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"Geniale, eh? Mister sicurezza... Proprio quella che secondo me sta stancando Erica, per me ce la giochiamo. E Niki? Si è imbarcata su una nave troppo grande per lei... Le Onde sono in un periodo di grande mareggiata... Tranne te. Potresti fare una serie tv sulle tue vicende da Onda, ho anche il titolo: Calma piatta..."
"Ma che vuoi? Io ti volevo solo leggere qual è la mia idea di rapporto, di amore. Quando appartieni a qualcuno già non va bene, ti limita, rischi di perdere te stessa. Io voglio un amore libero, grande, un paradiso naturale. E mica è facile trovare uno che la pensa così."
"Che pensa non lo so, ma che si farebbe volentieri un giretto con te sì che è facile!" Diletta scuote la testa.
"Va be, allora hai ragione tu... Ma poi che ne sai, Diletta, se non ti butti mai?" Olly si alza e inizia a riempire le tazze con l'acqua calda. Poi infila in ciascuna le bustine della tisana. Prende il vassoio e lo appoggia sul letto. Offre la tazza a Diletta stando bene attenta a scegliere la lettera giusta. Le sollevano al cielo, in un brindisi analcolico profumato di mora e mirtillo.
"Alla E e alla N che sono rimaste nella credenza in cucina e a chi ha il coraggio di buttarsi... e non di sotto!" Ridono. E Gibran le guarda dal diario lasciato aperto.
TI
Settantaquattro
Gli spogliatoi sono pieni di giacche e pantaloni appesi ai gancetti. Borsoni grandi e colorati, alcuni con vecchie scritte di società sportive improbabili, forse scheletri di un passato più attivo, sono appoggiati per terra o su qualche panca di legno. Odore di chiuso e di scarpe. Qualche giocatore è ancora sotto la doccia.
"Oh, comunque per me è la difesa che non funziona. Deve giocare ancora più alta."
"Ma di che, perché il centrocampo, scusa? La palla girava, secondo te?"
"Ma Antonio s'è mangiato una marea di gol davanti alla porta. C'ha un tiro a banana!"
Alessandro finisce di frizionarsi i capelli con l'asciugamano. Poi si siede sulla panca. "Ragazzi, però è l'ennesima sconfitta... Arriva un momento nella vita nel quale uno deve accettare la realtà. Questo è quel momento... Smettiamo."
Pietro gli si siede accanto. "Macché Alex. Siamo fortissimi. È che giochiamo troppo individualisti, tutti che fanno i fenomeni! Ci vuole più spirito di squadra. Cazzo, loro a livello di giocatori erano molto più deboli, ma hai visto che gioco di squadra? Noi eravamo sempre con uno in meno in difesa..."
"E ti credo, tu non tornavi mai..."
"Oh, non c'è niente da fare, è sempre colpa mia..."
Enrico si è già vestito. Mentre Flavio cammina nervosamente su e giù per lo spogliatoio. Alessandro se ne accorge.
"Ehi, Flavio, che hai?"
"Vi lamentate della difesa. Ma io ho corso una cifra. Ho il cuore a duemila. Senti..." Flavio si porta la mano alla gola. Allarga le dita per sentire le vene sul collo. "Senti, senti a quanto va..." Si avvicina ad Alessandro e prende la sua mano.
"Mi manca l'aria. Sto ancora sudando. È la seconda voltaJ
che mi asciugo la fronte..."J:
Enrico gli si avvicina e sente anche lui il suo battito. Poi levah
la mano dal collo. "Macché, è normale. Così deve battere dopoIji
una partita. Sei adrenalinico. Tutto qua."j,j
"Ma continuo a sudare."f
"Perché hai fatto la doccia troppo calda."|
"No, non recupero... mi manca l'aria" Flavio si avvicina al lavandino, apre l'acqua fredda e la fa scorrere. Poi si bagna la faccia lì sotto. Poi si asciuga. "Boh, vediamo se così starò un po meglio..."
Gli altri hanno quasi finito di vestirsi. "Che facciamo, pizza alla Soffitta?"
"Sì, mi va."
"Allora ci vediamo tutti lì davanti."
Flavio si toglie l'accappatoio e continua ad asciugarsi coi lembi. "No, io vado a casa. E tenete accesi i telefonini, che se ho bisogno... Non voglio svegliare Cristina, chiamo voi."
Alessandro chiude la sua sacca. "Vuoi che ti aspettiamo?"
"No, no, andate. Però non spegnere il telefonino, almeno tu, eh?"
"Ok. Comunque, qualunque cosa, se non prende, siamo alla Soffitta."
Flavio s'infila la camicia. Poi riprende l'asciugamano, se lo passa sulla fronte. Nulla da fare. Ancora suda. Ancora battiti accelerati. E se non mi passa? Chissà quando mi addormento. Poi domattina devo anche alzarmi presto.
Settantacinque
"Oh, certo che Flavio è veramente ipocondriaco cronico." Pietro raggiunge gli altri al tavolo in fondo al locale della Soffitta. "Ma se poi ti prende così, che giochi a fare... Ti rovini la vita e basta. Allora stattene a casa, rilassati, vediti un film... ma non di quelli che fanno paura, eh? Dovesse prenderti comunque un colpo ! "
"Dai, poraccio, dev'essere terribile..."
"Figurati per noi quando fa quella faccia appesa da moribondo."
Enrico apre il menu. Pietro glielo chiude. "E dai, lo sai già quello che danno qua. Pizza alla pala tre o quattro gusti."
Alessandro batte la mano sul tavolo, divertito. "Io voglio una D'Annunzio! C'ho una fame..."
"E ti mangi aglio, cipolle e peperoncino?" dice Pietro malizioso.
"Be, mica non li digerisco."
"No, però... visto l'incontro particolare che hai dopo..."
"Sì, col mio letto! Vado a casa, mica ho appuntamenti."
Pietro resta per un attimo in silenzio. "Uhm..." Poi apre il menu. "Vediamo un po..."
Alessandro glielo chiude. "Scusa, hai detto che lo conosci a memoria?"
"Sì, ma non mi ricordavo bene cosa c'è nella Centurione..."
"Tu non me la dai a bere. Perché svicoli con la scusa del menu? Prima hai fatto la faccia strana. Hai detto pure uhm."
"Ma di che."