142413.fb2 Amore 14 - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 65

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E così scarto decisa quel pacco arancione con un fiocco più chiaro e una bella stella di Natale sopra.

"No... Ma è troppo carino." Un completo da tennis intero, me lo rigiro tra le mani. E" Nike, vestito intero, tutto bianco con delle strisce celesti chiarissime laterali. Me lo poggio addosso. "E" bellissimo! E poi la misura mi sembra proprio giusta." Guardo il cartellino. Ammazza! Ha dimenticato di togliere il prezzo e l'ha pagato un sacco di soldi. Ma questo non glielo dico. Ma invece mi viene un dubbio. E questo non riesco proprio a tenermelo.

"Ma come mai proprio un completo da tennis? Non ti piaceva quello che avevo?"

E lo vedo che un po'"si imbarazza e un po'"balbetta.

"No, cioè sì, cioè no..."

"Insomma sì o no?"

"Mi piaceva, ma questo è per quando farà meno freddo."

"Ahh..." Decido di credergli. Ma questa cosa un po'"non mi piace. Non credo sia così importante avere le cose firmate. Cioè in questo mi piace essere diversa da Alis che certo si può permettere tutto e infatti ha tutto. Ma non mi sento neanche come Clod che invece non si può permettere niente e obbliga i suoi a fare mille sacrifìci per avere della roba firmata. A me piace essere me e basta. Magari inventare! Ma non pesare su mamma. D'altronde è lei che poi mi dice di sì e mi compra quello che desidero. Improvvisamente mi trovo tra le mani un altro regalo.

"E questo?"

"Questo l'ho comprato subito dopo la nostra telefonata..." e sorride. E contento di quest'altra idea che ha avuto. E un pacchetto piccolo e non riesco proprio a capire cosa possa essere. Così lo apro per togliermi ogni curiosità. E una scatola nera con una strana maniglia, sotto c'è attaccato un piccolo laccio, alla fine di questo, un anello.

"Che cos'è?"

"Guarda..." Me lo gira. Sotto c'è scritto "Joey" con delle lettere gialle. "E un guinzaglio particolare, di quelli che si allungano e poi si accorciano. Puoi tenere il cane e farlo andare dove vuoi e poi, spingendo questo pulsante, lo richiami vicino a te."

"Ah sì, bellissimo ! E vero, l'ho visto una volta ai giardini. " Sembro entusiasta di questo regalo. In realtà non lo sono per niente. Io odio i collari. Me lo ha regalato pure Ale che infatti non capisce proprio niente di come sono fatta io. Lele però è felice e sorride di nuovo. Niente, anche lui non mi conosce bene. Alis, Clod, Filo e Gibbo avrebbero capito subito che sto mentendo. Poi vedo Lele che mi fa uno strano sorriso. All'inizio non capisco. Poi... Ma certo! Vuole il suo di regalo.

"Ah, anch'io ti ho preso una cosa..." Gli do un pacchetto che ho dentro lo zaino. "Ma è un pensiero, eh..." Cerco di mettere le mani avanti.

"Anche i miei erano dei pensieri."

Lo scarta, io vorrei dirgli: pensiero nel senso che non ho potuto spendere tutti quei soldi! In realtà gli avevo fatto un altro regalo, ma poi alla fine, non so perché non sono riuscita a darglielo. Una felpa azzurra con la mia foto stampata sul petto. L'ho preparata, ho trovato il posto dove la facevano ma poi alla fine, quando era tutto pronto, anche il mio nome "Caro" ricamato lì sopra, bè, non ce l'ho fatta. Non so perché, o forse sì.

"Caro, grazie! Ma è bellissimo! " Apre un libro sui giocatori più famosi di tennis. Da John McEnroe a Nadal. Guarda l'ultima pagina e la trova. "Troppo carina." C'è una sua foto che gli ho fatto a una partita. L'ho stampata ingrandita e ritagliata. E sotto la scritta "II vero campione sei tu".

"Grazie Caro! " E mi si avvicina e poi mi abbraccia e mi bacia. E io mi lascio andare tra le sue braccia. E sono disperata. E continuo a baciarlo a occhi chiusi. E vorrei fuggire. Ho realizzato. Forse il vero campione è lui. Ma di tennis. Non certo del mio cuore. Sto malissimo e devo ringraziare la felpa! Quando è finita l'ho immaginata addosso a lui e lì ho capito tutto. A me di Lele non me ne importa assolutamente nulla. E ora il grande dilemma: come dirglielo? A scuola nostra di storie così, cominciate e finite in un istante, ce ne saranno state un migliaio. Alcune solo sulla parola: ci mettiamo insieme? Alcuni proprio all'antica. Che dici, siamo fidanzati? E poi tutte che venivano in classe a dire sai io sto con quello, io mi sono messa con quell'altro. Ma alla fine molti di questi incredibili innamorati non si erano neanche baciati! E i pochi che avevano resistito, ed erano arrivati a diventare veramente una coppia tanto da baciarsi e tutto il resto, erano durati al massimo una settimana o due. Non solo, ma molti di loro si sono lasciati via sms. Cioè, neanche una telefonata! Sms della serie: "Ciao ti lascio". Che tristezza. Non potevo fargli questo, a Lele. No. Era anche un mio discorso d'orgoglio, di dignità, di coraggio... Però che bello sarebbe con un sms! Sarebbe tutto più facile. Anche uno di quelli lunghi, scritti bene, dove spieghi perché e per come le cose non vanno, oppure dove dici che forse è ancora presto, che sta diventando troppo importante, che hai paura di star male per amore... Però ormai era diventata una sfida personale.

