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«In base a mio giudizio professionale Harry Rudolph McKay, adulto, di razza bianca, è morto a causa di una ferita alla testa, ferita inferta con un pesante strumento contundente. Non sono state riscontrate altre cause che hanno contribuito alla morte e non si sospetta nessuno in particolare.»
La relazione del coroner, divulgata due giorni dopo il ritrovamento di Harry McKay, confermava ciò che tutti avevano supposto. Agli ordini del detective Simeon, il Dipartimento di polizia di Tarrytown intraprese una delle più grandi indagini della sua storia. Ned McKay richiese formalmente al Ministero della giustizia l’intervento del FBI, ma la richiesta fu respinta poiché non c’erano prove che i confini di Stato fossero stati oltrepassati, presupposto essenziale per un’azione federale.
Marie Neuberger si trasferì in casa di Vera, quando lei e Annie vi fecero ritorno. Sperava che la bambina rivelasse, con una visione, chi era l’assassino del padre.
La polizia piantonò la casa per tenere lontani i giornalisti e dirottò il traffico dei curiosi. Vera fu di nuovo costretta a usare una speciale cassetta postale a causa della strana corrispondenza che riceveva: infatti patetiche richieste di aiuto rivolte ad Annie cominciarono ad arrivare dopo le prime notizie del ritrovamento della salma, spesso di genitori di figli scomparsi. A malincuore, Vera doveva respingerle. Come la Neuberger era convinta che le facoltà di Annie operavano soltanto per la loro famiglia.
Le esequie di Harry ebbero luogo quattro giorni dopo la relazione del coroner. Fu un avvenimento che mobilitò i mass-media. Giornalisti, fotografi, cameraman di tutto il mondo affollarono il cimitero di Mount Haven, nei sobborghi di Tarrytown, dissezionando ogni attimo del rito come se rispetto e riservatezza non esistessero più.
Il rito funebre cominciò alle undici di mattina nella piccola cappella di legno del camposanto. Vera aveva deciso di lasciare a casa Annie, poiché le esequie e l’assalto dei fotografi avrebbero potuto traumatizzarla. La Neuberger rimase con la piccola, tenendola costantemente d’occhio, nel caso che il funerale provocasse in lei qualche nuova visione.
Un organista eseguì in sordina alcuni inni mentre trecento persone sfilavano accanto alla bara chiusa, che, per esplicita richiesta di Ned, era di solida quercia, foderata di seta e lino. Niente era troppo bello per Harry, aveva affermato Ned, insistendo anche per accollarsene le spese. Volle anche che il fratello fosse sepolto con l’abito grigio che gli piaceva tanto e che la Bibbia della famiglia McKay, cimelio ereditario da oltre mezzo secolo, fosse interrata con lui.
Quando la sfilata terminò i presenti occuparono i lucidi banchi della chiesetta. Ned scortò la cognata nella prima fila, poi prese posto sul pulpito, di fianco al sacerdote. Vera si comportava con notevole forza d’animo. L’intervallo di tempo tra la scoperta del cadavere e le esequie aveva costituito un opportuno cuscinetto che le aveva permesso di riprendersi dallo choc. Indossava un sobrio vestito nero, ravvivato soltanto da un medaglione al collo che racchiudeva la fotografia di Harry.
Dopo una breve preghiera Ned andò al leggio. Con voce insolitamente esitante, pronunciò l’unico panegirico del rito.
«Tutti amavano mio fratello», disse con voce tremante, in piedi dietro al leggio. «Non aveva nemici, nemmeno in affari. Non ebbe mai parole dure contro nessuno, inclusi i suoi concorrenti. Chiunque abbia posto fine ai suoi giorni è un pazzo, un essere malato, uno da assicurare alla svelta alla giustizia. Ma, conoscendo Harry, sappiamo che probabilmente chiederebbe che il proprio assassino fosse perdonato. Perché ecco com’era: buono e misericordioso. Ricordo che una volta, mentre stava passando accanto a dei ragazzi che giocavano a baseball, fu colpito alla schiena con violenza dalla palla. Un colpo estremamente doloroso, ma Harry si preoccupò assai più del ragazzo che l’aveva colpito. Andò da lui e gli assicurò che andava tutto bene, che si era trattato solo di un incidente. Questo era il nostro Harry. Sarà ricordato e rimpianto da tutti coloro che lascia sulla terra, qui e ovunque.»
