142413.fb2 Amore 14 - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 57

Amore 14 - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 57

Sandro scoppia a ridere. "Ho capito. Qui ci vuole un bel regalo... Un bei libro che vi faccia fare pace a tutte e due."

"Ma no, è che siamo così diverse. Mentre a me sta bene tutto di lei, lei mi prende sempre in giro e non le sta bene niente di me! "

Proprio in quel momento passa Chiara, la sua collega che gli piace tanto. Perché si vede che gli piace da come la guarda. Ha i capelli sciolti questa volta.

"Ehi, ma ormai fate coppia fìssa voi due... sono gelosa!" E ride. E si allontana. Con un bellissimo sorriso. Una persona allegra, sul serio, piena di felicità e la esprime da tutti i pori. Cioè magari poi non è nemmeno vero, magari fa una vita normalissima senza nessuna fortuna particolare, io che ne so, e magari è piena di problemi. Ma quello che conta è che poi agli altri mostra il suo lato migliore, il sorriso. Forse è proprio questa la sua capacità di reagire alle cose. O almeno penso. O almeno è quello che mi sembra quando passa, parla o sta con gli altri. E non credo sia solo perché è una commessa, una abituata a dover essere gentile per lavoro. Certe cose o le hai o non le hai, e alla fine, bè, per me si sentono. Mi sembra buona e generosa. E forse troppo perfetta per andare d'accordo con Sandro. Ma anche di questo io che ne so in fondo? Questo comunque non glielo dico. Ormai è lontana. Piuttosto mi è venuta in mente un'altra cosa. "Ma perché non gliel'hai detto?"

Sandro mi guarda strano. "Che cosa?"

"Che ne so, quando ti ha detto quella cosa potevi risponderle tipo: "Allora se sei gelosa... facciamo coppia io e te!'."

Sandro arrossisce. Io lo capisco e forse non avrei dovuto dire niente, fare come fanno molti, finta di niente, ma così almeno si da una mossa. E poi è bello interessarsi sinceramente agli altri. A me piace. Non lo faccio per essere pettegola, anzi, proprio invece perché ci tengo che gli altri siano felici e se vuoi che lo siano loro... finisci per esserlo anche tu! Lo diceva Ligabue. "Credo a quel tale che dice in giro che l'amore porta amore... "

E quindi insisto. "Guarda che una donna certe cose se le vuole sentire dire, eh... Magari le stai pure simpatico... ma se non provi che ne sai?"

"Quindi?"

"Quindi dobbiamo trovare un libro pure per te, ti devi dichiarare!"

Sandro scuote la testa e si mette a ridere. "Andiamo a cercare i libri per i tuoi amici, và..."

E così dopo circa un'ora e mezza sono uscita con 99 euro in meno e un sacco di regali in più e precisamente:

L'amico ritrovato di Uhlman per mia sorella Ale, e magari che ci ritrovassimo sul serio... Poi I ragazzi della 56a strada per Rusty James, visto che il suo nome lo abbiamo tirato fuori da quel film che lui cita sempre ma che non vede mai perché non ce l'ha; per Gibbo un portacellulare in tessuto con la scritta "Genio ribelle" e in più un librettino sulla matematica coi test; per Filo un biglietto per vedere a teatro il musical di Notte prima degli esami; per Clod il dvd di Chocolat più scatolina di tartufi al cioccolato d'Alba; per Alis il dvd di II diavolo veste Prada e per Lele invece non ho trovato nulla. Nel senso che non ho trovato nulla che mi soddisfacesse. D'altronde non ci conosciamo poi così bene e non è che ci siamo visti così tanto, a parte tutte le partite a tennis e la sera dello Zodiaco. Quell'unica sera! Io penso che i regali non debbano essere fatti a caso e nemmeno bisogna scegliere qualcosa che vorremmo facessero a noi.

A Lele non so, mi piacerebbe regalargli una felpa, sì, una bella felpa color azzurro. Anzi, meglio! Mi è venuta un'idea troppo forte. Voglio proprio vedere se riesco a farla!

Vado in giro un po'"per il centro e trovo un regalo per i miei, è carino, secondo me gli serve e poi costa poco. Lo prendo e continuo a camminare. Che strano, a dicembre queste vie assumono tutto un altro aspetto. Vedo dall'alto scendere giù tutte le stelline luminose e i disegni di Babbo Natale attaccati a ogni negozio e l'ovatta messa dietro le vetrine per far fìnta che sia la neve. Ragazzi e ragazze camminano ridendo, alcuni si tengono per mano, altri più frettolosi da soli, dietro chissà quale strano pensiero. Due amiche un po'"più grandi di me, e anche di Alis e Clod, camminano abbracciate. Una di loro ha la mano infilata dietro, nella tasca del jans dell'altra. Poi quella davanti le frega qualcosa dalla borsa, ti do un biglietto, e comincia a correre. Anche l'altra subito parte dietro di lei.

"Fermati, dai! Non voglio che lo leggi, e dai!"

E spariscono così, in mezzo alla folla che continua tranquilla il

suo scorrere, lenta come un fiume umano, con i suoi pensieri, i suoi dolori, la sua felicità.

