142413.fb2 Amore 14 - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 106

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Sorrido. "Mi sa che ho fatto un casino..."

Massi alza le spalle. "Non fa niente... Vieni."

Mi prende e mi trascina con lui, fuori dai ruderi, sulla spiaggia deserta, abbandonata, spazzata solo da un po'"di vento leggero, brulla, senza nessuno. Solo noi camminiamo su quella sabbia, soffice, bianca, calda, come quello che abbiamo vissuto. Arriviamo al mare. Massi corre dentro l'acqua, io mi fermo.

"Ma è fredda! È gelata!"

"E dai! E" troppo bello..."

Riprende a correre per dare ancora più senso alla sua scelta e poi ciaff! Si tuffa e appena sbuca fuori inizia a nuotare velocissimo per togliersi di dosso quei brividi di freddo. Poi si ferma, si gira verso di me.

"Brrr! Una volta dentro è bellissimo."

Allora mi convince e lo faccio anch'io. Corro senza fermarmi e alla fine mi tuffo, esco e nuoto ancora più veloce, sempre di più, fino ad arrivargli vicino. E lui subito mi abbraccia. Un bacio dolce anche se salato, morbido e caldo, fatto di mare e d'amore. Poi si stacca, sorride nei riflessi del sole intorno a noi.

"Sei stata bene?"

"Benissimo."

"Anch'io..."

"Sul serio? Non l'avevo mai fatto."

Mi guarda cercando l'ombra di una bugia. Mi ricordo del fatto di non farlo sentire troppo sicuro.

"Caro, mi stai dicendo la verità?"

"Certo..."

Mi allontano con una nuotata veloce. Poi mi fermo, mi giro e lo guardo, bellissimo in mezzo al nostro mare. "Ti dico sempre la verità, tranne qualche bugia..."

Giugno

Semplice o complicato? Semplice.

Amicizia o amore? Tutto.

Motorino o macchinetta? Intanto sono contenta di Luna 9, la mia Vespa, poi si vedrà!

Cellulare o scheda telefonica? Cellulare.

Trucco o acqua e sapone? Dipende, secondo Alis mi dovrei truccare un po'"di più.

Una cosa strana? Sentirmi come mi sento adesso.

Una cosa bella? Massi.

Una cosa brutta? Massi quando non c'è.

Un motivo per alzarsi la mattina? Massi!

Un motivo per rimanere a letto? Massi che non c'è...

Cosa stai ascoltando ora? Il silenzio.

Cosa ascolti prima di andare a dormire? Ora Elisa.

Un'abitudine immancabile? La cioccolata.

Una citazione che ci sta sempre bene? Dobbiamo fare il miglior uso possibile del tempo libero." Gandhi.

Una parola che ha sempre un buon suono? Amore.

Avete presente una di quelle mattine che non avete voglia di alzarvi e il letto vi sembra il posto più bello più comodo e accogliente del mondo? Ecco, è oggi per me. Solo che non posso scioperare. Che rabbia. Tutto lento. Tutto faticoso. Tutto storto. Le ciabatte spostate. Un po'"di mal di testa. Il sabato o la domenica quando finalmente è festa e si può dormire, non è mai così. Anzi, a volte proprio in quei giorni mi capita di alzarmi presto anche se non devo. Ma solo quando c'è scuola succede che il letto è così bello? Uffa.

Mi alzo e mamma è già uscita. Anche papà. C'è solo Ale col suo

solito cornetto alla crema che poi si lamenta di ingrassare. E ti credo. Poi lo immerge sempre in un tazzone di latte incredibile. "Buongiorno, eh?" Niente, non parla. Emette una specie di strano grugnito a mò di porcello rapito dalle ghiotte ghiande. Questa mattina Ale è inavvicinabile più del solito. Ringhia! Mi preparo ma non ne ho tanta di fantasia, così mi metto i jeans col ricamo laterale e la maglietta azzurra. Mi guardo allo specchio lungo di camera. Fossi un estraneo che mi vede per strada oggi non mi guarderei. Ci sono quelle mattine che proprio non ti piaci e se per caso qualcuno ti facesse un complimento non gli crederesti mai. D'un tratto mi torna in mente... "La vera bellezza dopotutto sta nella purezza di cuore". Me lo diceva sempre il nonno. E a lui l'aveva detta Gandhi. Cioè non direttamente, il nonno l'aveva letta in un libro di sue citazioni. Se il mio cuore sia puro o meno non lo so, ma di certo mi piaceva come me la diceva il nonno. Per un momento sento uno strano vuoto dentro, qualcosa di indefinito, come una specie di vertigine. Oggi diciamo che lascio che a essere bello sia il mio cuore più che la faccia.

Beeep beeep.

Dev'essere Alis. Di sicuro mi chiede d'aspettarla fuori dalla porta per copiare qualcosa. Magari matematica che in effetti ieri era un po'"difficile. Non c'ho capito granché in quell'equazione algebrica. Dico, ma a che serve mettere le lettere se si tratta di numeri? Già ci capisco poco con le cifre, mettici anche l'alfabeto. Che poi mi hanno detto che è roba che si fa in prima superiore ma la prof voleva accennarcela prima, così arriveremo più preparati. Eh, certo che se aspetta me... Ma non poteva dirlo a Clod?

Apro la bustina. Ma è R. J.! Ma che strano a quest'ora. "Ciao Caro... Stai andando a scuola o te ne inventi una delle tue?" Vado vado, magari ci avessi la fantasia. "Ti va di venire con me oggi pomeriggio? Devo andare in un posto. Manda ok se ti va e puoi e passo a prenderti alle tre."

Non c'è niente da fare. Con Rusty è sempre così. Non ti dice dove si va, lo scopri dopo. O accetti a scatola chiusa o nulla.

"Ok" e invio. Faccio colazione veloce, mi lavo i denti, mi preparo ed esco. Ale addirittura mi saluta. Incredibile. La giornata sta prendendo proprio un'altra piega, sono tornata a essere di buonumore. E comunque ora che ci ripenso, a me le sorprese di R. J. mi piacciono proprio perché sono a scatola chiusa. Ma non sapevo che stavolta mi sarei sentita già grande. Quelle sorprese che sai che ci sono e che prima o poi arriveranno ma che sai che non sarai comunque mai pronta.

A scuola è toccato a me copiare l'equazione da Clod. Ma tutto è andato benissimo. Le ore successive sono volate e ora mi trovo dietro a lui.

"Ma si può sapere dove andiamo?" gli urlo da dentro il casco.

"Vicino" e sguscia nel traffico.

Rusty James è passato a prendermi sotto casa, facendomi uno squillo sul cell per evitare di suonare e farsi sentire da mamma. Ora stiamo zigagando per Roma e non riesco a capire dove si va. Vedo che Rusty tiene sotto il sedere una busta gialla.

"Ma non ti cade così?"

"No, poi tanto ci sei tu che te ne accorgi. Sennò che ti porto a fare? E poi c'è un motivo..."

"Quale?"

"Poi te lo dico."

Dopo un altro paio di traverse, ci fermiamo. R. J. parcheggia la moto e prende la busta. Io scendo col mio solito saltino sui pedali. Mi guardo in giro. Un antico palazzo con un portone gigantesco in legno e un sacco di targhe attaccate a fianco.

"Dove siamo?"

"Salgo un attimo. Aspettami."