Molti dei presenti annuirono. Dopo aver concluso con un tributo per Annie e Vera, Ned si mise alla testa di un gruppo di becchini che trasportarono il feretro su un’altura vicina. Il terreno era coperto di corone di fiori, alcune inviate da compagnie d’assicurazione di altri stati. Una veniva addirittura da un gruppo inglese d’indagine sui fenomeni dello spirito.
Era presente il fior fiore di Tarrytown, ma ancora una volta la solennità del momento fu distrutta dalla continua presenza di fotografi e cameraman, che protendevano come armi le loro macchine e i loro microfoni.
Vera sedette silenziosa presso la tomba, con Ned al fianco che le teneva la mano. In pochi minuti fu tutto finito. Il corpo di Harry McKay venne calato sottoterra, mentre un elicottero della polizia di Tarrytown sorvolava la zona, scattando foto dei presenti. Ed Simeon obbediva alla tradizionale convinzione che spesso gli assassini si divertono ad assistere ai funerali delle loro vittime.
Prima d’interrogare Vera, Simeon attese un altro giorno. Voleva muoversi rapidamente, ma non era insensibile al dolore dei McKay.
Su richiesta di Vera, il colloquio si svolse in cucina, in modo che Annie non sentisse. Ned insisté per assistervi, sia come membro della famiglia, sia come legale della cognata. I tre sedettero intorno al tavolo di formica. Dal soggiorno proveniva un profumo di fiori.
Simeon si era buscato una brutta tosse. Il suo viso sembrava più lungo del solito. Aveva l’aspetto di un uomo che non sarebbe arrivato in tempo alla pensione.
«Mrs. McKay», cominciò Simeon con la sua voce rauca, «mi rendo conto che è duro per lei, ma di suo marito ne sa più di chiunque altro al mondo, tranne forse Mr. McKay, e ci occorre il suo aiuto.»
Vera annuì; si era completamente ricomposta, sebbene avesse gli occhi ancora gonfi per il gran piangere.
«Vede, signora», proseguì Simeon, «a volte la gente in situazione come la nostra tace determinate cose perché è a disagio, o ritiene di potere danneggiare il ricordo di qualcuno. Le chiedo di non farlo. A lungo andare è controproducente.»
«Stia tranquillo», lo assicurò Vera.
«Signora, appena prima di scomparire suo marito non aveva qualche grossa preoccupazione: soldi, amici, famiglia?»
«No. Era assolutamente sereno. Non c’era niente che lo turbasse.»
«Gli capitava di dover parlar male di qualcuno?»
«No. Non lo faceva mai.»
«Mai, signora?»
«Mai», confermò Vera.
«Forse è un po’ esagerato», ribatté Simeon. «Mrs. McKay, sappiamo tutti che era un uomo come si deve, ma qualche volta deve essersi espresso aspramente, anche su cose di poco conto. Se ha avuto attriti con qualcuno dobbiamo saperlo.»
Vera sospirò e alzò gli occhi al cielo. Ne aveva passate tante che era difficile avere idee chiare. Ned notò il suo turbamento e intervenne immediatamente. «Signor Simeon, lei ha sentito il mio panegirico, di cui confermo ogni parola. Harry non aveva assolutamente nemici. In realtà, l’unico problema che aveva quando è scomparso era con un riparatore di macchine per scrivere, una sciocchezza, naturalmente.»
«Non lo metto in dubbio, signore», disse Simeon. «Se questa è la verità non voglio altro. Andiamo avanti. Nessun tipo sospetto era mai venuto in casa o in ufficio o nei paraggi?»
Ned e Vera si guardarono, stringendosi nelle spalle. «No», rispose lei, «non che io sappia.»
«Esatto», aggiunse Ned.
«Mr. McKay ha mai ricevuto minacce anonime?»
«No.»
«Nei mesi precedenti alla sua morte ha avuto qualche particolare difficoltà in casi assicurativi?»
Di nuovo intervenne Ned. «Casi difficili ce ne sono sempre», disse. «La gente si ritrova delusa dalle polizze. I danni vengono decurtati. Ma sono cose di ordinaria amministrazione, in cui di solito si raggiunge un accordo, e Harry si batteva sempre a favore dei suoi assicurati. Era famoso per questo.»
«Inoltre», aggiunse Vera, «non spettava a Harry prendere decisioni che potessero irritare gli assicurati. Toccava alle compagnie assicuratrici, e i clienti lo sapevano.»
