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La dottoressa Lejeune raccolse uno dei fogli piegati e lo aprì. C’era scritto, “ATTENTI, GENITORI: È ARRIVATA LA VARICELLA!” La dottoressa Lejeune lo ripiegò. «Lasciatevi Stupire?» disse.
«Sì, lo sa, ti dice che colori ti stanno bene addosso in base alle tonalità della pelle. E poi scappa con te, almeno se sei la madre di Brendan James. A me ha solo detto di comprarmi vestiti color fucsia.»
La dottoressa Lejeune prese un po’ di fogli arancioni e cominciò a piegarli.
«In effetti, la cosa non mi ha sorpreso affatto. C’era un articolo sul Woman’s Day che parlava delle Crisi da Scimmia. Sa, quel periodo del matrimonio quando ti senti solo una bestia da soma. Solo la settimana prima aveva portato il pranzo a Brendan, che l’aveva dimenticato a casa, e mi aveva detto che ormai il marito si accorgeva di lei solo quando non trovava più le chiavi di casa. Però mi fa rabbia. Voglio dire. Lasciatevi Stupire era quasi l’unico scapolo rimasto in città.»
«È sposato il signor Paprocki?» chiese la dottoressa Lejeune, piegando i volantini.
«Il Vecchio Scartafaccio?» replicò Sherri, sorpresa. Piegò l’ultimo foglio che aveva ed estrasse timbro e tampone dal cassetto della scrivania. «Sposato? Vuole scherzare? Non alza mai gli occhi dai suoi moduli in triplice copia abbastanza a lungo per notare che sei una donna, figuriamoci se ti si sposa!» Passò il timbro due o tre volte nel tampone e lo sbatté sul volantino. Era una faccina sorridente. Passò al successivo. «E il dottor Simons? Immagino che sia troppo bello per non essere sposato.»
«No,» disse la dottoressa Lejeune, pensando a qualcun altro. «Ha passato gli ultimi cinque anni in un monastero tibetano.»
«Sta scherzando!» disse Sherri. «È perfetto!»
La dottoressa Lejeune socchiuse gli occhi. «Perché dice così?»
«Be’, perché probabilmente é disperato. Io lo sarei dopo cinque anni senza sesso,» disse, continuando a timbrare. «Ma che dico? Io sono disperata dopo cinque anni senza sesso. Da quel punto di vista, scommetto che può prenderselo la prima che passa.»
«Verrò a cercare il signor Paprocki più tardi,» disse la dottoressa Lejeune, passando a Sherri la pila di fogli piegati. «Gli dica solo che gli vorrei parlare a proposito dell’aula di musica.»
«Che problema c’è?»
«È troppo piccola. C’è tutta l’attrezzatura là dentro e quasi non ci si riesce a muovere. Mi chiedevo se non ci fosse qualche altra stanza disponibile.»
«Me l’ha chiesto Carolyn Hendricks stamattina, e io ho domandato al Vecchio… al signor Paprocki. Ha risposto che sapeva che era troppo piccola e aveva proposto al dottor Young di spostarsi in biblioteca, ma quello aveva insistito nel rimanere laggiù. Ha detto che era perfetta per le sue esigenze.»
Mentre Carolyn aspettava Wendy dall’ortodontista, tolse la grappetta dal volantino arancione che aveva ricevuto da Sherri prima di uscire e lo lesse.
“ATTENTI, GENITORI: È ARRIVATA LA VARICELLA!” c’era scritto in lettere maiuscole. C’erano dei sottotitoli: State all’erta, Preparatevi e Informatevi, ognuna con un simpatico disegnino di un’ape accanto. “State all’erta. Dall’inizio dell’anno scolastico sono stati segnalati sedici casi nel nostro Stato, di cui due a Henley, ma finora non ce n’è stato nessuno nelle scuole.”
La sezione Preparatevi elencava i sintomi della malattia, e la sezione Informatevi parlava del periodo di incubazione, che era da tredici a diciassette giorni, e concludeva: “La massima probabilità di contagio da varicella si ha il giorno prima che appaiano i sintomi e durante i primi giorni di malattia.”
Grande, pensò Carolyn. Né Liz né Wendy hanno mai avuto la varicella anche se sono state esposte tutte e due da piccole.
Quando Wendy ebbe finito, Carolyn fece una scappata alla lavanderia e dalla banca, poi andò al supermercato.
«Ricordati che è finita la gassosa,» le disse Wendy. «E l’allenatore Nicotero ci ha detto che dovremmo mangiare qualcosa…»
«Di ciascuno dei quattro gruppi di alimenti,» fece Carolyn. «Ma lo sai che la gassosa non fa parte di nessuno di essi?»
