143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 11

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"Ma figurati... mi preoccupo per lei e basta! Pensa se la prendevano. Oh, li hanno presi, eh? Forse non l'hai capito."

"E be se la prendevano... la prendevano" fa Olly molto serena.

Giò stringe le braccia di Erica. "Amore, ma perché non me lo hai detto?"

Erica si libera dalla stretta. "Ancora. Madonna, mi sembri mio padre. E mollami! Te l'ho detto, stavo con le mie amiche" e poi gli dice piano: "E dai, non mi va di discutere davanti a loro, e finiscila".

"Ok, come vuoi."

Il cellulare di Niki squilla. Lei tira fuori dalla tasca dei pantaloni il suo piccolo Nokia. "Cavoli, è mia madre, che vuole a quest'ora? Pronto mamma, che bella sorpresa."

"Dove sei?"

"Ma scusa, neanche mi dici ciao?"

"Ciao. Dove sei?"

"Uffi" Niki sbuffa e alza gli occhi al cielo. "Sono a corso Francia, a prendere un sereno gelato con le mie amiche. Che c'è?"

"Ah, meno male. Scusa, ma siamo appena tornati a casa, tuo padre ha acceso la tv e al tg di mezzanotte hanno detto che arrestavano dei ragazzi all'Eur. Hanno fatto i nomi e c'era anche il figlio dei nostri amici, Fernando Passino..."

"Chi?"

"Sì, quello che ogni tanto esce con te, dai, non fare finta di non capire! Lo sai benissimo, Niki, non mi fare arrabbiare, sta nel gruppo che frequentate. Insomma, hanno fatto solo i nomi dei maggiorenni, ovviamente, ma per un attimo ho pensato che ci fossi in mezzo anche tu."

"Ma mamma, ma ti pare? Ma per chi mi hai preso, scusa?" Niki strabuzza gli occhi, le amiche incuriosite si avvicinano. Niki agita la mano come a dire "non sapete cos'è successo".

"Ma mamma, si è capito perché li hanno arrestati? Cioè che cosa hanno fatto?"

"Boh, non ho sentito bene, una cosa che ha a che fare con le macchine, tipo il furto delle auto, non ho capito bene... Ecco, una cosa tipo stumpcar."

"Ma no, quello è il BumBumCar, mamma..."

"Eh, quello. Ma come mai lo sai?"

Niki stringe i denti e cerca di recuperare in qualche modo. "È appena arrivato qui Giorgio, il ragazzo di Erica, e ce lo ha raccontato. Lui ha sentito la notizia alla radio ma noi non gli volevamo credere."

Olly e Diletta si mettono a ridere piano. Poi Olly stringe le mani ad artiglio e mima un gatto che scivola su un vetro. Niki prova a darle un calcio per allontanarla e non ridere anche lei.

"Ah, vedi che non ti dico un'assurdità" continua la mamma, "hai visto, è vero quello che è successo. Senti, potresti tornare a casa? È già mezzanotte."

"Mamma, ma chi volevi per figlia, Cenerentola? Adesso arrivo! Ciao! Baci, baci, baci, ti voglio bene."

"Sì, baci, baci, baci, ma vieni a casa, eh?" e chiudono la telefonata.

"Cazzo, allora è vero quello che ha detto Giò."

"Ma perché avrei dovuto dirvi una cavoiata? Che ragione c'era?"

"Dai, ragazze, andiamo a casa, domani ne sapremo di più dai giornali."

Le Onde vanno verso i rispettivi motorini e miniauto.

Olly sale sul suo scooter, s'infila il casco e lo accende. "Oh, serata moscia, eh?" Niki sorride e monta sul suo motorino. "Sai che penso? Secondo me è stato Giò a chiamare la polizia, almeno per un po ha tolto di mezzo Fernando."

Diletta ride. "Certo che siete davvero delle vipere. Secondo me con voi il segreto è restare sempre fino alla fine, almeno non avete modo di sparlare."

"Ah, sì? L'hai pensata bene" sorride Niki. "Tanto prima di addormentarmi un sms con una cattiveria su di te a Olly glielo mando di sicuro. Mi dispiace, non ci puoi fermare" e così dicendo accende il motorino, sgasa e fugge via, allargando le gambe, alzandole al vento, divertita di assaporare quella sciocca, piccola, splendida libertà.

