143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 122

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Marcello si ferma sulla porta. "Come diceva Pascoli in Alexandros, Poemi Conviviali, del , "il Sogno è l'infinita ombra del Vero"."

Leonardo lo guarda compiaciuto. Alessandro sfoglia i suoi libri mentali cercando qualcosa a effetto per segnare anche lui un punto. Veloce, Alex. Veloce, cavoli. Pascoli, Pascoli, cos'ha detto Pascoli? "Chi prega è santo ma è più santo chi fa." E che c'entra? "Il nuovo non s'inventa: si scopre." Mmmh, un po meglio. Ma poi che faccio, cito la stessa fonte sua? Ci vorrebbe un altro nome. Che so, Oscar Wilde di solito fa effetto. Ma ora mi viene in mente solo quella... "A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio". Non sto dicendo nulla... E Leonardo mi sta fissando. Ecco. Ci sono. Una scelta strana ma coraggiosa. Almeno credo.

"Ehm, sì, i sogni grandi, lo sai, in noi non muoiono mai, come le nuvole ritornano prima o poi, tu dimmi che porterai almeno un sogno negli occhi tuoi."

Leonardo gli sorride. "E chi è questo poeta? Non me lo

|ricordo..."

"È Laura Pausini..."

Leonardo ci pensa un po su. Poi sorride e gli da una pacca sulla spalla. "Ecco, bravo. Un sogno nazionalpopolare. Magari!

Questo ci vorrebbe..." e chiude la porta lasciandoli soli. Marcello lo guarda. "Sai, è strano, mi stavo abituando all'idea. Anche se avevo perso, be, in qualche modo mi sembrava di essere più vicino a te. Non so... Ecco, ho capito quella frase di Fitzgerald: "I vincitori appartengono ai vinti"." "Ah sì? Be, io ti lasciavo libero con piacere..." Marcello sorride. "Abbiamo tante cose in comune, Alex, te l'ho già detto. E ora dobbiamo ricominciare a sognare insieme..."

"Be, non insieme. Contro. E io... sarò il tuo incubo. Ah, non cercarla. È di Rambo."

Settantotto

Rione Monti. Alessandro guida tranquillo. Strade strette, palazzi alti di varie epoche, intonaci scrostati di vecchie botteghe artigiane. La Mercedes passa accanto al Colosseo, poi le terme e i mercati. L'antica Suburra. Niki ha i piedi sul cruscotto. Alessandro la guarda.

Niki sbuffa.

"Senti, non rompere, è il minimo. Sono delusa, amareggiata. Ma ti pare che a 'sti giapponesi non siano piaciute le mie idee? Cioè, uno si sente incompreso. Devo ancora fare la maturità in italiano e già mi bocciano in lingue orientali! È un controsenso, no?"

"A me sembra un controsenso che, con tutti i casini che ho, io sono qui con te."

Arrivati tra via Nazionale, via Cavour e i Fori, Niki abbassa i piedi.

"Fidati! È un posto fichissimo! Magari ci esce qualche altro spunto e ci rimettiamo al lavoro. Dai, parcheggia, qui c'è un posto."

"Ma non c'entro."

"Ma sì, sì."

Niki scende al volo e sposta un po un motorino. Lo fa oscillare sul cavalietto, tirando da una parte e dall'altra, fino a riuscire a spostarlo di lato.

"Dai che c'entri..."

Alessandro fa la manovra con difficoltà. Alla fine tocca dietro. Scende e guarda il paraurti.

"Dai, tanto quando la metti a posto, sistemi anche questo. Andiamo!" e lo trascina per mano lungo un'antica scalinata, nel buio di una piccola chiesa.

"Ma dove siamo?"

"Mai sentito parlare di t.a.z.? Di centri sociali? Ecco, questo è ancora più particolare. Contaminazione pura. È sempre sulla bocca di tutti, non l'hai sentito?" Attraversano la chiesa ed escono in un grande cortile. "Vieni" Niki lo trascina. Giovani ragazzi dai mille colori, vestiti diversi, dai cappellini messi storti, e giubbotti verde militare, felpe lunghe dalle maniche sbrindellate a penzoloni, e magliette a maniche corte su altre a maniche lunghe e golf a pelle e poi piercing e catene e strane spille. E ancora moda e invenzioni e fantasia. Un odore di carne alla brace arriva da lì vicino, qualche salsiccia rotola dentro grandi padelle. Una gratella è pronta per arrostire un po di pane. Un cartello improvvisato segna dei prezzi bassi. Un bicchiere di vino, una birra, una grappa fatta in casa.

"Che prendi?"

"Una Coca Cola."

"E dai, un po di fantasia. Qui hanno di tutto!"

Una folata leggera porta aromi d'erba e di qualche risata lontana. Alessandro annusa l'aria.

"Lo sento."

"Be, io mi prendo un pezzo di quella torta alla frutta e una grappa."

"Io una vodka."

"Vieni, stanno suonando. Lo sai che qui ogni tanto ci viene pure Vinicio Capossela?"

Vicino al piccolo bar improvvisato, un basso, una chitarra e una batteria, tutti strumenti consumati, stanno improvvisando un noise alla Sonic Youth. Un giovane cantante dalla voce roca canta a un microfono radio e si arrampica sulle note, imitando vagamente Thom Yorke dei Radiohead. Ma è troppo melodico e ricorda piuttosto Moby prima maniera. Il bassista, un rasta con un camicione a quadri, lo supporta con dei coretti. Due ragazze ballano davanti a loro, divertite. S'inca

strano, si sfiorano, si sfidano quasi a colpi di bacino. Niki tiene il tempo, mangiando la sua fetta di torta. Poi beve un sorso di grappa.

"Mamma mia, quant'è forte! Distillato puro!" e l'appoggia su un vecchio bidone lì accanto. "Forte qui, eh? Era una scuola... Questi sono tutti potenziali consumatori della tua LaLuna..." "Già..."

"Qui puoi raccogliere a man bassa sogni di ogni tipo, sogni che non muoiono nonostante tutto. Paure, speranze, illusioni, libertà. I sogni non costano nulla e nessuno li può far sgomberare..."

Alessandro sorride e beve la sua vodka. Poi guarda quelle due ragazze. Una ha dei jeans dipinti con dei fiori grandi, stile anni Settanta. Sembrano fatti a mano. L'altra, un top leggero, chiaro, annodato sotto il seno. Niki si pulisce le mani sui pantaloni, quando improvvisamente qualcuno la prende per un braccio e la fa girare di forza. "Ahia! Ma che è?" "Che ci fai qui?"

È Fabio. Ha un cappellino stile marinaio calato sulla fronte. Pantaloni comodi e neri, Karl Kani, oversize, e una maglietta sportiva Industriecologiche con sopra scritto "Fabio Fobia". E poi dei "boots". Perfetto Me a.k.a., master of ceremony. Dietro

•di lui, Cencio, il breaker del gruppo di Fabio, sta ballando fre

!"neticamente

in una gara di freestyle con un altro ragazzo, gri

!dando

"figli della controcultura, senza paura, senza paura...".

IFabio le stringe più forte il gomito e la tira a sé.

"Allora, mia cara Boo?"

J"Ma che vuoi! Lasciami! Mi fai male."

|("E chi è questo Bama accanto a te?" Fabio guarda Alessan

[dro

che si è appena accorto della scena e si avvicina, col bic

]chiere