«Be’», commentò Simeon, «la gente può e non può saperlo, signora. Lei resterebbe sorpresa di come si arrabbiano certe persone se il perito, per un parafango ammaccato, gli tira via dieci dollari dall’indennizzo che loro pensano di dover ricevere. Se la prendono col primo che capita.» Prese qualche appunto; la sua faccia malinconica ricordò a Vera il muso di un bassett hound.
«Non credo che lei approderà a qualcosa su questa direttrice», osservò Ned. «Se c’era qualche grosso problema, l’avrei saputo.»
«Bene, dovremo controllare i libri della sua compagnia», dichiarò Simeon.
«Nessun problema», rispose Ned.
Simeon si rivolse a Vera e fu evidente della tensione dei suoi muscoli del collo che il difficile stava arrivando. «Signora», disse, «la prego di non offendersi, ma devo rivolgere qualche domanda… personale.»
«Dica pure», replicò Vera.
«Be’, quando era più giovane, Mr. McKay era noto per i suoi… successi in società.»
Vera riuscì ad abbozzare un leggero sorriso. «Capisco a che cosa allude.»
«E, signora, be’… da giovane, qualcuno sgarra.»
«Ma andiamo!» scattò Ned.
«Mr. McKay, anche questo fa parte delle indagini.»
Ned si fece rosso di collera. «Ma mio fratello è appena stato seppellito!»
«Signore, non posso aspettare», ribatté Simeon. «Sono piste e indizi che si raffreddano presto, e Mr. McKay è stato ucciso mesi fa.»
Vera mise una mano su quella di Ned. «Non preoccuparti. Sono tranquilla. Non credo che Harry abbia fatto pazzie dopo che ci siamo sposati. Diceva a volte che i suoi giorni da leone se li era lasciati alle spalle.»
«Ma non c’è stata nessuna crisi nel vostro matrimonio?» domandò Simeon.
«No, direi proprio di no.»
«Nessuna diceria, nessun sospetto che Mr. McKay avesse trovato… nuovi interessi?»
«No. Rincasava e restava con noi tutte le sere, quando i suoi impegni glielo consentivano.»
«Si assentava per viaggi d’affari?»
«A volte.»
«Dove, signora?»
«Oh, Washington, Atlanta, a volte Chicago. Qualche puntata a St. Paul perché c’è una grossa compagnia d’assicurazioni.»
«Non si è mai chiesta se fossero solamente gli affari il motivo di quei viaggi?»
«Oh, ritengo che ogni moglie se lo chieda, ma nel nostro caso era diverso. Il nostro matrimonio era perfetto. Non solo buono. Perfetto.»
«Capisco.»
Il colloquio si trascinò, con Simeon che non approdava a niente di concreto. Il detective rimase lì per quasi tutta la giornata, sondando in ogni direzione, ripetendo in modo diverso, cinque o sei volte, la stessa domanda. Non poteva sapere che il passo più importante per lo sviluppo dell’indagine stava verificandosi proprio alla sua scrivania, nel suo ufficio.
Durante quel giorno arrivarono all’apparecchio di Simeon tre telefonate, tutte di donne, tutte per dire che avevano informazioni sul caso McKay. Ogni donna lasciò detto che avrebbe richiamato. Per il centralinista della polizia fu evidente che ognuna delle tre aveva camuffato la propria voce telefonando, senza lasciare né nome né numero.
Telefonate analoghe pervennero al Daily News, per Larry Birch. Birch fu informato quando a sua volta chiamò il giornale. Le donne, anche in quel caso, avevano promesso di ritelefonare dopo le cinque, quando Birch fosse rientrato per buttare giù i suoi articoli.
Come sempre, la scrivania di Birch era un caos di giornali, tazze di caffè, ritagli di stampa e scartafacci vari. Birch si lasciò andare sulla sedia, davanti alla vecchia Remington Standard in precario equilibrio su un vacillante tavolino, e si sgranchì le tozze dita callose pronte a pestare sui tasti. Inserì nel rullo una velina gialla e batté inchiesta mckay sull’angolo a sinistra in alto.
Poi scrisse:
Oggi la polizia ha passato al setaccio Tarrytown alla ricerca di indizi sul più strano assassinio cui la Contea di Westchester abbia assistito da anni. Sotto le direttive del detective Edward Simeon, un veterano dalla faccia malinconica, gli agenti hanno rastrellato la zona dove è stato trovato il corpo di Harry McKay, stimato agente assicurativo di Tarrytown. Hanno anche interrogato gli abitanti dell’area limitrofa.
