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"Ehi, guardate chi c'è!"
"Che è successo? Avete già litigato?"
Alessandro preoccupato si rivolge a Enrico. "C'avrà provato subito."
"Sì, e vai con la denuncia..."
Niki si avvicina a Olly. "Allora? Si può sapere cos'è successo?"
"S'è ricordato che è sposato."
"Cioè? Cosa ti ha detto?"
"Niente... Mi ha indicato la strada per andare a via Veneto. A destra poi sempre dritto."
"Che cafone."
"Che fifone. Ha preferito dare un passaggio a casa a sua moglie e ai bambini."
"Cosa?!" Alessandro che ha sentito tutto quasi cade dalla sedia. "Susanna era qui fuori?"
Olly fa di sì con la testa. Anche Enrico sbianca. "Oddio, pensa se entrava e ci trovava così. A pranzo con tre diciasset tenni."
Diletta alza la mano.
"Io ne ho già diciotto."
"Io pure!"
"Anch'io. Solo Niki ha diciassette anni."
"Non credo che per Susanna avrebbe fatto molta differenza. E nemmeno per mia moglie. Se lo venisse a sapere."
Proprio in quel momento il Motorola di Alessandro squilla. Lo prende dalla giacca, lo apre. Guarda il display ma non rico nosce il numero.
"Pronto? Sì chi è? Ah, sì... certo." Alessandro ascolta al telefono. "Sì, benissimo, grazie." Poi chiude. Si rimette il telefo nino in tasca. E guarda Enrico. "È pronto quel servizio foto grafico che mi avevi chiesto. Lo posso ritirare domani."
Enrico si versa un po di champagne. Poi lo butta giù tutto d'un fiato. Appoggia il bicchiere sul tavolo e guarda Alessan dro. È un bene che Susanna non sia entrata nel ristorante. Susanna non ha scoperto nulla. Non sa ancora niente. Domani invece Enrico saprà tutto. Ma tutto cosa?
L
Settantasette
Un po più tardi. Pomeriggio. Un sole allegro entra dalla finestra dell'ufficio. Alessandro si siede sulla sua poltrona. Domani andrò da solo a ritirare quelle foto. Enrico mi ha dato i soldi. Non se la sente di venire con me. Non vuole affrontare lo sguardo di quell'investigatore. Già. Come lo avrebbe guardato Tony Costa? Avrebbe sorriso? Avrebbe fatto finta di niente? Lui ha visto tutto. Lui sa tutto. Lui non ha dubbi. E soprattutto, ha quelle foto.
"Alex, Leo ti vuole nel suo ufficio." La segretaria gli passa vicino di corsa, prendendo delle cartelline.
"Sai che vuole?"
"Te."
Alessandro si sistema meglio la giacca. Guarda l'orologio. .. Be, è stato un pranzo di lavoro. Sì, insomma, lavoro, ho dovuto pagare un debito. E ora ne ho un altro con Niki per aver portato le sue amiche. Magari tutto questo non glielo dico. Il guaio è che, come diceva Benjamin Franklin, i creditori hanno molta più memoria dei debitori. Alessandro bussa alla porta.
"Avanti!"
"Prego."
La peggiore sorpresa che gli potesse capitare è seduta comodamente sul divano del suo direttore. Ha pure un caffè in mano e sorride.
"Ciao, Alex."
"Ciao, Marcelle"
In un attimo Alessandro capisce tutto. I giapponesi. Hanno risposto. E non è piaciuto. Come a dire: Lugano.
"Vuoi un caffè anche tu?"
Alessandro sorride cercando di sembrare tranquillo. "Sì, grazie." Mai perdere il controllo. Fare appello a pensieri positivi. Non esistono insuccessi, solo occasioni per imparare qualcosa di nuovo.
"Signorina, mi porta un altro caffè? Con un po di latte freddo a parte." Leonardo sorride e chiude l'interfono. "Accomodati..." Alessandro si siede. Sta scomodo su quella poltrona. Almeno che voglio il latte se lo ricorda. Forse però si è dimenticato di colpo tutti i miei successi precedenti. Altrimenti perché rimettermi davanti questo copywriter irritante e finto?
Leonardo sprofonda nella poltrona. "Allora, vi ho chiamati perché purtroppo..."
Alessandro ha un leggero giramento di testa.
" la gara è di nuovo aperta. Alex, le tue splendide idee non sono passate."
Marcello lo guarda e sorride fintamente dispiaciuto. Ora ad Alessandro gira anche qualcos'altro.
Bussano alla porta. "Avanti!"
È la segretaria con il caffè. Lo appoggia sul tavolo ed esce. Alessandro prende il bicchierino e ci versa un po di latte. Ma prima di bere guarda sicuro Leonardo.
"Posso almeno sapere perché?"
"Certo." Leonardo si tira indietro e si appoggia sullo schienale. "Lo hanno trovato un ottimo lavoro. Ma lì da loro altri hanno già fatto dei prodotti su quel genere, legati alla fantasia. Lo sai, il Giappone è la patria dei manga e delle creature fantastiche distaccate dalla realtà. E quei prodotti purtroppo non sono andati bene. Non è tempo di sogni estremi, hanno detto. È tempo di sognare in modo naturale."
Alessandro finisce di bere il caffè e lo appoggia sul tavolo. "Sognare naturale..."
Leonardo si alza e inizia a camminare per la stanza. "Sì,
abbiamo bisogno di sogni. Ma sogni nei quali possiamo credere. Una ragazza che va su un'altalena attaccata alle nuvole o fa surf tra le stelle nell'onda blu del cielo è un sogno incredibile. Non possiamo crederci. Rifiutiamo quel tipo di sogno. E di conseguenza il prodotto." Leonardo torna a sedersi. "E poi che volete da me... so giapponesi... Inventategli un sogno che li faccia sognare credendoci." Leonardo diventa improvvisamente serio. "Un mese. Avete un mese per farlo. Sennò saremo definitivamente fuori."
Marcello si alza dal divano. "Be, allora non mi sembra proprio il caso di perdere tempo. Torno dal mio staff." Anche Alessandro si alza e lo segue.
Leonardo li accompagna alla porta. "Be, buon lavoro ragazzi. Sognate bene... e tanto!"