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"Ehi..." Alessandro guarda l'orologio. "Dobbiamo se pare... tra poco abbiamo l'aereo."
"Lo perderei volentieri. Ma domani ho l'ultima interro zione in storia." E corrono via, con una pannocchia tutta mo: lanciata al volo in un piccolo secchio al bordo della strada. T Niki si cambia la felpa dietro lo sportello dell'auto, in strano spogliarello parigino.
"Pensavo mi facessi almeno una spaccata... o che ne so... can can!"
"Sì, ma ringrazia che non ti mordo due volte!"
"Andiamo, va..." e Alessandro ride, monta in macchina e!
via nella notte. Quando stai così anche la battuta più stupida è(
un buon pretesto per essere allegri. Lasciano l'auto al parcheg'j
gio. Poi una breve fila, il documento, il posto assegnato, le pie',
cole valigie sul rullo. Alessandro si leva qualcosa dalla tasca.J
Passa il controllo. Quando tocca a Niki qualcosa suona. Unj
gendarme francese si avvicina. Prende un piccolo metal detecij
tor e lo passa su Niki cercando chissà cosa.' ì
"Niki" fa Alessandro dietro di lei, "ma che ti sei fregata?"W
"La Coppa del Mondo!" Niki felice comincia a cantare "Po po po po po po po"
"Buona, ferma, zitta... che così non ci fanno partire!" ma Niki continua a cantare.
"E poi quella mica l'abbiamo rubata, l'abbiamo vinta!" Anche Alessandro si mette a cantare. "Po po po po po po po..." E felice abbraccia Niki. E vanno via così, di schiena, ma insieme, non come in certe canzoni...
E nuvole leggere, e un tramonto lontano che lentamente sparisce lì dove è ancora possibile vedere. L'aereo balla un po. Niki si stringe forte ad Alessandro. Poi pian piano il volo torna tranquillo e lei si addormenta. Alessandro la guarda, così appoggiata a lui, le accarezza i capelli, leggero, con la mano sinistra. E ne sistema un po, li sposta, per vedere meglio la linea del suo volto, delicata, disegnata in maniera perfetta e naturale. Quelle ciglia che fuggono via, senza sbattere però, inseguendo chissà quale sogno. Niki dorme tranquilla, con un respiro lungo, sereno. Quello di una bambina che ha corso tutto il giorno dietro la sua felicità e che per una volta l'ha raggiunta.
L'aereo ha un piccolo sussulto, poi un altro un po più forte. I motori cominciano a rollare. Niki si sveglia all'improvviso e abbraccia Alessandro impaurita.
"Che succede? Aiuto!"
"Shhh... buona, buona, non è nulla" e la stringe a sé. "Siamo atterrati."
Niki fa un sospiro lungo, poi sorride. Si stropiccia gli occhi
e guarda fuori dal finestrino. "Siamo di nuovo a Roma." E niente fila, nessun bagaglio da aspettare, la macchina già pronta lì al parcheggio.
"Aspetta, chiamo casa."ì
Niki accende il telefonino. Ma appena compone il pin | subito le arrivano diversi messaggi. Li apre. Sono tutte chia- i mate da casa. E un attimo dopo tutto sparisce. Qualcuno sta jj chiamando. Niki guarda il display. Fa segno ad Alessandro, i portandosi l'indice davanti al naso, di stare zitto. Poi apre il j telefonino.i
"Pronto mamma, ciao!"
"Sì, ciao! Mi fai stare in pensiero. Era sempre spento. Sono ? |due ore che ti chiamo. Ma dov'eri?";
iNiki guarda Alessandro. Oh, io ci riprovo.
*"Mamma stavo a Euro Disney..."
Simona sbuffa.
"Ancora con questa storia! Sì certo... E io sono la regina Elisabetta. Allora si può sapere che stai combinando?"
Niki alza le spalle e sorride ad Alessandro. Vedi, mia mamma non mi crede.
"Ma niente, mamma... stavo in giro con degli amici in centro..."
"Sì, sempre in giro con gli amici tu, e sempre in posti dove ] non prende... che strano, fosse per te, tutte le compagnie telefo- j niche dovrebbero chiudere. Non si sa com'è ma il tuo telefo- j nino non prende mai da nessuna parte...",j
"Si vede che me ne avete regalato uno già rottamato."|
"Sì sì, fai la spiritosa che prima o poi ti rottamo io. Si può |sapere dov'eri, avevi detto che io e te ci saremmo raccontate
tutto."
"Sì, ma dopo lo schiaffo è cambiato qualcosa."j
"No! È stato solo un incidente di percorso, non si può] andare sempre d'accordo."j
Niki ci pensa un po. "Ok, come vuoi tu, te l'ho già detto ieri j mamma, oggi comunque ero a Euro Disney, sono corsa all'aeroporto di Parigi perché eravamo in ritardo, però alla fine ce
l'abbiamo fatta e ho preso l'aereo delle otto... per questo ero spenta... e ora sono arrivata a Fiumicino." Silenzio. "Mamma..."
"Sì, sono qui... beata te che hai sempre voglia di scherzare. Allora, tra quanto sei a casa?"
Niki guarda Alessandro poi l'orologio. Allarga le braccia come a dire io c'ho provato a dirglielo per la seconda volta. Lei non mi crede... Alessandro le fa segno che è pazza, poi le indica con un dito che saranno lì tra un'ora.
"Un'ora e mezza e sono lì..."
"Non più tardi!" E chiude.
Partono così, nel nuovo respiro romano, tra un morbido traffico. Raccordo. Qualcuno è nervoso. Un boro scala in continuazione provando a superare, prima a sinistra poi a destra.' Impaziente. Alla fine va per la sua strada. Si allontana così. Con dei vetri scuri e una Peugeot piena di spoiler, come se così fosse più veloce. Alessandro invece guida tranquillo. Ogni tanto la guarda. Niki sta mettendo a posto qualcosa dentro la borsa. Quando si torna da un viaggio tutto sembra avere più tempo. Si è più sereni. Un viaggio fuori a volte aiuta a vedere meglio la propria esistenza, a che punto si è. Quanta strada si è fatta, dove t si sta andando o dove ci si sta perdendo e soprattutto se si è | felici. E quanto.
Proprio in quel momento il suono del cellulare di Alessandro. Due bip. Un messaggio. Alessandro prende il Motorola dalla tasca. Lampeggia una bustina. Lo apre. È Pietro. È un po che non lo sente. Ma quello che legge è l'ultima cosa che avrebbe voluto sapere.
"Ciao. Siamo tutti da Flavio. È morto suo padre."
Alessandro non riesce a crederci.
"No."