142413.fb2 Amore 14 - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 110

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Io mi siedo al tavolino di legno lì, nell'angolo, vicino ai gelsomini e al muro delle rose selvagge. Mi ricordo che il nonno mi ha fatto delle foto bellissime tra quelle rose. Chiudo gli occhi, respiro il delicato profumo di quei fiori. Mi sento rilassata, mi riposo anche se non ho ragione di essere stanca. Bè sì, forse ho studiato un po'"troppo. Ho pure saltato ginnastica. Sono le ultime lezioni, però è anche vero che gli esami sono alle porte. Continuo così, tra mille pensieri, poi improvvisamente il ricordo di una cosa che mi ha detto mamma. Poco dopo il funerale del nonno, quando siamo tornati a casa. Era rimasta in salotto, io non avevo sonno e l'ho incontrata per caso lì sul divano, con le gambe raccolte sotto di lei, proprio come faccio sempre io.

Quella sera.

"Ehi, vieni qui..."

Mi siedo di fronte, sulla sedia.

"No, qui accanto a me..." Mi fa un po'"di posto sul divano o sì la raggiungo. Mi siedo come lei. Siamo due gocce d'acqua con in mezzo un po'"di tempo.

"Cosa pensi, mamma?"

"A una cosa che ho sempre immaginato e che non è stata possibile..." Rimane così, in silenzio, con lo sguardo perso oltre quella tivù spenta, oltre quel divano sullo sfondo, quel tappeto consumato. Oltre quello specchio antico.

"Posso saperla?"

Ritorna indietro, in sé. Si gira lentamente verso di me. Sorride. "Sì, certo. Si amano così tanto... Cioè, si amavano così tanto che avrei voluto sparissero insieme, nello stesso momento... Anche se per me sarebbe stato un dolore enorme."

Allora mi porto più vicino a lei e poggio la testa sulla sua spalla. E quasi lo sussurro...

"Si amano ancora, mamma."

E lei mi accarezza i capelli e poi il viso e di nuovo i capelli. "Sì. Si amano ancora. "

E la sento piangere. Silenziosa, che non riesce a frenare il pianto, a trattenere i singhiozzi, che piano piano diventano un po'"più forti. E anch'io allora piango in silenzio e l'abbraccio forte, ma non riesco a dire nulla, neanche a immaginare qualche cosa, a trovare una frase bella da poterle dire, se non "Mi dispiace, mamma...". E continuiamo a piangere così, come due bambine di mamme differenti.

"Eccomi qui, con il tuo te." Lo poggia un po'"traballante sul tavolo di legno. Riapro gli occhi e me li asciugo veloci, per non farla accorgere che stavo piangendo di nuovo.

"Ah che bello... Non sai quanto mi andava, nonna! " E lo verso nella mia tazza e subito scarto la bustina e ce la infilo dentro.

"Ma tu non lo vuoi provare?"

"No, grazie" nonna si siede di fronte a me. "Preferisco quello normale, "English"" e sorride mentre lo dice, fiera della sua pronuncia.

Alzo le spalle. "Come vuoi, nonna..."

Finisco di versarmi il mio e assaggio un biscotto.

"Nonna! Ma sono al burro..."

Sorride. "Proprio per questo sono così buoni!"

Scuoto la testa. Non ne vuole sapere della mia dieta, non mi aiuta per niente, anzi.

"Con qualche chilo in più stai meglio! "

"Sì, sì... invece di aiutarmi..."

"Ma io ti aiuto... a essere bella!"

Pesco nella mia borsa sotto il tavolo.

"Beata te che ci credi, nonna... Tieni, ti ho portato questo." Poggio sul tavolo un pacchetto incartato.

"Cos'è?"

"Aprilo..."

Nonna posa la sua tazza da te e prende il pacchetto. Comincia a scartarlo. E" emozionata.

"Grazie! " Gira tra le sue mani il libro Anime alla deriva.

"Spero che ti piacerà. E" la storia scritta da un ragazzo molto giovane, ma così romantica..."

Mi guarda con gli occhi commossi, le viene quasi da piangere.

"Bè, nonna... Almeno così mi hanno detto."

"Oh sì, certo... Ma non stare a preoccuparti. Anch'io ho una cosa per te. Aspettami qui..."

Rimango così, curiosa, a sorseggiare il mio te, ora meno caldo, ma comunque buono, quando nonna compare sulla porta con un regalo.

"Tieni, siamo usciti un giorno l'abbiamo vista... Volevamo aspettare Natale.." E si ferma. Non dice più niente. Non dice: "Purtroppo non ha più senso aspettare... " oppure "Nonno non c'è più ".

Semplicemente rimane in silenzio. Ed è come se dicesse tutto quello e molto di più. E cerco di comprenderla. E mi viene da piangere. Anche a lei. Allora faccio confusione apposta.

"Che bello, che sorpresa! Non riesco a immaginare che cosa sia!"

Scarto veloce, strappo la carta a pezzetti ridendo, e alla fine, dopo averla accartocciata, la tiro in un secchio lì vicino. Ma non faccio centro. Nonna mi guarda e scuote la testa, io le sorrido. "Dai, dopo la raccolgo..." E guardo meglio la scatola.

"Ma è bellissima! Una macchina fotografica! "

"Ti piace? Lui diceva che eri portata, che ti sarebbe piaciuta un sacco, perché è quella... Quella che può fare un sacco di foto senza rullino..."

"Digitale!"

"Eh sì, digitale."

"Ma mi piace moltissimo..." Apro la scatola, la tiro fuori e me la rigiro tra le mani, cercando di capire come funziona. L'accendo.

"E carica... Ma dai, troppo forte..." Vedo che sopra c'è il pulsante per fare le foto. Ne scatto una a nonna. "Sorridi!" E tac! La faccio al volo. Vedo che vicino c'è scritto autoscatto. Spingo e partono i secondi. Trenta. Ventinove. Ventotto. La piazzo sul tavolo vicino alla teiera. "Vieni nonna! Facciamo una foto insieme! " E la porto con me, davanti alla macchina fotografica in mezzo alle rose e l'abbraccio. E aspetto in posa con lei che alla fine poggia la testa sulla mia spalla proprio mentre... "Flash! Ecco, l'abbiamo fatta!"

Corro alla macchina e controllo com'è venuta. "Guarda nonna! Siamo bellissime! Due modelle..."

"Sì, sì!" Ride guardando nella macchinetta. Poi la prendo tra le mani e comincio a smanettarla. Vado sul menù per capirne di più. Foto disponibili 430. Ma come, qui segnava 450. E allora muovo il pulsante. Vado indietro e all'improvviso compare lui. Nonno. Nonno che sorride. Nonno che fa le facce. Nonno a braccia conserte e poi ancora nonno e nonna abbracciati, una foto bellissima, lei che ride appoggiandosi a lui, vicino all'albicocco. Forse era quello che pensava prima. Si ricordava di quel giorno, di questa foto, di quel sorriso, della sua felicità. La guardo. Nonna mi sorride.

"Ci sono le nostre foto, vero?"

Annuisco. Non riesco a dire niente. Mi viene un groppo in gola. Mi viene da piangere. Uffa. Ma perché sono fatta così? Non ce la faccio proprio. Nonna mi fa una carezza. Ha capito tutto e vuole essere forte per me.