Bè... Basta con questi strani pensieri. Mi sento Carolina filosofa... Quanto vorrei essere invece Carolina innamorata. Sono arrivata alla fermata dell'autobus. Ecco, l'aspetto qui. Mi guardo un po'"in giro. Dietro di me c'è un'altra vetrina piena di vestiti, camicie a 170 euro, maglioni a 280, giubbotti a 370 euro. Ma chi si può permettere cose di questo genere? Cioè, ma cosa fanno nella vita i genitori di una ragazza che si veste con questo tipo di abbigliamento?

Bè, a dire la verità Alis ne ha anche di più costosi. E i suoi genitori cosa fanno? I separati! Non ho capito se separarsi ti fa diventare ricca o essere ricca ti fa separare. Lo devo chiedere ad Alis. Magari dicendoglielo nel modo giusto.

Ecco l'autobus. Scorre davanti ai miei occhi. Indietreggio un po'"perché mi fa proprio il pelo. Ma no... Non ci posso credere. Si ferma, si aprono le porte e scendono i due ragazzi che mi hanno rubato il telefonino. Sono loro! Non ho dubbi. Uno dei due ha lo stesso terribile giubbotto. Me lo ricordo come fosse ieri. Mi spingeva, più volte, prima di scendere e io ho visto solo quel giubbotto verde chiaro orribile, come i suoi capelli, come la sua faccia, come la sua stupida risata da brutto ladro... rumeno. E non lo dico perché sono razzista. Cavoli, no che non lo sono. Per me poteva anche essere dei Parioli. Rispetto tutti. E soprattutto voglio che rispettino me e le mie cose. Al di là della nazionalità. Anche i bulletti di famiglie ricche italiane che a scuola si fregano le cose e ti minacciano li odio. Odio i vigliacchi, odio chi prevarica sugli altri, di dovunque sia e comunque si chiami o si vesta. Odio chi non ha rispetto della vita e della serenità altrui. Odio chi invece di chiedere qualcosa che non è suo, lo ruba. E ti lascia così, indifeso, impotente, spiazzato e triste. E vorresti essere un supereroe con le armi segrete e i poteri magici che gli basta guardare il tipo e puff! Farlo sparire.

L'autobus ha chiuso le porte e se ne è andato via. Ma io non sono salita. Sono dietro di loro. Con il mio pacco natalizio incartato con dentro il piatto di Natale per mamma e papà e la busta coi regali per gli amici.

E ora che gli dico? Boh, qualcosa m'inventerò. Devo essere gentile. Cioè li devo mettere a proprio agio. Ma ti rendi conto. Mi sembra assurdo! Mettere a proprio agio due che mi hanno fregato il telefonino. E soprattutto con dentro il numero di Massi.

Più li seguo e più ci penso. Più ci penso e più m'innervosisco. Più m'innervosisco e più vorrei essere grande, grossa e menare un casino. Oppure più semplicemente avere con me Rusty James. Oh, allora sì che sarebbero dolori per i due. In fondo non sono neanche tanto grossi. Sono due tipi qualunque. Ops. Ma sono due... e soprattutto si sono accorti che li sto seguendo.

"Oh, ma che ce l'hai con noi?"

"Ehm... sì.. cioè no... cioè sì."

"A ragazzì... sì o no?"

E meno male che erano rumeni! Questi due sono di Roma e di brutto. Bè, forse ci capiremo meglio.

"Allora, qualche tempo fa credo di essermi persa il telefonino. Un Nokia 6500 Slide ecco come..." Mi viene in mente di prendere dalla tasca quello nuovo che mi ha regalato Alis. E se poi mi fregano pure questo? "Ecco, come quello che si vede sui cartelloni..."

"Nun ce l'ho presente, "mbè?" Fa uno dei due, quello più grosso e sembra anche il più cattivo.

"Bè, non è importante... e insomma l'ho perso sull'autobus, su quello stesso autobus dov'eravate voi due."

"Noi?"

"Sì, ma stavate chiacchierando e io vi ho notato e siccome magari l'avete trovato e l'avete raccolto..."

Mi guardano.

"Sì insomma, io sono scesa e mi è caduto e voi l'avete raccolto e me lo volevate dare, ma l'autobus ha chiuso le porte ed è partito all'improvviso... e voi non avete potuto..."

Ora sono tutti e due piuttosto perplessi.

"Ma che, ce stai a pijà pè "r culo?"

"Non mi permetterei mai... No, volevo dirvi solo questo... non è che avete per caso ancora la tesserina, sì, insomma, la mia Sim...?"

Uno alza il sopracciglio. L'altro pure. E ora come ne esco? Non so che fare. Che altro dire. Potrei rinunciare a qualcuno dei regali e offrirglielo come riscatto. Ma che gliene può fregare a due come loro di Chocolat o peggio de L'amico ritrovato Questi pensano che li prendo solo per il culo. E allora gioco la carta pietosa.

