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"Prontissimo... chi ha la peggio su dieci giri paga, sei d'accordo?"
Alessandro sorride. "Va bene."
Partono così, improvvisati Schumacher di quella strana gara. Alessandro si fa subito superare, ma non lo molla mai. Accelera ogni tanto, guarda divertito quell'uomo di settant'anni che fa le curve con la testa piegata di lato, che si aiuta così secondo lui, con quello strano gioco di pesi.
Poi, più tardi.
"Ah... mi sono proprio divertito! Quanto hai pagato, Alex?"
"Ma che ti importa, papa... ho pagato quello che dovevo. Ho perso."
Salgono in auto. Alessandro guida tranquillo verso casa. Il padre ogni tanto lo guarda. Decide di recuperare un po del suo ruolo.
"Va tutto bene, Alex, vero?"
"Tutto bene, papa."
"Sicuro?"
"Sicuro."
Il padre si rilassa. "Bene. Sono contento..."
Alessandro guarda il padre. Poi di nuovo la strada. Poi torna a guardarlo. "Sai papa, sono proprio contento che abbiamo
passato questa giornata insieme... Certo pensavo che tu avresti voluto fare qualcosa di diverso..."
Il padre sorride.
"Forse perché un figlio da suo padre si aspetta sempre qualcosa di più..."
Rimangono per un po in silenzio. Poi Luigi attacca a parlare con un tono tranquillo.
"Sai, ho riflettuto a lungo su cosa mi potevo inventare. Poi mi sono detto: qualunque cosa io gli dirò non andrà bene per lui, cioè..." si gira e sorride ad Alessandro, "... non sarà mai una cosa all'altezza delle sue aspettative nei miei confronti... E così alla fine ho pensato che era meglio dirti la semplice verità. Ho pensato che mi avresti apprezzato proprio per questo e che non ti avrei deluso..."
Alessandro lo guarda e sorride a sua volta.
"E questa era una cosa che avevo sempre sognato... è da quando ero giovane che volevo correre con i go-kartà non lo avevo mai fatto..."
"E oggi ci sei riuscito..."
"Già..." Il padre lo guarda leggermente assorto. "Mi hai fatto vincere."
"No, papa. Andavi forte sul serio. Su una curva sei andato perfino in controsterzo."
"Sì, ma non ho tolto il piede dal gas, anzi, ho spinto sull'acceleratore, se no perdevo il controllo. È stata proprio una bella gara"
"Sì. Molto bella."
Arrivati sotto casa dei genitori, Alessandro si ferma.
"Eccoci qua..."
Il padre lo guarda.
"Quando sulla tela metto un verde non è detto che sia erba, quando metto del blu non è detto che sia un cielo..."
Alessandro lo guarda sorpreso. Non capisce.
"È di Henri Matisse. Lo so che non c'entra niente ma mi è piaciuta molto quando l'ho letta." Poi Luigi scende dalla macchina e si piega per salutarlo.
"Sai Alex, non so se un giorno mi ricorderai per questa frase
che non è mia o per quella curva in controsterzo... Non so cosa sia peggio..."
"Sarebbe peggio se non ti ricordassi."
"Ah, quello senz'altro... sarebbe peggio per me, vorrebbe dire che non ho fatto niente di buono..."
"Papa..."
"Hai ragione... Lasciamo stare. In fondo sono riuscito a bat tere mio figlio a settant'anni. Piuttosto, tua madre mi farà un sacco di domande. Già lo so, quello che vorrà sapere più di tutto è come va con Elena, se è tornata a casa."
Alessandro sorride. "Allora tu dille che hai vinto la gara di go-kartà E che io sono felice."
Novantanove
E passano i giorni. Giorni di studio. Giorni di lavoro. Giorni d'amore. Giorni importanti. Alessandro è in riunione con tutto il suo team.
"Allora, le vostre proposte sono buone, buonissime... ma manca ancora qualcosa. Non so cosa, ma manca..." Poi si guarda in giro. "Ma dov'è Andrea Soldini?"
"Ah, lui sicuramente manca!"
Dario allarga le braccia mentre Michela e Giorgia e altre persone dello staff ridono.
Proprio in quel momento, entra Andrea Soldini con il fiatone. "Ero sceso un attimo, scusate, dovevo far partire un pacco..." Alessandro lo guarda. "Ma perché, dovevamo mandare adesso delle eventuali nuove prove... no, vero?"
"No." Andrea Soldini si imbarazza un po. "Era una cosa privata." Alessandro sospira. "Vi prego, manca una settimana sola. Le prove che faremo, se le faremo, le manderemo via email solo per l'approvazione... Siate tutti sul pezzo fino a domenica prossima, quasi senza respirare, senza mangiare, senza dormire."
Dario alza la mano. "Scopare, pensando all'idea, si può?"
"Se poi ti viene in mente, sì!"
"Macché, quello non ci pensa due volte... Viene e basta..." Tutti ridono. Una delle ragazze arrossisce. Alessandro riporta |l'ordine nella riunione. "Per favore, basta! Forza, riprendiamo
Ia lavorare... allora, a che punto eravamo?"