142413.fb2 Amore 14 - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 103

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"Brava, sei andata proprio bene..."

"Sì. E adesso mi devo preparare come si deve per l'esame finale."

"Sempre con le tue due amiche Alis e Clod, vero?"

"Certo."

"Bè, mi sembra un periodo bellissimo..."

"Sì, nonna, è proprio così." Le sorrido e sto per dirle di Massi. Ma proprio mentre sto per parlare, lei si gira dall'altra parte, si sistema un ciuffo di capelli che le è caduto sugli occhi, se lo sistema come può, portandolo indietro, come se volesse buttarselo alle spalle.

E improvvisamente diventa triste, cerca qualcosa chissà dove, nell'aria, tra i ricordi, in un passato lontano o vicino, in quel suo giardino privato, pieno di fiori, di cespugli curati, di cose sotterrate o di tesori, quel posto all'ombra che tutti abbiamo e dove ogni tanto ci rifugiamo, quel luogo del quale solo noi abbiamo le chiavi. Poi è come se d'improvviso si ricordasse di me, allora si gira e mi fa un bellissimo sorriso.

"Ah, Caro... Ma toglimi una curiosità... Quel ragazzo, quello che ti aveva tanto colpito... Come si chiamava..." Guarda il cielo come se cercasse l'ispirazione. Poi sorride, improvvisamente felice. "Massi!"

Se lo ricorda da sola e io quasi arrossisco. "Così lo chiamavi, giusto?"

"Sì."

"Ecco. L'hai più visto?"

E vorrei tanto raccontarle tutto, quella festa dove non volevo andare, poi all'improvviso la nostra canzone e lui alle mie spalle e il bacio... ma mi sento stringere il cuore, mi sento una stupida. Lei aveva la più bella storia d'amore del mondo ed è finita così, senza che si lasciassero. Cioè non è finita. Ma la guardo e mi accorgo che non riesco più a farla felice, che non c'è nulla che le può bastare, essere la sua ragione di vita, la sua felicità. Di cosa posso parlarle io? Mi viene da piangere, da morire.

"No, nonna. Purtroppo no, non l'ho più visto..."

Allarga le braccia. "Peccato..." Ed entra dentro casa.

"Vuoi qualcosa da bere Carolina?"

"No, nonna, grazie Devo scappare."

E le do un bacio veloce e poi l'abbraccio e la stringo forte e chiudo gli occhi poggiando la testa sulla sua spalla. Quando li apro, sul tavolo poco distante improvvisamente lo vedo. Quel disegno. Il disegno che le aveva fatto nonno per la festa degli innamorati, un cuore grande e grosso con sopra la scritta "Per te che sfami il mio cuore". Faccio un sospiro lungo, lunghissimo. Ho le lacrime agli occhi.

"Scusa, scusa nonna, sono in ritardo."

E scappo via.

Scendo giù veloce le scale, esco fuori per strada, un respiro lungo, più lungo. Lui. Solo lui. Ora, subito, adesso. Tiro fuori il telefonino dalla tasca. Compongo il numero.

"Dove sei?"

"A casa."

"Non ti muovere, per favore."

E passato un attimo e sono già sotto casa sua. Citofono. Per fortuna risponde lui.

"Chi è?"

"Sono io."

"Ma hai volato!"

"Sì." Vorrei dirglielo. Avevo bisogno di volare da te. Non ce la faccio. "Ti prego, puoi scendere un attimo?"

"Arrivo..."

E mentre aspetto sotto casa sua, un lampo. Il cielo improvvisamente nero. Un tuono lontano. Ho paura. Ma proprio in quel momento lui esce dal portone.

"Che succede, Carolina?"

Non dico niente. Lo abbraccio. Le mie mani da sotto. Dietro le sue spalle, poggio la testa sul suo petto e l'abbraccio forte. Più forte. Lo stringo. Un altro boato e inizia a piovere Pioggia leggera all'inizio. Poi più forte. Sempre più forte.

