143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 107

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Niki lo guarda. Ha gli occhi lucidi. "Sei proprio uno stronzo, Fabio. Un grandissimo stronzo, Fabio Fobia, o come cazzo ti chiami" e scappa via, prima di permettergli di vederla piangere. Lui non merita le sue lacrime. Fabio Fobia non preme "stop".

Lascia andare ancora un po la traccia. Si siede per terra. Incro cia le gambe. Si accende una sigaretta. "Che cazzo c'avete da guardare, giocate giocate..."

E alza la musica. "Ricordati che non è stato un caso... quella notte lì, giovane stella, cadevi nel mio letto."

Una ragazza passa la palla a chi dovrebbe battere. Ma Diletta ferma la palla, la fa rimbalzare per terra. Poi va vicino allo ste reo e lo spegne.

"Da fastidio questo rumore" e va verso gli spogliatoi.

"Sì, sì fate le fiche. Tanto è da noi che dovete passare poi se volete godere!"

Fabio si alza in piedi e da un calcio alla piccola vetrata sotto la finestra, rompendola. Poi esce dalla finestra e continua a fumare.

"Ehi, ti fai solo nemici così."

Fabio si gira. Olly è ferma sulla porta della palestra. "Perché ti comporti in questo modo, credi che faccia tanto personaggio? I tuoi pezzi possono essere anche belli, ma c'è troppa cattive ria... anche in te. E con la cattiveria non si va lontano."

Fabio Fobia da due tiri veloci. Poi butta la sigaretta per terra. La calpesta. Ci gira sopra la punta del piede con forza, spegnendola. Poi passa accanto a Olly, a un millimetro. Quasi la costringe a spiaccicarsi al muro. E le canta in faccia "Ricordati che non è stato un caso se quella notte, giovane stella, cadevi nel mio letto...". Fabio Fobia si riprende il suo stereo, se lo appoggia sulla spalla e poi passa di nuovo davanti a Olly. E, senza neanche degnarla di uno sguardo, si allontana nel cortile della scuola. Olly rimane ferma sulla porta della palestra. Lo guarda andar via così, con un pensiero distratto e qualcun altro ben più preciso.

Sessantasette

Alessandro è seduto sulla poltrona, in ufficio. Ha le mani dietro la testa, appoggiato sullo schienale in pelle. Guarda divertito le ipotesi della pubblicità di LaLuna, disposte in maniera ordinata sul suo grande tavolo. Una musica viene dallo stereo lì ;vicino. Mark Isham. Rilassante al punto giusto.

H"PoSSO?"

i"Avanti." Alessandro si ricompone. È Andrea Soldini.

"Vieni, Andrea, accomodati. Allora, novità? Non abbiamo bisogno di scorciatoie, no?"

iAndrea Soldini sorride, sedendosi di fronte a lui. "No.

fStiamo solo aspettando il verdetto. Ma mi sembra non ci siano

dubbi, no?"

(Alessandro si alza. "No, mi sembra di no. Ma è meglio non

icantare vittoria fino a quando non sappiamo cosa hanno deciso

|veramente questi benedetti giapponesi." Si avvicina alla mac

chinetta.

"Caffè?"

"Magari, molto volentieri." Andrea lo guarda armeggiare.

lAlessandro prende un pacchetto, lo apre, tira fuori due cialde,

lle inserisce nella macchina e preme il tasto.

("Sai, Alex, quando ti vedevo nel mio ufficio a trovare il mio

icapo, Elena, be, io non ti credevo così..."

i"Così come?"

j"Così diverso. Sicuro, tranquillo, piacevole. Ecco. Sei piacevole."

JAlessandro torna al tavolo coi due caffè, due bustine di zuc

\chero

e i bastoncini in plastica.

|

ì

k

"Non sappiamo mai com'è qualcuno finché non lo conosciamo di persona, fuori dai soliti contesti."

Andrea apre lo zucchero, lo versa e inizia a girare. "Già. A volte non la conosciamo neanche a viverci insieme."

"Cosa vuoi dire?" Andrea lo guarda.

"Io? Niente. A volte parlo così" e si beve il caffè.

Alessandro fa altrettanto. Poi lo fissa. "A volte davvero non capisco. Ma perché ti sottovaluti sempre e giochi al ribasso con te stesso?"

"Me lo chiedo anch'io da sempre, il problema è che non trovo la risposta."

"Ma se non ci credi tu in te stesso..."

" Sì, lo so, come potranno crederci gli altri?"

"Magari le russe, quella sera, ti trovavano simpaticissimo senza che tu dovessi per forza sentirti male..."

Andrea finisce il caffè. "Non mi ci far pensare... Se mi ricordo quella sera, mi sento male di nuovo..."

"Ti prego, risparmiami l'arrivo di un'altra ambulanza..."

Andrea sorride. "Capo... è un piacere lavorare con te."

"Anche per me averti in squadra. Tu non riesci a vederti da fuori. Ma ti assicuro che fai un'ottima impressione."

"Bene!" Andrea si alza. "Grazie del caffè, torno di là." Va verso l'uscita ma si ferma un istante. "Quella ragazza... Niki..."