. L’ho puntata sul marciapiedi davanti a me per trovare la strada del ritorno, e invece ho illuminato la lapide del servizio antincendio, e allora mi sono affrettato a spegnerla.

20 novembre — Oggi ho cercato di far parlare Langby. — Ti ho visto chiacchierare con il vecchio — gli ho detto. Sembrava un’accusa, come volevo io. Volevo che lui pensasse che era un’accusa e che rinunciasse ai suoi piani.

— Leggevo — ha detto. — Non chiacchieravo. — Stava ammucchiando i sacchi di sabbia nel coro.

— Ti ho visto leggere, allora — ho detto in tono bellicoso, e lui ha lasciato cadere un sacchetto di sabbia e si è rialzato.

— Allora? — ha detto. — Questo è un paese libero. Posso leggere per un vecchio, se voglio, come tu puoi parlare con quella piccola smorfiosa del WVS.

— Che cosa gli leggi? — ho detto io.

— Quello che interessa a lui. È vecchio. Una volta, quando tornava a casa dal lavoro, beveva un po’ di brandy e ascoltava la moglie che gli leggeva i giornali. Lei è morta sotto i bombardamenti. Adesso leggo io, per lui. Non capisco perché ti riguardi.

Sembra vero. Non aveva la meticolosa casualità di una menzogna, e quasi quasi gli credevo, a parte il fatto che avevo sentito già una volta quel tono di verità nella sua voce. Nella cripta. Dopo che era caduta la bomba.

— Credevo che fosse un turista in cerca del Windmill — ho detto.

Langby mi ha guardato per un secondo senza capire e poi ha detto: — Oh, già. È entrato con il giornale e mi ha chiesto di spiegargli dov’era, e io ho guardato per trovare l’indirizzo. Giusto. Non avevo immaginato che non sapesse leggere. — Ma era sufficiente. Sapevo che mentiva.

Ha spinto un sacco di sabbia verso i miei piedi. — Naturalmente questo tu non puoi capirlo, non è vero? Un semplice gesto di gentilezza umana?

— No — ho risposto freddamente. — Non capisco.

Tutto ciò non prova niente. Lui non ha rivelato nulla, tranne forse il nome di una sostanza artificiale, e io non posso andare dal decano Matthews e accusare Langby di leggere a voce alta.

Ho aspettato che finisse nel coro e che scendesse nella cripta. Poi ho trascinato un sacco di sabbia su fin al tetto e l’ho messo di traverso sulla breccia. Finora le assi hanno resistito, ma tutti gli girano intorno cautamente, come se fosse una tomba. Ho aperto il sacco e ho versato la sabbia sul fondo. Se Langby ha notato che quello è il posto ideale per una bomba incendiaria, forse la sabbia servirà a spegnerla.

21 novembre — Ho dato a Enola un po’ del denaro dello «zio», quest’oggi, e le ho chiesto di comprarmi un po’ di brandy. Si è mostrata più riluttante di quanto pensassi, quindi debbono esserci complicazioni sociali che io non conosco; comunque ha accettato.

Non so perché fosse venuta. Ha incominciato a parlarmi del fratello e di qualche scherzetto che aveva combinato nella metropolitana e che l’aveva messo nelle grane con la polizia, ma dopo che le ho chiesto di procurarmi il brandy se n’è andata senza finire il racconto.

25 novembre — Oggi è venuta Enola, ma non ha portato il brandy. Andrà a Bath per le feste a trovare la zia. Almeno starà lontana dai bombardamenti per un po’. Non dovrò preoccuparmi per lei. Ha finito di raccontarmi quello che era successo al fratello e mi ha detto che spera di convincere la zia a tenere Tom finché durerà il Blitz, ma non è molto sicura che la zia acconsenta.

A quanto sembra il giovane Tom non è tanto un simpatico monello quanto una specie di delinquente precoce. Due volte si è fatto pizzicare mentre borseggiava la gente nel rifugio della metropolitana alla Bank, e così hanno dovuto tornare all’Arco di Marmo. L’ho consolata come ho potuto e le ho detto che tutti i ragazzi passano durante una fase difficile, prima o poi. In realtà avrei voluto dirle che non è il caso che si preoccupasse, che il giovane Tom mi sembra il tipo del superstite nato, come il mio gatto, come Langby, il tipo che pensa solo a se stesso, capace di sopravvivere al Blitz e di farsi strada nel futuro.

Poi le ho chiesto se mi aveva portato il brandy.

Enola si è guardata le punte dei sandali e ha mormorato con aria impacciata: — Credevo che te ne fossi dimenticato.