"C'era il numero di un mio amico... Gli volevo molto bene. Non'è più, è scomparso, non lo trovo. Forse è morto. Stava così male... Volevo sentirlo almeno a Natale... Se non lo chiamo cosa potrà pensare? E il suo numero era su quella Sim lì, solo su quella! Non mi serve il telefonino, solo la Sim... La mia Sim..."

Mi guardano un'ultima volta, ""Nnamo và..." E si girano e se ne vanno via così, senza degnarmi di una risposta, una qualsiasi risposta. Meglio così. Credo di averla scampata... Fiuuuu... Massi... non dire che non ho tentato l'impossibile.

Sono tornata a casa e ho nascosto i regali nel mio armadio. Mi sono fatta una doccia veloce, cena leggera, con Ale nessuna discussione e sono andata a dormire. Sai quando sei così distrutta ma così distrutta che non aspetti altro che di toccare il letto? Mi dispiace che non ci sia Rusty James. Lui sarebbe venuto a raccontarmi qualcosa o a leggere un pezzo dei suoi racconti. E" strano quando manca anche una sola persona in un posto dove si è abituati che ci siano tutti, come improvvisamente tutto di quel posto cambia. Almeno per me è così. E dopo questa strana sensazione mi perdo sfinita nei miei sogni. Ma prima di addormentarmi, un pensiero. E mi viene da sorridere. E mi sembra tutto così bello. Sono nella mia macchinetta, è estate e c'è Massi vicino a me e naturalmente ascoltiamo James Blunt. Lui ha tutti e due i piedi fuori dal finestrino e si muove a tempo di musica e fa lo spiritoso e mi lascia guidare. Io ho gli occhiali che mi piacciono tanto e anch'io ballo con la testa a tempo di musica... E a destra abbiamo il mare. E" Sabaudia, il lungomare che mi piace tanto dove qualche volta mi hanno portato i miei. C'è la pineta e subito attaccate tante dune di sabbia spazzate dal vento. E io sono lì con Massi. Scendiamo dalla macchinetta. Siamo sulla spiaggia, onde del mare e liberi aquiloni nel cielo e lui mi tiene la mano e io sono felice.

Ecco, vorrei fare un sogno così nella realtà. E dopo quest'ultimo pensiero mi addormento sul serio.

Quanto mi piacciono le assemblee d'istituto indette dai rappresentanti di classe, di quelle inutili per decidere ad esempio quali film d'interesse per i giovani dovrebbero essere fatti l'anno prossimo in saletta proiezioni. Mi piacciono ancora di più quando le fanno alle ultime due ore del venerdì mattina. Si poteva decidere se restare o uscire prima con l'autorizzazione dei genitori. E mamma ha firmato, perché le ho detto che tanto era una cosa inutile e preferivo venire a casa a studiare per un compito in classe che ci sarà lunedì. Così eccomi qui alle 11.30! Certo, se proprio voglio essere pignola, avrebbero potuto metterla alle prime due ore, almeno dormivo di più ma non si può avere proprio tutto tutto.

A quest'ora di venerdì a casa non c'è nessuno. Mamma è sempre al lavoro, papà al policlinico o al bar con i suoi amici per il break che fa a quest'ora e Ale è a scuola. Il momento più bello. Mi piace stare in casa quando non c'è nessuno. C'è silenzio e posso fare quello che voglio. Per esempio mi piace andare in camera dei miei e provare qualche cosa di mamma, tipo una maglia o una gonna. Non so perché. Forse per sentirmi vicina a lei. Forse per mettermi qualcosa di diverso. Non che mamma abbia vestiti alla moda, anzi, ce li ha più Ale ovviamente, ma la sua roba non mi piace. Ale non ha molto gusto, si vestirebbe tutta provocante e fasciata anche per andare al gabinetto. Mamma ha delle cose semplici, senza troppi colori, un po'"tutte uguali. Ma sono sue e me le mettevo di nascosto anche da piccola. Ero buffa, perché mi stavano grandi. Apro l'armadio e vedo che, sopra le altre, c'è una maglietta che non ho mai visto. Dev'essere nuova. Ieri c'è stato il mercato e forse mamma se l'è comprata lì. Mamma in pratica non va per negozi. Dice che al mercato si trovano le stesse cose a meno e non ci sono commesse a farti i complimenti finti. La gente del mercato è diretta e genuina, puoi provarti le cose senza che nessuno ti stressi. La maglietta è carina, bianca a righine blu, con i bordi rimarcati di rosso, un po'"stile marinaro come va quest'anno. Dovrebbe starle bene. Magari qualche volta gliela ruberò per uscire. Tanto non se ne accorge. Anzi, quasi quasi me la provo ora che non c'è. Sto per togliermi la maglietta quando sento suonare.

Driiin.

Il campanello.

Driiin.

Ancora. Uffa, mi tocca rimandare.

Arrivo. E chi è a quest'ora? Forse è mamma che sa che sto a casa. Magari voleva farmi una sorpresa ma si è dimenticata le chiavi. Mi pare strano. E pure papà. Ale poi non torna prima delle due. l'Orse è il postino. Arriva sempre verso mezzogiorno, dice mamma. Alo il citofono.