142413.fb2 Amore 14 - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 64

Amore 14 - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 64

Papà va ad aprire e dopo un secondo li vedo entrare nel nostro piccolo salotto. Sono tutti loro: Gibbo, Filo, Clod e Alis. E poi all'improvviso, Gibbo si sposta e lui compare un po'"incerto sulle gambe. "Non ci credo!"

Urlo scendendo dalla sedia: "Joey!".

Corro tra i miei amici e abbraccio quel piccolo cane così paffutello e spaventato.

"Piccolo!" Me lo stringo al petto e gli arruffo i peli della testa, soffiandoci sopra, stringendolo stretto. "Ma che fa, è fuggito da casa di tua cugina, eh? È venuto da me. È voluto per forza venire qui! " Me lo allontano un po'. "È troppo carino!"

Sorridono i miei amici tutti contenti del mio grande entusiasmo, questa volta sincero. E poi tutti insieme me lo dicono.

"Buon Natale, Caro!"

E improvvisamente capisco.

"Ma... sul serio? Non ci credo!"

Gibbo lo accarezza. "Sì, ma quale cugina, io neanche ci parlo con mia cugina... E sempre stato per te. Buon Natale, Caro."

"Sì, Buon Natale."

"Auguri per la nostra Caro." E mi abbraccia Filo e poi Clod e infine Alis mi si avvicina. Mi sorride, stringe un po'"la testa tra le spalle e sembra un po'"impacciata, ma poi mi abbraccia forte forte e me lo sussurra all'orecchio: "Da parte nostra, che ti vogliamo bene". E quasi mi viene da piangere e mi inginocchio vicino a Joey. E" il mio sogno, è quello che avevo sempre desiderato. Joey, finalmente sei qui. E lui, come se capisse per quanto tempo è stato sognato e desiderato, mi poggia la sua zampetta sul ginocchio. E io quasi mi vergogno della mia commozione. Ecco, lo sapevo, mi iniziano a scendere le lacrime... Mamma se ne accorge e come al solito mi salva.

"Ragazzi, volete qualcosa, che ne so, vi posso offrire una CocaCola, qualcosa da mangiare? Ci sono i biscotti..."

"No no, grazie signora, io devo tornare a casa."

"Anch'io."

"Io pure, i miei mi aspettano qui sotto, che dobbiamo andare a messa."

E così come sono apparsi belli e sorridenti, i miei amici scompaiono giù per le scale, correndo, dandosi qualche spinta, facendo un po'"di casino. Con un ultimo avvertimento da parte di Gibbo. "Oh, mi raccomando, trattalo bene. Calcola che gli ci vorrà almeno una settimana per abituarsi ai nuovi spazi della tua casa. E all'inizio ogni cane, proprio per capire dove si trova, fa la pipì in ogni angolo!"

E fugge anche lui giù per le scale. Capirai. La mia casa è così piccola che si abituerà subito. Sono stati veramente carini.

Nonna Luci e anche nonno Tom mi guardano mentre stringo ancora Joey tra le braccia. Anche Ale mi si avvicina e lo accarezza.

"Sì, è proprio bello... Ma lo hai scelto tu?"

"Me lo ha fatto scegliere Gibbo al canile, ma fingendo che era per sua cugina. Ci sono proprio cascata! "

E poi mio padre dice la cosa più terribile che avrebbe potuto dire: "Sì, ma io questo bastardo non lo voglio qua dentro".

"Ma come, papà, è il mio regalo."

"Sì, ma lo hai detto tu, lo hanno preso al canile. Potrebbe essere malato."

Interviene mamma. "Va bè, lo porteremo da un veterinario, gli faremo fare le punture che servono."

"Sì, certo, già stiamo stretti qua dentro, ci manca solo un cane."

Mi viene da piangere ma non mi voglio far vedere e così fuggo in camera mia con Joey. E li sento discutere. E qualcuno urla. Sento mia madre e mio padre, e poi anche Rusty James, e tutti dicono qualcosa ma non capisco cosa. E mi sento improvvisamente sola ma in un modo così strano. E allora stringo Joey e sono felice, ma poi mi viene anche da piangere. Vorrei essere già molto più grande e avere una casa mia, lontano da qui, dove poter fare tutto quello che mi pare e invitare i miei amici e tenere Joey e non farei venire assolutamente mio padre. Mai. Lo odio. Non può essere così cattivo. E con quest'ultimo pensiero mi addormento.

Mi sveglio la mattina dopo e sono in pigiama. Deve essere stata mamma a cambiarmi Non mi ricordo niente. Cerco subito disperata nella mia camera e per fortuna lui è lì, in un angolo, dentro una piccola cesta sopra una vecchia coperta celeste scura che mi ricordo ho usato anch'io da piccola. Dorme ancora Joey, o meglio sonnecchia perché ha aperto un occhio e mi ha guardato.

