143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 120

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"No" prende il calice e lo sbatte contro quello di Olly, "brin

diamo al trentanovenne più immaturo che tu possa mai incontrare..." Le sorride e le fa l'occhietto.

"A proposito" Erica li guarda tutti, "ho letto un articolo qualche giorno fa in Internet. Diceva che la vostra generazione è quella dei middlescent. Cioè, girate in scooter, mandate un sacco di sms, vestite trendy, parlate giovane. Ma secondo voi perché vi comportate così?"

Enrico ci pensa un po su. "Per l'inquietudine di fondo."

Diletta sorride. "Come quella di Pessoa!"

Enrico le sorride. "Sì, ma la nostra è più semplice. Abbiamo sognato l'amore, l'abbiamo rincorso, l'abbiamo trovato e poi l'abbiamo perso. Giorno dopo giorno, pensando che il bello dovesse ancora arrivare, aspettando... e così facendo ci siamo persi il presente."

Dilettao"gùarda dubbiosa. "Sul serio si diventa così?"

"Io non sono così."

Enrico guarda Alessandro. "Ah, non sei così? Forse perché non hai lo scooter, perché non fai tutto quello che diceva Erica. Ma ci sono milioni di persone come te..."

"Cioè?"

"Non affrontano la vita. Gente che non cresce. Il tempo passa, lavorano solo per distrarsi... e ti ritrovi a quarantanni che neanche sai come."

Niki si stringe ad Alessandro. "Io ho tappato la sua clessidra..."

Erica beve per la prima volta il suo champagne. "Sono astemia, ma oggi ho deciso di ubriacarmi."

"E perché?"

"Giorgio, il mio ragazzo. Ha vent'anni ma è già così."

"Mollalo, no?"

"Non ce la faccio. È un bravo ragazzo."

"Guarda che arriverà un momento che guarderai la tua vita, l'avrai vista scorrere e ti chiederai dove sei stata tutto quel tempo."

"A meno che Giorgio, capendo che ti stai svegliando, non ti metta incinta!" dice Pietro, momentaneamente risorto dopo essersi un po eclissato con Olly in fondo al tavolo.

TI

Enrico ride. "Già, proprio come ha fatto Cristina con Flavio. Che lo vediamo solo per il calciotto e non resta neanche per la cena."

"Be" Pietro si alza, "mi sembra una spietata e crudele analisi su anni che in realtà hanno avuto il loro fascino. Come la cultura, le esperienze, i viaggi che abbiamo fatto. E quindi... me ne vado! arrivederci."

Anche Olly si alza e si avvicina a Pietro. "Ciao ragazze, ci sentiamo più tardi."

Alessandro li guarda sbigottito uscire dal locale. "Ehi, ma dove andate?" Poi sorride leggermente preoccupato. "Pietro..."

"Tranquillo, facciamo solo un giro con il suo motorino. Sono vent'anni che non porto uno scooter, che non provo quel brivido del vento addosso. Vado in station ogni mattina perché devo accompagnare prima i figli a scuola, la sera perché se no a mia moglie in motorino le si rovinano i capelli, la sua acconciatura... E invece oggi me ne avete fatto venir voglia! Va bene? Mi posso regalare o no un semplice e innocente giro in motorino nella mia città? O ti sembra troppo? E poi Olly è già maggiorenne, saprà come regolarsi, no?"

E così dicendo la prende per mano e va verso l'uscita del ristorante. Girato l'angolo, si ferma al bancone. "Scusi, mi fa il conto per favore?" Poi sorride. "Mi hanno fatto questo regalo..." e guarda Olly intensamente, "è il minimo che io possa fare."

Olly smorfiosa si appoggia al bancone.

"Sai già come porto il motorino?"

"No, ma lo immagino. Come immagino tutto il resto."

"Non ci credo..." sorride Olly maliziosa. "Non puoi avere così tanta fantasia."