Quel giorno: 29 dicembre.

"Che fai Caro?"

"Oh niente, più tardi forse vado a trovare Joey. "

"Comunque per adesso resti a casa?"

"Sì."

"E chi c'è..."

"Oh nessuno, tra un po'"dovrebbe rientrare Ale."

"Ok...Ciao!"

Una telefonata strana la sua. Ma non ci penso neanche più di tanto. Dopo un secondo il citofono. Vado a rispondere. "Chi è?"

"Sorpresa! Io!"

"Lele!"

"Ti avevo chiamato dal telefonino e stavo arrivando. Posso salire?"

"No, scendo io."

"E dai..."

"Mamma non vuole che faccio salire nessuno se sono sola in casa."

Lo sento sbuffare. "Ok."

"Dai, scendo in un secondo."

Faccio una corsa pazzesca, vado in bagno, e mi guardo allo specchio. Cioè, sono di uno sbattuto che neanche un uovo. Così mi metto un po'"di rimmel, prendo quello dell'astuccio di Ale, un filo di eyeliner tanto per disegnarmi un po'"di più e una matitina celeste sotto gli occhi. Ecco. Mi guardo allo specchio. Va un po'"meglio. Poi mi metto a ridere. Cioè, lo voglio lasciare... e mi faccio bella. Ma guarda che è un controsenso. Ma no, che c'entra, è che così lascio un buon ricordo. Sì, ma per cosa? Magari non lo vedrò mai più, e con questa serie di domande prendo le chiavi, mi chiudo dietro la porta e corro giù per le scale.

Mi ripeto la frase per non sbagliare. Una volta, due, tre. Di nuovo. Ancora. Di più. Ecco lo vedo. Gli vado incontro. Decisa, sicura, determinata. E solo all'ultimo mi accorgo che ha tra le mani un pacchetto per me. Mi sorride e poi me lo da.

"Tieni, è un piccolo pensiero per Joey."

Troppo tardi. Ormai non mi posso più fermare, è come lasciare la frizione di una Ferrari in pole position, abbassare il grilletto di un fucile caricato a pallettoni, dare fuoco alla miccia di uno di quei razzi di Capodanno. E così, invece di dire grazie, me ne esco tutto d'un fiato.

"Mi dispiace, è meglio che ci lasciamo. Sento che siamo troppo diversi..."

Ce l'ho fatta. L'ho detto! L'ho detto tutto! Non ci posso credere. E tutto d'un fiato! Senza fermarmi! E Lele rimane così, con il pacchetto a mezz'aria, la bocca aperta e l'incapacità di dire assolutamente qualcos'altro. Poi dopo un po'"riesce a chiudere la bocca. E a dire qualcosa che capisce anche lui che non ha assolutamente senso.

"Ma come... così?"

A me viene un po'"da ridere. Non so che fare. Vorrei dire: "E come se no?". Ma mi sembra così brutto. Alla fine ne scelgo un'altra che comunque potrebbe avere uno sfondo dolce.

"Meglio che te l'ho detto subito... Vorrei che rimanessimo amici."

Ma quale sfondo dolce. Lele fa una faccia. Secondo me questa tra tutte è la frase sul serio più infelice che si possa dire! Ma non me ne venivano altre! E Lele poggia il pacchetto sul muretto lì vicino e poi ci si siede anche lui. E inizia a dirle tutte.

"Ma come, mi sembrava che fossimo così giusti, ci divertivamo, andavamo d'accordo. Ci piaceva giocare a tennis insieme." Poi si ferma e diventa improvvisamente lucido, serio, attento, come se avesse capito tutto e non sapesse spiegarsi come aveva fatto a non capirlo prima.

"Ecco... non dovevo andare via, vero?"

È assurdo. Insomma io non credo che quando uno viene lasciato, cosa che tra l'altro non mi è ancora mai successa, debba per forza esserci un perché così pratico. Sarà un insieme di cose che non vanno! Se uno ti lascia semplicemente perché vai via per Natale con i tuoi per qualche giorno, bè, tutto sommato non ti sei persa un granché. Poi Lele stringe gli occhi come se improvvisamente avesse intuito delle altre cose, ben più importanti, ciò che in realtà gli sto nascondendo.

"Dì la verità, c'è un altro! "

E lì me ne esco con la frase più infelice che potevo dire: "Purtroppo no".