Ho parlato con mamma. Papà è stato durissimo. Ha detto che quando torna Joey non ci deve essere più.

"Mi tocca riportarlo al canile, mamma? Ma i miei amici me l'hanno regalato! Hanno fatto pure un'offerta per lui."

Mamma mi sorride e continua a lavare i piatti. "Forse una soluzione c'è. Ha detto Rusty James, come lo chiami tu, che te lo tiene lui, ti va bene?"

No. Non va bene. Ma è meglio di niente. Non glielo dico però. Rimango in silenzio e vado in camera mia.

Oggi è la prima e l'ultima giornata di Joey in casa e la voglio passare da sola con lui.

Pomeriggio. Sono stata da R. J. Ha comprato una cuccia troppo carina, c'ha scritto sopra il nome Joey con delle lettere in legno rosse con i bordi blu. Ha messo una coperta dentro e una ciotola fuori. Ha comprato diversi pacchetti di biscotti per cani. Insomma ha pensato a tutto. A quasi tutto. Io Joey non vorrei proprio abbandonarlo.

"Ma Caro, puoi venire quando vuoi, sarà sempre qui con me. Ha pure più spazio, può passeggiare sempre qui fuori, c'è il verde, a casa sarebbe stato stretto. Pensa a quanto sta meglio.."

"Sì, ma già mi manca."

Rusty mi sorride, prende il telefonino e spinge un tasto. Il tempo di rispondere. "Mamma, Caro può rimanere a cena qui con me? " Pausa. "Sì certo... La riaccompagno io... Ok... Sì... No... Non troppo tardi..."

Poi chiude e mi sorride. Rusty ha la capacità di farti sembrare tutto così semplice a volte. R. J. si inginocchia e accarezza Joey, gli scompiglia tutto il pelo e lui sembra divertirsi. Ecco, lo sapevo, hanno già legato. E un po'"sono gelosa. Forse R. J. però è la persona giusta con la quale parlare Ma sì, ci provo. "Posso farti una domanda?"

R. J. smette di accarezzare Joey e mi guarda. "Dimmi..."

"Se una ragazza ha baciato quattro ragazzi ma in realtà non le importava niente di nessuno di loro, tu cosa penseresti di lei? "

"Quanti anni ha?"

"Bè, è un po'"più grande di me, sui quindici."

R. J. sorride. Non so se ha capito. "Bè, diciamo che è una ragazza... un po'"facile."

"Sul serio? Sul serio pensi questo? Ma l'ha fatto un po'"per gioco..."

"Certe cose non si fanno per gioco."

Ci penso un attimo. "Già." Rimango in silenzio. "Ma tu ti innamoreresti di una così? "

"Spero di no, ma purtroppo sono proprio queste qui che poi ci fanno perdere la testa... Su, andiamo, Joey! " Poi si mette a correre e attraversa la passerella.

"Su, vieni, su" Joey subito gli va dietro sulla banchina e abbaia e salta e corre dietro a lui e gli gira intorno. R. J. ha ragione. Credo che non bacerò più nessuno se non Massi, sempre che lo trovo. Poi li guardo. Sembrano due amici perfetti. E io vorrei essere felice per questo, ma sento che un po'"già mi manca. Perché non puoi essere felice da piccola? Devi essere grande per realizzare i tuoi sogni? E" per questo che anche le mie amiche vogliono crescere presto? Alla fine so che non posso trovare nessuna risposta a tutte queste domande. E così corro anch'io dietro a loro. E sembriamo tre sciocchi, ma per un attimo mi sento così felice. "Dai vieni qui, vieni, Joey. " Corro e rido e salto con Joey e ci facciamo le feste e corriamo anche con Rusty, e mi sento così libera che non penso più a niente. E forse è proprio così che ci si deve sentire quando si è grandi.

Mi tocca iniziare a fare i compiti. Parto con italiano: commento e scheda sul film che abbiamo visto prima d'andare in vacanza, Persepolis. Mai su High School Musical, eh? Intanto ascolto La distanza di Syria. E la dedico a Joey... Poi mi tocca fare per antologia prosa e commento di Alla sera del Foscolone, come lo chiama Gibbo. Yuuhu! A tutto spasso...

Alla fine tutto si sistema ma a volte non so perché non riesci a capire perché certe cose non tornano proprio. Cioè, la storia con Lele per me resta un mistero. Dopo quei baci e la figuracea con la signora Marinelli davanti al portone, non ci siamo più visti. Ma non perché sia accaduto chissà cosa o quale chiarimento da evitare Semplicemente perché i suoi sono di Belluno e così la notte di Natale sono andati là, tutti in famiglia, ma il 28 è tornato e mi ha portato due regali bellissimi.

"Ecco tieni, Caro, aprilo."