Io le ho detto che durante il servizio di guardia facciamo a turno a pagare le bottiglie, e mi è sembrato che fosse un po’ meno impacciata, ma sono convinto che approfitterà del viaggio a Bath per non farne niente. Dovrò lasciare San Paolo e andare a comprarlo io, e non mi va di lasciare Langby solo nella chiesa. Le ho fatto promettere di portarmi il brandy oggi, prima della partenza. Ma finora non è tornata, e le sirene hanno già suonato.

26 novembre — Enola non si è fatta vedere, e mi aveva detto che il suo treno partiva a mezzogiorno. Immagino dovrei essere contento perché, almeno, è al sicuro lontano da Londra. Forse a Bath riuscirà a guarire dal raffreddore.

Stasera è venuta una delle ragazze dell’ARP per chiedere in prestito metà delle nostre brande e ci ha parlato del disastro nell’East End, dove era stato colpito un rifugio di superficie. Quattro morti, dodici feriti. — E per fortuna che non era uno di quelli della metropolitana — ha detto. — Altrimenti sarebbe stata una vera carneficina, no?

30 novembre — Ho sognato che avevo portato il gatto a St. John’s Wood.

— È una missione di salvataggio, per caso? — ha chiesto Dunworthy.

— No, signore — ho risposto con orgoglio. — So cosa dovevo trovare nella mia prova pratica. Il perfetto superstite. Duro, ricco di risorse, egoista. Questo è l’unico che sono riuscito a trovare. Ho dovuto uccidere Langby, vede, per impedirgli di bruciare San Paolo. Il fratello di Enola è andato a Bath, e gli altri non ce la faranno mai. Enola porta i sandali in pieno inverno e dorme nella metropolitana e si fissa i capelli con le forcine perché si arriccino. Non può sopravvivere al Blitz.

Dunworthy ha detto: — Forse avrebbe dovuto salvare lei, invece. Come ha detto che si chiama la ragazza?

— Kivrin — ho risposto, e mi sono svegliato infreddolito e tremante.

5 dicembre — Ho sognato che Langby aveva la microbomba. La portava sotto il braccio, come un pacco avvolto nella carta marrone, e usciva dalla Stazione di San Paolo e saliva Ludgate Hill, verso la porta ovest.

— Non è giusto — gli ho detto sbarrandogli la strada con il braccio. — Non c’è nessuno di guardia del servizio antincendio.

Si è stretto la bomba al petto come un cuscino. — È colpa tua — ha detto, e prima che io potessi prendere la pompa a staffa e il secchio, l’ha lanciata dentro alla porta.

La microbomba non è stata inventata se non alla fine del ventesimo secolo; e poi sono passati altri dieci anni prima che i comunisti spodestati se ne impadronissero e la trasformassero in qualcosa che si può portare sotto il braccio. Un pacchetto che potrebbe cancellare un quarto di miglio della City. Grazie a Dio, è un sogno che non può avverarsi.

Nel sogno era una mattina di sole, e stamattina, quando sono smontato dal turno di guardia, il sole brillava per la prima volta dopo varie settimane. Sono sceso nella cripta e poi sono risalito, e ho fatto altre due volte il giro dei tetti, poi ho ispezionato la scalinata e i dintorni e tutti i vicoletti dove una bomba incendiaria poteva esser sfuggita all’attenzione. Dopo mi sono sentito un po’ più tranquillo, ma quando mi sono addormentato ho sognato di nuovo: questa volta ho sognato l’incendio, e Langby che stava a guardare sorridente.

15 dicembre — Stamattina ho trovato il gatto. Questa notte i bombardamenti sono stati pesanti, ma quasi tutti verso Canning Town, e sui tetti era piovuta poca roba o niente. Ma il gatto era morto. L’ho trovato stamattina sulla scalinata quando ho fatto il mio giro. Dev’essere stato lo spostamento d’aria. Non aveva un segno addosso, tranne la sua macchia bianca sulla gola, ma quando l’ho raccolto era tutto gelatina, sotto la pelle.

Non sapevo cosa farne. Per un momento ho pensato assurdamente di chiedere a Matthews se potevo seppellirlo nella cripta, perché era morto onorevolmente in guerra o qualcosa del genere: Trafalgar, Waterloo, Londra, caduto in combattimento. Ho finito per avvolgerlo nella mia sciarpa e l’ho portato giù da Ludgate Hill, in una casa spianata dalle bombe e l’ho sepolto tra le macerie. Non servirà a niente. Le macerie non saranno una protezione contro i cani e i ratti e non riuscirò più a procurarmi un’altra sciarpa. Ho quasi finito il denaro dello zio.

Non dovrei starmene qui seduto. Non ho controllato i vicoletti e il resto della scalinata, e potrebbe esserci una bomba incendiaria a scoppio ritardato o qualcosa d’altro che mi è sfuggito.