129330.fb2 Visioni di terrore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 7

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6

Annie era pronta per rientrare a scuola. Vera le comprò un nuovo paio di jeans con una giacchetta in tinta e una cartella di tessuto scozzese con sopra il suo nome in lettere arancione. Annie era sempre più vivace. Ormai teneva gli occhiali solo per qualche ora al giorno. La vista era buona, tranne, di tanto in tanto, un annebbiamento delle pupille, che di solito spariva in qualche secondo. Dopo l’episodio della «scheggia di vetro» non aveva più avvertito niente di anormale.

Vera cominciò a cercarsi un lavoro. I risparmi e le obbligazioni fiduciarie di Annie assicuravano loro da vivere, ma Vera si sentiva estranea alla comunità. Ogni giorno scorreva le offerte di impiego sul New York Times e sulla stampa locale. Il giorno prima del rientro a scuola di Annie doveva avere un colloquio con una certa Mrs. Cynthia Malone, negli uffici lì in città di una ditta di contabilità. Cercavano un elemento per un lavoro amministrativo, impiego che lei e Ned ritenevano adatto. Vera telefonò a Mrs. Curtis, una stagionata e materna baby-sitter, perché si prendesse cura di Annie durante la sua assenza.

La signora arrivò con dieci minuti di ritardo, mentre Vera era già sulle spine per il suo appuntamento, e baciò Annie su entrambe le guance.

«Di’ in bocca al lupo alla mamma.»

«In bocca al lupo, mammina. Spero che tu ottenga il posto.»

Vera uscì di casa e si mise al volante della Buick verde, la stessa auto che Harry guidava il giorno della sua sparizione, ma che ormai aveva tutta l’intera fiancata sinistra nuova. Avviò il motore, regolò lo specchietto retrovisore e imboccò il vialetto che dava sulla strada.

Dentro casa, Mrs. Curtis si sistemò sul divano con una copia di Good Housekeeping, mentre Annie giocava sul tappeto con una bambola meccanica. Quando sentì la madre che usciva in retromarcia, corse alla finestra e la salutò. Vera le sorrise e le rispose sventolando la raano e la bambina osservò la Buick girare e immettersi sulla strada.

Questione di attimi e il suo viso assunse un’espressione dubbiosa. Trasalì e si chinò in avanti, come per vedere se c’era qualcosa. Poi cominciò a respirare affannosamente. La fronte le si imperlò di sudore e, di colpo, gli occhi le si riempirono di lacrime.

«No, mammina!» gridò.

Mrs. Curtis alzò gli occhi. «Che cosa c’è, cara?»

«Mammina!»

«Non fare i capricci, Annie. La mamma tornerà.»

Ma Annie si slanciò verso la porta d’ingresso, mentre Mrs. Curtis esclamava: «Oh, no, cara. Non devi».

Non era ancora riuscita ad alzarsi dal divano che già Annie aveva spalancato la porta.

«Annie, torna indietro!» le ordinò Mrs. Curtis, attraversando ondeggiante il soggiorno.

La bambina corse fuori. Cominciò a gridare e ad agitare le braccia, mentre Vera si allontanava giù per la via.

«Mamma, fermati! Non andare, mammina! È terribile! È spaventoso!»

Mrs. Curtis le corse dietro, ma la gara era impari. Annie filava con velocità eccezionale, la voce che lacerava la quieta aria pomeridiana.

Vera era già abbastanza distante per vedere o sentire quello che stava succedendo. Ma, quando Annie sbucò di volata sulla strada, evitando per un pelo un’auto che passava, Vera arrivò a un segnale di stop. Sbirciò nel retrovisore e vide il viso sconvolto e terreo della figlia che correva verso di lei. Allora saltò giù dall’auto.

«Mammina, non andare!» gridò Annie. «La gente tossisce, mammina!»

Vera l’afferrò, spingendola sull’orlo della strada. «Ora calmati, tesoro», la implorò. «La mamma è qui.»