"Carolina, dai, entriamo che ci fracichiamo..."

Cerca di scappare. Ma io lo tengo forte tra le mie braccia. "Stai qui."

Meglio. Non si vedono le mie lacrime sotto la pioggia. Tiro su il viso, ormai siamo zuppi. Sorride.

"Che matta che sei..."

L'acqua scivola sui nostri visi. Ci baciamo. Un bacio bellissimo, infinito. Eterno. Dio come vorrei che fosse eterno. Non mi fermo più, lo bacio e lo ribacio, mordendo le sue labbra, quasi affamata di lui, della vita, del dolore, di nonno che non c'è più, di nonna che è così infelice.

Ancora pioggia, pioggia e pioggia. Sono zuppa. E" il pianto degli angeli. Sì, anche se è maggio piove di lassù. Guardo lontano. Un raggio di sole ha bucato quel buio e passa tra le nuvole. Lì in fondo illumina una parte della periferia.

Ti amo, Massi. Ti amo. Vorrei urlarlo. Vorrei dirglielo in faccia guardandolo negli occhi con un sorriso. Ti amooooooooo... Ma che, non riesco neanche a sussurrarlo. Mi asciugo il volto con il palmo della mano, porto i capelli indietro come se servisse a qualcosa. Che sciocca, siamo sotto la pioggia.

"Che c'è, cosa pensi?" Mi sorride.

Mi rifugio di nuovo sul suo petto, nell'incavo vicino alla spalla, nascosta da tutto, da tutti. In profondità, solo con lui, mentre la pioggia continua a scorrere. "Vorrei fuggire con te..." E ci diamo un altro bacio, fresco come non avevo mai provato. A lungo. Sotto quel cielo. Sotto quelle nuvole. Sotto questa pioggia, mentre lontano sta tornando il sereno e un sole rosso appare perfetto, pulito nel suo tramonto. E io lo stringo e sorrido. E sono felice. Un respiro lungo. Sto un po'"meglio. Per adesso. Per adesso ho capito che lo amo. Ed è bellissimo. Un giorno riuscirò a dirlo anche a lui.

Cose incredibili che abbiamo fatto nei giorni seguenti.

Abbiamo passato un pomeriggio intero sulla stessa panchina sotto la Madonnina di Monte Mario. E una Madonnina bellissima, enorme, si vede da lontano. E tutta dorata. Ma questo non è importante. Massi ha voluto sapere tutto della mia vita per quanto riguarda i ragazzi. Gli ho raccontato quel poco che ho combinato. Praticamente ho ammesso di non aver mai fatto nulla. All'inizio era preoccupato, poi meno, poi ha sorriso. Poi mi ha spiazzato con "Meglio così...".

Non ho capito se pensa a qualcosa di preciso. Ma non me ne importa più di tanto, non sono preoccupata, sono serena. Ho voglia di conoscerlo, di conoscermi, di scoprire e farmi scoprire. Ho capito. Dovrei essere preoccupata. Ma perché un ragazzo vuole sapere con chi è stata una? Cosa gli cambia rispetto a quello che prova per lei? E se gli avessi detto: "Massi, non sono più vergine, ho avuto tre ragazzi, anzi no, quattro, ho fatto questo e quello e anche quell'altro... " come sarebbe stata la sua reazione? Mannaggia a non averci pensato prima. Ormai non posso farci più nulla. Potrei sempre dirgli che gli ho detto una bugia. Sì, non è male come idea.

"Massi" gli sorrido. "Ti ho detto una bugia."

Cambia completamente espressione.

"Su cosa?"

"Non te lo dico. Sappi che sono stata sincera... ma ti ho detto una bugia. "

Rimane per un attimo perplesso, non sa bene cosa pensare. Poi forse pensando a uno scherzo, ride e mi bacia.

"Ma allora non sei stata sincera..."