Otto

Alessandro è sul terrazzo. Guarda lontano in cerca di chissà quale pensiero. Un po di malinconia e quell'ultimo sorso di passito, leggermente più dolce. Poi rientra anche lui, posa il bicchiere sulla libreria, vicino a un libro. Stavolta Aforismi. Sabbia e spuma. Gibran. Lo prende e sfoglia qualche pagina. "Sette volte ho disprezzato la mia anima. La prima volta, fu quando la vidi timorosa di poter toccare le altezze. La seconda volta, fu quando la vidi zoppicante dinanzi allo storpio. La terza volta, fu quando le fu dato di scegliere tra via ardua e via facile, ed essa scelse quella facile. La quarta volta..." Basta. Non so com'è, ma quando stai male, tutto ti suona come se avesse un doppio significato. Alessandro lo richiude e inizia a girare per casa cercando Pietro. Niente. In salotto non c'è. Guarda meglio tra la gente, negli angoli, si sposta superando qualcuno che gli passa davanti... Ah. Non è qualcuno. È Andrea Soldini ed è con una bella ragazza, alta. Andrea gli sorride. Alessandro ricambia ma continua a cercare Pietro. Niente. Non vorrei che... Apre la porta della camera da letto. Niente. Solo qualche giacca buttata sul letto. Anche gli armadi sono aperti. Va in bagno. Prova ad aprire. È chiuso a chiave, Alessandro riprova. Una voce maschile dall'interno dice "Occupato! Se è chiuso è chiuso, no?". È una voce profonda e veramente scocciata. È qualcuno davvero occupato nei suoi bisogni. E non è Pietro. Alessandro va in cucina, la finestra è spalancata. Una tenda chiara e leggera

gioca con il vento. E con due persone. Si appoggia alla schiena di un uomo. Lo accarezza quasi mentre lui scherza con una bella ragazza seduta a gambe larghe sul tavolo centrale. Lui le sta davanti e si appoggia in mezzo alle gambe. Tiene una mano in alto, sopra la testa della ragazza, e lascia penzolare una ciliegia. La fa scendere poco a poco e poi la tira su di nuovo, mentre la ragazza, finta indispettita, ride e s'imbroncia per non essere riuscita ad afferrarla con la bocca. E ha voglia di quella ciliegia e forse non solo di quello. E quell'uomo lo sa. E ride.

"Pietro!"

Pietro si distrae e si gira verso Alessandro. La ragazza ne approfitta subito e mangia al volo la ciliegia, rubandogliela con la bocca dalle mani.

"Ecco, vedi che hai fatto. Mi ha rubato la ciliegia per colpa tua."

La ragazza ride e mastica a bocca aperta, la lingua si tinge di ciliegia e le sue parole si colorano di rosso, di profumo, di desiderio, di sorriso. "Buona! Ho vinto, me ne spetta un'altra. Dai, ciliegia, una tira l'altra, no? Hai detto tu prima..."

"Certo, ecco." Pietro gliene da un'altra e la ragazza russa sputa prima il nocciolo di quella appena finita in un bicchiere lì vicino, facendo centro, poi prende con le mani l'altra e l'addenta. Pietro si avvicina ad Alessandro.

"Ecco, vedi, il gioco è finito. Io volevo continuare a farla soffrire un po... una ciliegia tira l'altra... le veniva sempre più voglia e poi io solo alla fine le davo la ciliegia ma anche pum..." Pietro pizzica Alessandro tra le gambe, "... la bananina!" Pietro ride mentre Alessandro si piega quasi su se stesso.

"Ma quanto sei cretino, eh?"

La ragazza russa scuote la testa e ride, poi mangia libera un'altra ciliegia. Alessandro si avvicina a Pietro e gli dice piano: "Cioè, hai due figli, tra poco fai quarantanni e sei ancora così. Io fra tre anni sarò come te? Sono preoccupato. Molto preoccupato".

"Perché? Guarda che in tre anni possono cambiare tante

cose. Potresti sposarti, avere anche tu un bambino e poi provarci con una straniera... Ce la puoi fare, dai, mi puoi raggiungere, anzi mi puoi anche superare. Me lo hai detto proprio tu! Con quella pubblicità dell'Adidas, Impossible is Nothing, e ti fermi proprio su te stesso? Dai, cazzo, ce la puoi fare. Andiamo a casa tua? Dai, prestamela solo per stasera!"

"Ma che, sei pazzo?"

"Ma sei pazzo tu! Ma quando cazzo mi ricapita una russa così, hai visto quant'è bella?"

Alessandro si sposta di poco dalla spalla di Pietro.

"Sì, in effetti..."

"Che, in effetti, è una sventola da sogno. Una russa, gamba lunghissima. Guarda, guarda come mangia le ciliegie... Pensa quando mangia..." Pietro fa un fischietto pizzicandolo tra le gambe.

"Sì, la bananina. Ahia, e dai, e smettila..."

La russa ride di nuovo. Pietro, per cercare di convincere Alessandro, gli fa vedere una busta all'interno della giacca.