Ansimando, esausta, arrivò Mrs. Curtis. «Oh, Mrs. McKay, ho cercato di fermarla, mi creda. Ho cercato, ma…»

Vera, con un cenno, la tranquillizzò. «Adesso ci sediamo qui sull’erba», disse alla figlia sconvolta, «e tu racconti alla mamma che cos’è successo.»

La macchina era rimasta in mezzo alla strada, col motore ancora acceso. «Okay», disse Vera. «Ora parla.»

Annie tremava e singhiozzava. «Mammina», piagnucolò, «l’ho visto. C’è stato un grosso scoppio e la gente tossiva e cadeva per terra!»

«Dove?»

«Non lo so. Non l’avevo mai visto prima.»

«Era una casa?»

«No, era dove la gente lavora.»

«Che cosa stavano facendo quelle persone?»

«Stavano scrivendo con il lapis e avevano le macchine come quella di papà.»

«Addizionatrici?»

«Credo di sì. Ma sai una cosa?»

«Che cosa?»

«Ho visto un block-notes che qualcuno aveva in mano. E c’eri su tu. Diceva: ‘Vera McKay’ vicino a un ‘ore quindici’.»

Con un senso di vertigine, Vera capì che si trattava di un’altra visione. Annie stava parlando della ditta dove doveva avere il colloquio.

«Mammina, ho paura!»

Vera la strinse a sé. «Non aver paura, tesoro. Non ti succederà niente.»

«Ma a te?»

«Neanche a me accadrà nulla. In quel posto non ci vado.» Si alzò di scatto. «Vieni con me.»

«Dove?»

«Dai, vieni!» La prese per mano e ritornò rapidamente verso casa, inciampando più volte, ma senza mai fermarsi. Spalancò l’uscio d’ingresso e corse al telefono.

Compose il 911, il numero delle emergenze.

«Voglio segnalare un incendio al Mercantile Building», disse con voce tremante. «C’è stata un’esplosione!»

«Bene.» All’altro capo del filo la voce femminile era pacata, abituata a chiamate del genere. «Il suo nome, signora?»

Vera abbassò il ricevitore. Non poteva dare il proprio nome. Se Annie si era sbagliata?

Afferrò la bambina per mano e si precipitò fuori. Mrs. Curtis aveva riportato la macchina a casa e aspettava davanti alla porta. Vera le passò accanto, con Annie a rimorchio, come una freccia e risalì sull’auto. «Dove andiamo?» continuò a chiedere la piccola mentre sua madre metteva in moto.

«Vedrai», rispose Vera seccamente.

Filò per Tarrytown, ignorando i limiti di velocità e districandosi nel traffico. Accese l’autoradio, sperando vi fossero notizie, ma le emittenti locali stavano trasmettendo dischi rock, interrotti solo da comunicati pubblicitari. Passò alle stazioni di New York, alla ricerca di qualche accenno a un’esplosione e a un incendio nel Westchester, ma niente anche lì. Però cominciava a sentire ululati di sirena in lontananza.

Vigili del fuoco? Polizia? Si diresse rapidamente verso il centro direzionale e il Mercantile Building, un edificio di arenaria di cinque piani, costruito nel 1917, uno dei più alti di Tarrytown e che ospitava molte ditte importanti. Dominava un quartiere costituito da costruzioni più modeste e da negozi.

La polizia stava laboriosamente sbarrando al traffico tutta la zona, ordinando a negozianti e clienti di allontanarsi. Avvicinandosi, Vera scorse ampie volute di fumo, ma non individuò da quale edificio si levassero. Frenò e si fermò vicino a un poliziotto che deviava il traffico.

«Che cosa succede?»

«Incendio.»

«Dove?»

«Mercantile Building. Temiamo si stia propagando.»

«Posso parcheggiare qui?»

«Finché non intralcia il passaggio.»

Freneticamente, Vera cercò un buco dove parcheggiare, scovandolo alla fine in un’area di sosta vietata.