Uno dei funzionari ha detto…
Squillò il telefono e Birch si fermò, afferrando il ricevitore. Contemporaneamente accese un registratore collegato al telefono.
«Birch.»
«Mr. Birch?»
«Sì, Larry Birch.»
«L’ho chiamata prima, Mr. Birch, ma lei non c’era.» La voce era soffocata, come se parlasse attraverso un fazzoletto.
«Adesso ci sono», ribatté Birch.
«Sì, lo sento. Sa perché le telefono?»
«Se è vero quanto mi hanno riferito, riguarda il caso McKay.»
«Esatto.»
«Mi dica, allora», sollecitò Birch.
«Mi è molto difficile.»
«Glielo renderò facile per quanto posso. Cominciamo con il suo nome.»
«Oh, questo non è necessario. I nomi verranno dopo.»
«Aiuta molto sapere chi è la persona», replicò Birch. «Aumenta la credibilità, se non altro.»
«Preferisco di no», insisté la voce.
«Come vuole. Che cos’ha da dirmi?»
La voce, di colpo, si fece cupa. «Mr. Birch, temo che la stiano ingannando.»
«Oh? E chi mi starebbe ingannando?»
«Vera McKay.»
«In che modo mi starebbe ingannando?»
La voce sospirò. «Be’, Mr. Birch, sono certa che lei ritenga la McKay una dolce, innocente creatura affranta per la morte del marito.»
«Sì, francamente è così.»
«E che abbia una figlia con strane facoltà.»
«Già. Anche questo è vero.»
Altro sospiro. «Vede? La stanno prendendo per il sedere. Il fatto è, signor giornalista, che Vera McKay odiava tremendamente Harry. Litigavano in continuazione. Già, lui la trattava come spazzatura… così diceva lei.»
Birch si irrigidì sulla sedia pericolante. «Lei come fa a saperlo?» chiese arcigno.
«Oh, me l’ha detto un uccellino.»
«Sia chiara!»
«A suo tempo e luogo, Mr. Birch. Ma per il momento lei dovrebbe sapere che la sua cara Vera voleva il divorzio, ma aveva paura che Mr. Ned McKay la inchiodasse con un sacco di cavilli legali, se capisce che cosa voglio dire.»
«Non del tutto. Sono un innocentino.»
«Questi McKay sono così uniti! Se la furba Vera avesse tentato di divorziare da Harry, Ned sarebbe ricorso ad ogni codicillo per controbatterla e tutta Tarrytown avrebbe approvato.»
«Sbaglio», commentò Birch, «o Mrs. McKay non le è molto simpatica?»
«Oh, non saprei. Vera può essere piacevole quando non sfodera gli artigli. Ma c’è tutto un altro lato della faccenda che lei non ha considerato.»
«Perché ha tanto interesse che io lo consideri?»
«Puro spirito di giustizia, signore. Alcuni di noi vogliono che Tarrytown rimanga pulita.»
«Harry McKay sapeva che sua moglie voleva il divorzio?» domandò Birch.
«Chi lo sa? Harry era un taciturno. Non amava parlare delle sue cose personali.»
Birch tacque per riordinare le idee. La telefonata era una bomba, del tutto inaspettata e parecchio sospetta. Sapeva di non poterci credere alla lettera, ma sapeva anche di non poterla ignorare. Doveva accertare quell’accusa, anche se la cosa gli ripugnava.
«Senta», disse, «non mi piace ripetermi, ma quanto mi racconta avrebbe molto più successo se sapessi chi è lei.»
«Lo saprà», rispose la voce, «quando si aprirà il processo.»
«Che processo?»
«Oh, capisce, finiranno con il pescare qualcuno per la morte di Harry, colpevole o no. Conosce la polizia. Ma quando l’avvocato difensore comincerà a cercare testimoni, provi un po’ a indovinare chi salterà fuori a sussurrargli all’orecchio qualcosa su Vera McKay?»
«Gentile da parte sua, no?»
«Voglio che trionfi la giustizia, Mr. Birch.»
«Vedo. Tra parentesi, ha qualche prova per avvalorare quanto mi dice?»
«Solo la mia parola… e quella di un sacco d’altra gente.»
«Che cosa diavolo significa?»
«Significa che tantissime persone non sono disposte a lasciarla passare liscia a Vera McKay.»
