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"Sì, va bene, vieni a bere una cosa a casa mia. E invito anche..." Alessandro indica la russa.
"Bravo, lo vedi che con te le trattative hanno sempre un buon esito?!"
"Guarda però che non è come nell'Ultimo bacio. Io non voglio entrare nei vostri casini, capito? Risolvitela da solo con Susanna e non mi mettere in mezzo."
"Risolvo? Facile. Dico che sono rimasto fino a tardi a casa tua. È la verità, no?"
"Sì, sì... la verità."
"Poi pensa a quanto può essere buona. Altro che quella insalata... Ciliegie, banane e lei. E questa la vera insalata russa."
"Senti, ma perché invece di fare l'avvocato non ti sei dato al cabaret?"
"E tu mi scrivevi i testi?"
"Va be, ti aspetto di là. Vado a salutare Alessia. Ah, piuttosto tu..."
"Sì, sì, lo so, non avrei dovuto dirle di Elena, ma l'ho fatto per te, te lo giuro, vedrai che quando te la farai mi penserai..."
"Macché ti penserò."
"Va be, allora quando te la farai non mi penserai. Ma poi ci ripenserai e comunque capirai che è stato tutto merito mio."
"Allora, non hai capito. Io non avrò una storia con Alessia."
"Scusa, ma perché?"
"Non voglio avere storie sul lavoro."
"Ma scusa, e con Elena allora?"
"Che c'entra, lei è entrata dopo in azienda. E poi sta completamente da un'altra parte, in un'altra sezione."
"E allora?"
"E allora Alessia è la mia assistente."
"Meglio, scusa, lo potete fare in ufficio. Comodo, no? Vi chiudete dentro e nessuno vi può dire niente."
"Ok, allora facciamo così. Tante grazie fin da adesso, va bene? Vado a salutarla e poi andiamo. Mi sto stancando."
Alessia è in salotto e sta chiacchierando con una sua amica.
"Ciao, Alessia, noi andiamo, ci vediamo domattina in ufficio. So che siamo stati convocati dal vero capo. Ma non so perché."
"Be, domani scopriremo tutto." Alessia si alza e lo bacia su entrambe le guance. "Ok, ciao, grazie che sei passato, mi ha fatto piacere. Salutami il tuo guardaspalle..."
"Sì, il mio spifferatutto. Me lo porto apposta nel caso mi dimenticassi di raccontare qualche cavolo mio a qualcuno..."
Alessia manda indietro la testa e allarga le braccia, come a dire "e dai, perdonalo!"
Alessandro saluta educatamente anche la ragazza sul divano che alza solo il mento come risposta e abbozza un sorriso.
Non c'è più nessuno in giro ancora da salutare. Bene. Alessandro va verso la porta di casa. Alla fine del corridoio, trova Pietro con la russa. Ma non sono soli.
"E loro?"
Due ragazze quasi identiche alla mangiatrice di ciliegie sono in piedi, accanto a Pietro.
"Ha detto che non viene senza le sue amiche. Dai, è solo per bere qualcosa. E poi scusa, non sono le vostre modelle? Per la campagna che state facendo ora? Le hai scelte proprio tu."
"Ho capito, ma io le ho scelte per lavorare."
"Come sei esagerato. Guarda che oggi un sacco di gente si porta il lavoro a casa, sai?"
"Ah, ecco. Scusa, mentre tu lavori, io devo parlare con le altre due? Almeno me ne andavo a letto, no? Domani ho un'alzataccia, sul serio, una riunione importante. Dai, no, non si può fare."
"Ma io come al solito ho pensato a tutto. Guarda qua!"
Andrea Soldini compare alle spalle di Pietro. "Allora andiamo?" Cercando di darsi sicurezza abbraccia una russa e precede Pietro fuori dall'appartamento. Pietro guarda Alessandro e gli fa l'occhietto.
"Visto? Se ne occuperà lui, Soldini, un intrattenitore nato. Stava alla scrivania alla destra di Elena" dice Pietro facendo l'occhietto ad Alessandro.
"Sì, lo so."
"Ma tu te lo ricordavi?"
"Io? No, me l'ha detto lui."
Escono tutti, insieme a un sacchetto di ciliegie che Pietro di nascosto si è messo nella tasca della giacca. Arrivano fuori dal residence e salgono in auto.
"Cavoli! Veramente bella questa Mercedes, è la nuova ML, vero?" Andrea inizia a toccare tutto, poi rimbalza divertito sul sedile anteriore. "È comodissima poi!"
Pietro prende posto in mezzo alle ragazze. "Sì, non è male... ma queste due sono davvero una favola... E poi guar
date qua, et voilà!" e tira fuori dall'interno della giacca una bottiglia di passito, "ancora fredda e appena stappata! Prego" e da un'altra tasca tira fuori dei bicchieri, "scusate eh, sono di plastica. Non si può avere tutto dalla vita ma bisogna aspirare a tutto. Perché la felicità non è un punto d'arrivo, ma uno stile di vita..."
Alessandro guida e lo guarda dallo specchietto retrovisore. "E questa dove l'hai sentita?"
"Mi spiace dirtelo. Da Elena."
Elena. Elena. Elena.
"Ma la sentivi spesso, Elena?"
"Per lavoro, solo e sempre per lavoro, tanto lavoro io." Poi per scherzare Pietro infila una mano tra le gambe di una della russe, ma senza toccarla. La sfiora appena. Solleva la mano come se avesse trovato qualcosa. "Et voilà." Apre la mano. "Una vera ciliegia! Ecco perché sono così dolci!" e la offre all'altra ragazza russa, seduta accanto a lui, che la mangia di gusto. E ride.