E per un attimo Pietro si ritrova giovane, spaesato, leggermente insicuro. Non sa bene che fare. Cosa dire. Non trova h solita risposta pronta, ironica, cinica. Ma è eccitato. Tanto Eccitato come non mai. Paga veloce con la carta. Poi prende le scontrino, si infila il portafogli in tasca e la conduce verso Tu

scita. Apre galante la porta del ristorante. La fa passare. Fuori per strada anche il traffico sembra silenzioso.

"Vado a prendere il motorino e torno." Olly si allontana sculettando divertita, ora più donna del solito. Pietro rimane così a fissarla. Poi un sospiro lungo. Tira fuori dalla tasca della giacca un pacchetto di sigarette. Ne prende una. Se la mette storta in bocca poggiandola sulla guancia. Poi l'aspira e al volo la sigaretta torna dritta. L'accende. Un tiro lungo, pieno, gustato fino in fondo, assaporando quel momento di improvvisa libertà. Senza tempo, senza meta, senza fretta. Ahhh. Perfino la sigaretta sembra più buona del solito. Olly arriva col motorino e si ferma davanti a lui. Ha un altro casco poggiato tra le gambe. Si piega per prenderlo. Ma lo fa lentamente. E poi un sorriso. Un gioco. Uno sguardo. E quella mano, e quel casco tra le gambe. E un altro sorriso, che diventa una promessa. Ma all'improvviso una voce.

"Pietro! Sei tu! M'era sembrato di vedere la tua macchina."

Susanna e i suoi due figli sono davanti a lui. Lorenzo sorride, già ometto per i suoi sei anni. "Ciao, papa!"

Anche Carolina lo saluta, un po più decisa. Ma è naturale, ha tredici anni. Pietro va subito incontro a Susanna e la bacia sulle labbra. "Ciao! Che sorpresa!" Scompiglia un po i capelli a Lorenzo. Poi bacia veloce Carolina, che però, giovane ribelle, non concede per troppo tempo quella guancia. Olly rimane in silenzio a guardare la scena. Pietro si rialza. Ha riacquistato la sua sicurezza.

"Ma che bella sorpresa... sul serio!" Poi si gira verso Olly. "Ah, sì, scusi..." Indica la strada. "Allora, le stavo dicendo sempre dritto, al prossimo semaforo gira a destra e di là va sempre dritta e arriva a via Veneto."

Olly accende il motorino e se ne va, senza dire grazie. Pietro la guarda allontanarsi. Poi scuote la testa. "È incredibile! Sembra che ti fanno un piacere. Dai un'indicazione e neanche ti ringraziano. Mah, i giovani d'oggi..."

Susanna sorride. "Anche tu eri così allora... Anzi no, eri peggio! Da giovani è quasi fuori moda essere educati. Ti ricordi

come facevi? Chiedevi un'informazione e quando capivi un po la strada partivi al volo senza aspettare che la persona finisse la spiegazione..."

"Ma stai parlando di una vita fa! Ma che fate qui?"

"Siamo andati a trovare la nonna. Mi ha accompagnato mia sorella ma è dovuta rientrare presto. Quindi stavamo passeggiando verso casa. Tu piuttosto?" e Susanna indica il ristorante.

"A pranzo con Enrico e Alex."

"Sul serio? È tanto che non vedo Alex. Ora entro, almeno lo saluto."

"Ma certo." Solo che poi Pietro pensa a tutta la tavolata. Soprattutto alle tre giovanissime ragazze, troppo simili a quella appena partita in motorino. "No, senti Susanna, è meglio di no... Siamo andati insieme a pranzo perché ci voleva parlare. Sai, sta male, gli manca Elena... E ora vedere te, noi, insomma una coppia e poi... soprattutto Lorenzo, Carolina, i nostri figli... una famiglia... tutto quello che lui avrebbe desiderato..."

"Hai ragione. Non ci avevo pensato." Susanna gli sorride. "Sei forte."

"Perché?"

"Perché sei sensibile..."

"Oh, lascia stare, dai. Andiamo, vi accompagno a casa! Su, su... Veloci. Così poi torno in ufficio."

Tutti salgono sull'auto. E Pietro parte.