143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 111

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Matteo va ad aprire. "... Sì, è lui. Ehi, ciao... Entra."

Un ragazzino alto come lui, coi pantaloni calati alla stessa maniera, e solo i capelli un po più biondi, entra trascinando le sue grosse scarpe.

"Allora, che fa tua sorella?"

"Ancora non gliel'ho detto."

"Ok, come vuoi. Che c'è della Coca Cola?"

"Sì, vattela a prendere in cucina. Intanto che io le spiego..."

Niki guarda Vanni andarsene di là, sparato, senza alcun problema.

"Ma non ho capito, Matteo, questo gira così, libero per casa nostra?"

"E che è un cane che lo devo tene legato?"

"Lo sai benissimo che mamma non vorrebbe."

"E tu non andrai certo a raccontarglielo. Allora ecco qua..." Matteo tira fuori dalla tasca un foglio piegato in quattro parti. Lo apre.

"Ti ho stampato tutto qui."

"Ah, ecco che facevi in camera mia. Guarda il colore della stampante che hai consumato."

"E quanto rompi. E leggi."

Niki guarda meglio il foglio. "Cosa? E che è 'sta roba?"

"Non dirmi che non li conosci?"

"E certo che li conosco. Ma li evito. E invece secondo te cosa dovrei fare?"

"Trovamene almeno uno e portamelo."

"Ma non esiste proprio."

"Non mi dire che ti vergogni, dopo quello che ti ho visto fare..."

"A parte che non mi hai visto fare proprio niente anche perché non ho fatto niente. E che trovo immorale mettere in mano cose del genere a un ragazzino come te."

"Primo: non sono solo io ma c'è pure Vanni. Secondo: non siamo ragazzini. Terzo: qui è dove puoi trovarli. Quarto: se rompi sai cosa faccio... prima lo mando a mamma che potrebbe anche coprirti, ma subito dopo lo mando a papa che arriva qui più veloce di Superman, e in un attimo non è che ti ricopre di insulti, ti prende proprio a calci!"

Niki strappa il foglio di mano a Matteo ed esce come una ifuria di casa, urlando "Non aprite a nessuno e se chiama

{mamma di che mi sono dimenticata una cosa giù nel motorino

Ie avvisami, capito?" Niki scende veloce le scale, piega il foglio

|e se lo infila nella tasca dei jeans. Ma guarda te. Tutte mi capi

"tano.

Anche un fratello maniaco. In quel momento le squilla il

cellulare. Lo prende e guarda il display. Ecco, ci mancava solo questo. Apre il Nokia.

"Dimmi."

"Ciao, sto passando."

"Non sono a casa."

"E dove sei?"

"Che te ne frega, mica te ne devo rendere conto."

"Senti, Niki, non litighiamo."

"E chi vuole litigare, Fabio... Ma fai ancora come se stessimo insieme... cosa che non è più da quattro mesi."

"Tre."

"A parte quella mia ricaduta che non vuoi dire rimettersi insieme. Solo scopare un'altra volta per poi chiudere definitiva mente."

"Come sei dura."

"Perché invece la tua canzoncina di oggi era tenera, no?"

"Ok, hai ragione, ho telefonato anche per quello. Ma ci pos siamo vedere invece di stare al cellulare?"

"Ok. Tra mezz'ora a viale Parioli, . Da Prima Visione."

"Ok, grazie... Principessa."

Niki chiude il telefono. Principessa... toglie la catena e si mette il casco. Sì, sul pisello. Prima mi piaceva un casino sen tirmi chiamare così da lui. Ora mi da un fastidio... Basta. Ho deciso. Glielo dico. E parte veloce con il suo motorino.

Settanta

Enrico entra a casa di corsa.

"Amore, dove sei? Scusa, sono in ritardissimo!" Camilla compare sulla porta della camera, perfettamente truccata e vestita. Tailleur scuro, ombretto leggero, lucidalabbra rosato. E poi un sorriso. "Lo immaginavo. Ti ho già preparato la borsa del calciotto."

Enrico la guarda. È senza parole. "Ma dove stai andando?" "A prendere qualcosa con quella mia amica della palestra. Ti ricordi? Quella con cui stavo al telefono l'altra sera. Viene anche un'altra ragazza." "Ah, sì. E dove andate?" "Non so, dobbiamo decidere." "Sì, ma di cosa avete voglia, in quale posto andate..." Camilla s'infila la giacca. "Boh, non lo so... ci vediamo in centro." Prende la borsa, ci mette le chiavi di casa e la chiude. "Scusa, eh, ma che io quando tu vai a giocare ti chiedo con chi giochi? O su quale azione segnerete? O cosa vi andate a prendere dopo?"

"Ma che c'entra? E poi noi perdiamo quasi sempre." Camilla scuote la testa e apre la porta. "Con te a volte è impossibile parlare. Ci vediamo dopo" e chiude la porta.

Ci vediamo dopo. Ma dopo quando? Enrico si siede sullo schienale del divano, in mezzo al salotto. O meglio, crolla. Le vorrebbe chiedere un sacco di cose. Tipo: allora, a che ora torni? Tieni il telefonino acceso? Oppure: non mi dire che non