A piedi, abbordò un altro agente. «Sa com’è cominciato?» gli chiese, trattenendo il respiro.

«Sì. Uno scoppio. Non si avvicini troppo.»

«No», rispose lei, ripensando all’incredibile visione di Annie. «No, stia tranquillo.» Si allontanò, con un’espressione sbalordita, quasi trasognata sul viso. Dopo pochi passi, lei e Annie videro una squadra della Croce Rossa che stava approntando un posto di pronto soccorso e un centro notizie per le vittime e i parenti. Vera si avvicinò a una donna dai capelli grigi, con un bracciale della Croce Rossa, seduta davanti a un tavolino pieghevole.

«Mi scusi», le chiese, costringendola ad alzare gli occhi da alcuni moduli che stava compilando, «saprebbe dirmi se una certa Mrs. Cynthia Malone è rimasta coinvolta nell’incendio?»

«Lei è una parente o un’amica intima?» le domandò la donna.

«Né l’una né l’altra.»

«Be’, era dentro il palazzo. Temo sia morta, signora.»

Vera deglutì. «Capisco.»

«La conosceva?»

«In un certo senso.»

«Mi dispiace molto.»

«Sì», rispose Vera, «anche a me.» Senza altre parole, riprese Annie per mano e si allontanò, sempre più sconvolta dall’ululato delle sirene, tra la gente che evacuava il quartiere e le macchine della polizia e dei pompieri che arrivavano di continuo. Aveva trovato quello che voleva: Annie, ancora una volta, aveva preavvertito il dramma.

«Chi è morto, mamma?» le chiese la bambina.

«Una signora», le rispose lei, con la mente assente.

«Quale signora?»

«La signora con cui dovevo parlare.»

«Vedi? Avevo ragione», dichiarò Annie.

«Sì, avevi ragione», ammise Vera. Poi le balenò in testa un pensiero sconvolgente: Annie aveva saputo dell’incendio tanto da salvare sua madre. Forse la sua visione poteva salvare altra gente sorpresa in quell’inferno.

«Vieni!» disse Vera. Assieme alla bambina si avviò risolutamente verso il luogo dell’incendio.

Questione di minuti, e il Mercantile Building si profilò davanti a loro, appena visibile tra il fumo denso. I cordoni della polizia, rafforzati da transenne di legno, impedivano a Vera di procedere oltre. Guardò il caos davanti a lei: le vie ingombre da una ragnatela di tubi, le ambulanze che arrivavano e ripartivano, l’acqua degli idranti che inondava gli angoli e s’ingolfava nei tombini. Scorse cadaveri, coperti da teli, allineati lungo il marciapiede. Udì i gemiti dei feriti che venivano trasportati via, la pelle ustionata e coperta di vesciche.

E sentiva le urla di quelli ancora intrappolati dentro.

Come spiritata, tentò di passare al disotto delle transenne, insieme con Annie.

«Non si può!» abbaiò un agente di polizia.

«Devo!» ribatté lei senza fermarsi.

«Spiacente, signora.» Il massiccio poliziotto, la cui cintura conteneva a malapena il ventre prominente, si precipitò e l’afferrò rudemente, facendole male a un braccio. «Gli ordini sono questi. Se là dentro c’è qualcuno dei suoi, possiamo informarci. Ma lei di qui non si muove.»

Gli occhi di Vera avvamparono di collera. «Io posso aiutare!» insisté. Indicò Annie. «Lei può essere d’aiuto! Dobbiamo parlare con il capo dei pompieri!»

«Oh, ma davvero?»

«Sì.»

«Non crede che abbia qualcos’altro da fare, in questo momento?»

«Devo parlargli!» ripeté Vera, gesticolando nervosamente.

«Lei sa com’è cominciato l’incendio?»

«Ne so qualcosa.»

Il poliziotto, pur convinto di trovarsi di fronte a una mentecatta, non voleva rischiare di essere rimproverato per avere ignorato una testimone potenziale. «Mi segua!» disse infine.