E l’interlocutrice troncò di colpo la comunicazione. Perplesso, Birch spense il registratore. La sola cosa che gli saltò subito all’occhio riguardo alla telefonata era la promessa della donna di testimoniare al processo. Gli informatori anonimi non si espongono quasi mai. Inoltre la donna aveva detto che altra gente sarebbe salita sul banco dei testimoni. Sembrava sicura di sé, convinta.
Eppure, Birch se ne rendeva conto, poteva trattarsi di qualche esaltata che iniziava una campagna di calunnie che avrebbe smessa solo in cambio di «considerazione». Impossibile accertare subito la verità, almeno per lui.
Con un simile dilemma irrisolto, continuò a scrivere il suo articolo. Era a pagina quattro quando il telefono squillò di nuovo. Riaccese il registratore e alzò il ricevitore.
«Qui Birch.»
Ancora una voce femminile, quella volta piuttosto autoritaria, quasi militaresca. «Ho delle notizie», disse la donna.
«Davvero?» chiese Birch. «Riguardo a che cosa?»
«McKay.»
«Chi parla, prego?»
«Non intendo dare il mio nome.»
«Che persone timide incontro oggi!» esclamò Birch. «Mi dica, signora.»
«Alcuni di noi qui in città sono turbati dalla morte di Harry McKay. Era un uomo molto stimato.»
«Sì, lo so.»
«Non sua moglie.»
«Ah sì?»
«Sono sicura che altri intendono dirglielo e posso confermare quanto affermano. Tutte queste storie sulla vedova disperata mi danno il voltastomaco. Quella si disperava soltanto quando non la portavano a cena fuori. Questa è Vera McKay.»
«A me sembra proprio a posto», ribatté Birch.
«Naturalmente. E una splendida commediante, un’autentica Sarah Bernhardt. Ma odiava Harry con tutta l’anima. Non aveva limiti. Lo ridicolizzava.»
«In che modo?»
«Sparlava sempre di lui. Che era grande e grosso, ma un po’ scemo. Che, senza l’appoggio del fratello, sarebbe stato uno zero. Ricordo che lo definiva un seccatore e che lei non poteva vederselo tra i piedi.»
«Sa una cosa?» ribatté Birch. «Moltissima altra gente con cui ho parlato la pensa in modo diametralmente opposto.»
«Oh, la gente parla bene per decenza», affermò la voce, «specie quando si tratta dei McKay. Non vengono certo a raccontarle…»
«Continui.»
«Non vengono a raccontarle che Vera spesso diceva di desiderare la morte di Harry.»
«Questa non la bevo.»
«L’ho sentita con le mie orecchie.»
«Forse in un momento di rabbia.»
«Oh, no. Anzi, rideva e diceva: ‘Se solo morisse, troverei un altro gonzo entro dieci minuti’. Così diceva.»
«Non ci credo.»
«Ci crederà quando sarà ripetuto sotto giuramento, Mr. Birch, e non solo dalla sottoscritta.»
Di nuovo l’impegno a testimoniare e la convinzione che anche altri l’avrebbero fatto. Chiaramente era una campagna orchestrata. Ma perché, si chiese Birch, quelle donne erano decise a distruggere Vera? Di sicuro i loro motivi non obbedivano allo spirito di giustizia.
«Mai visto una donna suscitare tanto odio», disse Birch, «ma, francamente, quelli con cui ho parlato a faccia a faccia amano Vera.»
«Per forza», replicò la voce. «Lei era molto abile nell’accattivarsi la gente. Ma, ogni tanto, con qualcuna di noi, si apriva. Qualche bicchierino le scioglieva la lingua.»
«Beve?»
«Beveva.»
«Lo sa, c’è in tutto questo l’allusione che sia stata Vera McKay a uccidere il marito», commentò Birch, perentorio.
«Oh, lei dice?»
La telefonata cessò di colpo.
Birch rimase seduto per un po’, cercando di individuare in quella telefonata gli elementi che l’avevano fatto sentire tanto diffidente. Poi si ricordò all’improvviso del caso Bronson. Bronson, un reduce della seconda guerra mondiale, aveva costituito un gruppo di killer per un’attività criminale organizzata. Quando uno dei suoi uomini veniva arrestato, quello dava solo il suo nome, il grado e il numero di matricola. Quelle donne sembravano seguirne l’esempio: sembravano macchine sottoposte a un controllo esterno. Era possibile che facessero parte di qualche setta fanatica o associazione criminosa. Ma, si disse Birch, lui non poteva ignorare la possibilità che quelle donne affermassero il vero.