«Dopo mi porti al centro commerciale a comprare le scarpe da ginnastica?» chiese Wendy. «Oggi durante l’allenamento mi si sono slacciate le scarpe e ho chiesto il time-out, ma Sara Perkins ha detto che non ci sono time-out nella pallavolo e io le ho ribattuto che in ogni gioco ci sono. Allora ci andiamo?»
«Andiamo dove?» disse Carolyn, fissando le due bottiglie di gassosa da due litri. Quando era al college, la gassosa si vendeva in bottiglie dal formato ragionevole. Compravano una bottiglia a testa di Coca-Cola, aranciata e limonata per i loro suicidi, e cos’altro? Chinotto? Soda alla panna?
«A comprarmi le scarpe da ginnastica. Al centro commerciale.»
Carolyn guardò l’orologio. «Sono già le cinque meno un quarto, e papà ha detto che sarebbe tornato presto stasera. Ci andiamo stasera dopo cena.»
«Mamma,» disse Wendy, riuscendo in qualche modo ad infilare parecchie altre sillabe dentro “mamma”, «è mercoledì. Ho l’allenamento alle sei.»
Carolyn comprò bottiglie da due litri di Coca-Cola, aranciata, soda alla panna, chinotto, limonata e batterie nuove per la torcia elettrica, dopodiché portò di corsa Wendy al centro commerciale per comprarle le scarpe. Rientrarono solo alle cinque e mezzo.
«Ceno da Lisa,» disse Liz. «Prepariamo le richieste con il suo computer.»
«Ho l’allenamento alle sei,» disse Wendy, allacciandosi le scarpe da ginnastica.
Carolyn le preparò un panino col burro di arachidi e cominciò a togliere la spesa dalle buste. «Liz, ha chiamato papà?»
«No. Ha telefonato Sherri però. Vuole che la richiami a scuola. Che computer avevate al college?»
«Non ne avevamo.» Carolyn tirò fuori le bottiglie di gassosa e le appoggiò sul ripiano. «Non c’erano computer a quel tempo.»
«Stai scherzando! E allora che c’era?»
«Sono le sei meno venti,» disse Wendy, masticando il panino.
Carolyn diede una mela a Wendy e telefonò a Sherri.
«Dopo la scuola ho parlato con la madre di Monica e Ricky Morales, e non è sorpresa del fatto che la madre di Brendan sia scappata con quell’uomo, Lasciatevi Stupire. Ha letto un articolo nel Cosmopolitan sui sette sintomi della Crisi dei Quarant’anni, e quella li aveva tutti. Quarantatré anni, un marito che non è mai in casa, e due bambini nell’età critica…»
«Quanto? Tredici e diciassette anni?» chiese Carolyn.
«No. Due e cinque. L’articolo diceva che sarebbe stata preda facile del primo uomo che le avesse rivolto due parole carine.»
«Mamma, manca un quarto alle sei,» disse Wendy.
«So come ci si sente in quei casi,» fece Carolyn.
«Ma io ti conosco,» le disse Sherri. «Non scapperesti mai con nessuno. Sei pazza di Don, e le bambine sono fra le più belle che conosca.»
«Mamma,» fece Wendy, indicando l’orologio della cucina.
«Ho un po’ di fretta,» disse Carolyn. «Magari ti richiamo, va bene?»
«Non ce n’è bisogno. Volevo solo avvertirti che ha telefonato la madre di Heidi Dreismeier. È venuta a sapere che facevi dei test e voleva sapere quello che doveva studiare la figlia. Le ho detto di non preoccuparsi, ma sai com’è fatta. Mi sa che ti richiamerà fra un po’. Ci sentiamo domani,» disse, e mise giù la cornetta.
Carolyn si infilò la giacca e tirò fuori le chiavi della macchina dalla borsetta. Suonò il telefono. Passò le chiavi a Liz e rispose.
«Ciao tesoro,» disse Don. «Com’è andato il primo giorno di lavoro?»
«Bene.» rispose, salutando le ragazze con la mano. «Abbiamo solo spostato attrezzatura. E sedie. Ancora non so bene cosa sia questo progetto. C’è una macchina che assomiglia a una gigantesca lampada di pietra lavica. E quello con cui lavoro…»
«Quello con cui lavori?»
«Niente. Hai sentito che la madre di Brendan James è scappata con Lasciatevi Stupire? E ci sono stati due casi di varicella a Henley.»