«Presto, per favore! C’è gente che sta morendo!» lo implorò Vera.

Ma il poliziotto non era disposto a muoversi più rapidamente. Pilotò Vera e Annie oltre una transenna e avanzò per quasi cento metri verso un camioncino dei pompieri, irto di antenne. Ci si infilò dentro.

Vera attese, conscia dell’assurdità di dovere passare per una trafila burocratica per salvare delle vite umane. Tentò di prepararsi su quanto avrebbe detto ai responsabili dei servizi antincendio, ma aveva la mente troppo confusa, troppo oppressa da tutto quanto stava accadendo.

Qualche attimo dopo, un pompiere in uniforme saltò giù dal portello posteriore.

«Vicecapo O’Brien», disse a Vera. «In che cosa posso esserle utile?»

Vera fissò quel viso dalla dentatura sproporzionata e dalla pelle color carota. «Lei non mi crederà», disse.

«Signora, stiamo lottando contro un incendio. Lasci che sia io a giudicare e decidere. Okay?»

«Sono io che ho dato l’allarme», gli confidò Vera.

«Grazie. È tutto?»

«No.»

«Signora, venga al punto.»

Vera tirò un profondo respiro. «Mi chiamo Vera McKay. Stavo andando al Mercantile Building per un colloquio. Mia figlia, qui, mi ha scongiurato di non farlo. Lei ha avuto questa… visione… di uno scoppio.»

«Lo ha sentito dire alla radio?»

«No, non alla radio.»

O’Brien si strinse nelle spalle. «E allora, che cosa vuole da me? che le dia una medaglia?»

«No, ma non capisce? Mia figlia presagisce le disgrazie prima che accadano.»

O’Brien sbirciò impaziente verso l’edificio in fiamme.

La frustrazione di Vera esplose. «Potrebbe essere una veggente. Potrebbe aiutarla.»

«Assurdo.»

«La metta alla prova! Come si sentirebbe se la bambina avesse avuto ragione e lei avesse ignorato quanto ha detto?»

La botta arrivò a segno. O’Brien abbassò gli occhi su Annie. «Sai qualcosa, tu?»

Annie lo fissò, impaurita da quei modi arcigni, e non aprì bocca.

«Una valanga di informazioni», commentò O’Brien. «Grazie, signora.» Voltò loro le spalle e ritornò al camioncino.

Vera rimase come inebetita. Il poliziotto che l’aveva scortata la squadrò. «Forse le conviene tornare a casa», disse freddamente. «È un reato ostacolare i vigili del fuoco.» Senza nemmeno riaccompagnarla attraverso i cordoni della polizia, si allontanò.

«Non prendertela», suggerì Vera ad Annie. «Il nostro dovere l’abbiamo fatto.»

O’Brien riapparve con alcune mappe del Mercantile Building. Sbirciò Vera, senza aprire bocca, e cominciò a trottare verso l’edificio, accompagnato da un pompiere con una ricetrasmittente portatile.

Il fumo soffiava denso verso Annie e Vera, facendole soffocare e tossire. «Togliamoci di qui», esortò Vera. Coprì con la mano il viso della figlia e insieme si avviarono verso lo sbarramento della polizia.

Improvvisamente la bambina si fermò.

«Che cosa ti succede?» le chiese ansiosa Vera, temendo che si sentisse svenire per il fumo. Ma Annie girò sui tacchi, la lasciò e cominciò a correre verso O’Brien.

«Annie, fermati!» Vera si precipitò alle sue calcagna.

«Ehi, signore!» gridò Annie a O’Brien che, nella confusione delle pompe e delle sirene, non la sentì. La bambina superò tubi, aggirò barelle e attrezzi. Qualche poliziotto cercò di bloccarla, ma lei correva più veloce di loro.

«Torni indietro!» gridò ancora a O’Brien.

