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"Sì, buono, è vero. È delicato..."
E un vento leggero, un ponentino malizioso, cerca di creare un po di atmosfera. Anche Alessia si appoggia alla ringhiera e guarda lontano.
"Sai, è così piacevole lavorare con te. Ti guardo, quando sei nella stanza. Passeggi in continuazione, fai dei giri su quel tappeto... sempre circolari, ormai c'hai fatto il solco. Un tondo di Giotto. E intanto guardi verso il soffitto, ma guardi lontano... E come se tu vedessi oltre il soffitto, oltre il palazzo, oltre il cielo, oltre il mare, vedi lontano, vedi cose..."
"Sì, che voi umani... Ma dai, non mi prendere in giro."
"No, sul serio, lo penso. Sei in perfetta armonia col mondo e riesci a ridere di quello che a volte accade e che noi siamo costretti a subire... Come per esempio una storia d'amore che finisce, sono sicura che, anche se fosse la tua, sapresti riderci su."
Alessandro guarda Alessia. Rimangono un po a fissarsi. Poi lei ha un lieve imbarazzo. Alessandro beve un altro sorso del passito che gli ha appena portato e guarda di nuovo tra i tetti delle case.
"Te l'ha detto l'avvocato, vero?"
"Sì, ma ci sarei arrivata da sola. Credo che questa Elena non meriti neanche il tuo "disprezzo sentimentale"."
Alessandro scuote la testa.
"Ti ha detto anche questo." Alessia si accorge che stavolta è lui a essere imbarazzato.
"Dai, capitano, sai quanti ne ho lasciati io... e quanti mi hanno lasciata!"
"No, non lo so. Non c'è nessuno che mi viene a raccontare i fatti tuoi."
"Hai ragione, scusa. Ma non prendertela col tuo amico. Pietro vorrebbe solo vederti di nuovo allegro come sempre. Ha puntato su di me per farti sorridere. Ma forse era meglio se ti mandava una di quelle russe, vero?"
"Ma che dici."
Non c'è niente di peggio, quando stai male e qualcuno vuole che tu ti faccia carico delle sue stupide problematiche. Prima quel tizio che vuoi esser ricordato da tutti. Ecco, vedi, non mi ricordo neanche il nome. Ah sì. Andrea Soldini. E ora invece Alessia e il suo voler essere al centro dell'attenzione. O meglio, essere lei la medicina giusta. Che fatica... Alessandro le si avvicina. Alessia sta guardando dall'altra parte, lontano, verso una strada che sparisce dietro una curva. Alessandro le poggia il braccio sulla spalla. Lei si gira leggera, sorride. Ma lui la precede e le da un bacio sulla guancia.
"Grazie. Sei una medicina portentosa. Vedi, fai effetto dopo pochi secondi... già sorrido."
"Ma vattene!" Alessia sorride e alza le spalle. "Mi prendi sempre in giro."
"Ma no, sul serio."
Alessia lo guarda. "Non c'è niente da fare, voi uomini..."
"Non mi dire la solita frase "siete tutti uguali", perché è uno spot visto e rivisto e da te questo proprio non me lo aspetto."
"Infatti, te ne dico un'altra: voi uomini siete tutti diversa mente vittime di una donna. Ma questo vi serve. E sai perché? Per giustificarvi del male che farete alla prossima." "Ohi, ohi, ohi..." Alessia fa per andarsene, ma Alessandro la ferma.
"Alessia?"
"Sì, dimmi."
"Grazie."
Alessia si gira. "Figurati."
"No, sul serio. Questo passito è buonissimo."
Alessia scuote la testa, poi sorride e rientra in casa.
Sette
Gelateria Alaska. Le Onde sono sedute su alcune sedie in ferro, disposte accanto all'entrata. Olly ha le gambe allungate e poggiate sopra la sedia vicina.
"Uhm, qui il gelato lo fanno davvero da sballo!" Lo lecca fino in fondo, con gusto, alla fine da anche un piccolo morso. "Secondo me, nel cioccolato fondente ci mettono qualche specie di droga. Non è possibile che mi piglia così."
Proprio in quel momento passano davanti a loro due ragazzi. Uno ha un giubbotto nero di tela con scritto dietro "Surfer". L'altro uno rosso con scritto "Fiat". Chiacchierano, ridono ed entrano dal gelataio.
"Oh, pure l'ultima "Fiat" mi piglia un casino."
Niki ride. "Ma perché, una bella "surfata" non te la faresti?!"
"No, direi di no... Ho già dato..."
"A Olly, ma tu secondo me ci prendi in giro. Non ci credo che sei stata sul serio anche con quello."
"Secondo me" interviene Diletta, "lo dice apposta perché ci sono io. Mi vuole far rosicare. Vuole che pensi a tutto quello che sto perdendo."
"Ma mica ci sono andata. Così, qualche giretto in macchina."
Arriva uno veloce in motorino, frena a un millimetro da loro, scende e lo mette sul cavalietto di tutta fretta. "Oh, ecco dov'eravate!" È Giò, il ragazzo di Erica. "Vi ho cercato dappertutto!"
"Siamo andate a fare un giro."
"Sì, lo so."
Erica si alza e lo abbraccia. Si baciano leggeri sulle labbra. "Amore... mi piace un casino quando fai il geloso."
"Che geloso, ero preoccupato. Hanno fatto una retata all'Eur, facevano un BumBumCar, hanno arrestato un sacco di gente per furto d'auto, scommesse clandestine e associazione a delinquere."
"Eeeeh, bum, bum bum veramente! Pure associazione a delinquere." Olly leva le gambe dalla sedia e da un ultimo morso al gelato. "E banda armata!"
"Ma no, sul serio. Me l'ha detto Giangi che stava lì, è riuscito a scappare quando sono arrivati."
"Cavoli, allora è vero." Diletta si alza in piedi. "C'era anche Giangi."
"Allora stavate lì." Giò guarda arrabbiato Erica.
"Ma sono andata con loro."
"Che me ne frega che sei andata con loro, non voglio che vai lì e basta."
"E certo." Olly scuote la testa. "Sei geloso di Fernando, quello delle scommesse."