Finalmente lui la udì. Si girò, indispettito. «Ferma quella ragazzina», ordinò a un pompiere che si trovava lì, e riprese a trottare via.

«No!» gridò Annie. «Ho visto dov’era lo scoppio! L’ho detto alla mamma!» Riuscì a schivare il pompiere che cercava di fermarla e a raggiungere O’Brien, tirandolo per una manica. «Torna indietro», le impose lui. «Ehi, qualcuno porti via questa bambina!»

«Signor pompiere», lo supplicò Annie, «deve fermarsi!»

«Torna da tua madre!»

«Lo scoppio è stato in cantina, vicino ai frigoriferi.»

O’Brien si fermò. Sì, c’erano delle celle frigorifere in cantina, di proprietà di una ditta di elettrodomestici. «Ci sei stata altre volte?»

«No. Mai.»

Intanto era sopraggiunta anche Vera. «Annie», ansimò, «non fare più una cosa simile!»

«Zitta!» ordinò O’Brien. Si inginocchiò davanti alla bambina. «Mi giuri che non eri mai stata in quelle cantine?»

«Non ha mai messo piede in quel palazzo», disse Vera.

O’Brien alzò gli occhi verso il pompiere che era con lui. «Chiamami il sovraintendente.»

L’altro obbedì, usando la ricetrasmittente.

«Ora», disse O’Brien ad Annie, «c’è altro che tu mi debba raccontare?»

«Sì. Ho visto un grosso barile azzurro.»

«Un grosso barile azzurro», ripeté O’Brien, pensando che quella volta Annie lo prendesse in giro.

«Più grosso di lei», aggiunse la bambina.

D’un tratto, gli occhi di O’Brien brillarono. «C’è un serbatoio di prodotti chimici laggiù», esclamò eccitato. «Verniciato di blu. Dev’essere quello che ha ceduto.»

«Ne usciva fuori della roba», concluse Annie.

«Sia ringraziato il Cielo», mormorò O’Brien. Ordinò a una squadra di pompieri di mettersi la maschera e scendere in cantina, mantenendo il contatto con le ricetrasmittenti. Lui riportò Vera e Annie verso il camioncino.

Dentro il camioncino, zeppo di dispositivi elettronici di comunicazione, attesero notizie.

Nel silenzio quasi assoluto i minuti trascorsero, e le radio restavano mute. Qualsiasi comunicazione per o da un edificio in fiamme era comunque difficoltosa.

Stranamente Annie non aveva visto altre vittime. La sua visione sembrava orientata unicamente a salvare Vera, come se sulla famiglia McKay vegliasse una forza protettiva. Stava ai vigili del fuoco localizzare, con metodi tradizionali, le altre vittime.

Vera sbirciò fuori da un angusto finestrino. Una folla di cronisti e fotografi si accalcava attorno all’automezzo. Individuò un volto, Larry Birch, riconoscendolo da quando si era occupato della sparizione di Harry.

La radio di O’Brien gracchiò. Un pompiere, la voce soffocata e disturbata, riferiva dall’interno dell’edificio in fiamme.

«Capo, siamo nella cantina. Ci sono dei corpi vicino a una fila di frigoriferi, e qualcuno è vivo. Sono strisciati verso uno sfiatatoio per respirare. Stiamo cercando di portarli fuori. Oh, c’è un uomo vicino a una bicicletta. E morto. Quel serbatoio fuma ancora. Vedremo di chiuderlo e fare uscire questa gente.»

O’Brien ascoltò, sbalordito, poi palesemente emozionato. Afferrò Annie e la strinse a sé. «Bambina del miracolo!» esclamò. «Bambina del miracolo mandata dal cielo.»

Larry Birch stava spiando dal finestrino dell’automezzo. Capì tutto quanto stava succedendo: da tempo aveva imparato a comprendere le parole dal movimento delle labbra, nelle cronache delle riunioni politiche. In quel momento, ne aveva conferma, la sua supposizione era esatta. Annie faceva notizia, in modo sensazionale.