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"Oh, sì. Ci avresti messo magari un po più di tempo ma ce l'avresti fatta."
Alessandro sorride. "E tu che stai facendo?"
"Niente, ho girato tutto il tempo nuda per casa, mi è piaciuto un sacco! Forse mi hanno visto pure i vicini... ma sai com'è, ormai siamo amici. Non hanno chiamato neanche i carabinieri. Poi mi sono rimessa nel letto, ho ascoltato la musica, mi sono addormentata, mi sono svegliata... ti ho cercato nel letto, poi mi sono ricordata che eri in ufficio. Allora ho fatto la doccia, mi sono fatta una macedonia, ho mangiato uno yogurt che ancora non era scaduto... e ho risposto al telefono."
"Ah bene..." Poi Alessandro ci ripensa. "E hai risposto al telefono?"
"Scherzavo... Ma solo perché non ha telefonato nessuno..."
"Sciocca... e non hai studiato nulla?"
"Uffa, mi sembri mia madre!"
"Da domani sarò peggio di tua madre... Ricordati che hai la maturità, ti starò incollato come la tua ombra, obbligandoti a studiare. Io sono stato promosso. Lo devi essere anche tu."
"Uffa! Speravo in qualche altro viaggetto!"
"Dopo la maturità..."
"Ma dopo la maturità parto con le Onde..."
"E quando torni?"
"Quando torno torno... Che, non mi aspetti? Ehi, non è che questa vittoria ti cambierà, ti monterai la testa con questo suc cesso internazionale?"
"Il successo non è niente se non si ha con chi dividerlo."
"Bravo, e tu dividilo con me... Ora però vado a casa."
"E non mi aspetti?"
"No, non posso. Hai detto una cosa così bella che me la voglio tenere con me tutta la notte..."
"Ma..."
"Non dire altro, che me la rovini!" e butta giù.
Alessandro rimane a guardare il telefonino. Niki e la sua magica follia. Niki e la sua giovane bellezza. Niki e la sua forza, Niki e la sua poesia. Niki e la sua libertà. Niki la ragazza dei gel somini. Niki e LaLuna. Poi si ricorda qualche altra indicazione da dare per la cartellonistica e tutta la campagna promozionale da avviare. Così inizia a fare un po di telefonate di lavoro. Ma non c'è niente da fare. Nulla accade per caso. E anche un suc cesso può diventare un problema.
Centoquattro
Più tardi. Alessandro guarda l'orologio. Sono le venti e trenta. Com'è volato il tempo... quando stai bene, quando sei felice, passa in un attimo. A volte invece sembra non volerne sapere. Be, basta. Ho lavorato troppo. E poi il più è fatto. Abbiamo vinto e soprattutto resto a Roma. Alessandro raccoglie un po diJ |
carte, le mette in una cartellina e le infila nella sua borsa. Poi esce dal suo ufficio, attraversa il corridoio. Saluta qualche collega che sta ancora lavorando.
"Ciao. Buona serata. Complimenti, Alex."
"Grazie!"
Chiama l'ascensore. Arriva, ci entra dentro, spinge il tasto T. Ma, prima che la porta si chiuda, una mano lo blocca.
"Sto andando via anch'io."
È Marcelle Entra nell'ascensore e si mette vicino a lui.
"Ciao." Alessandro spinge il tasto e le porte si chiudono.
"Allora, complimenti, Alex... ce l'hai fatta."
"Già. Non credevo."
"Oh, non lo so se è vero... mi sei sempre sembrato così sicuro... o era quello che volevi farmi credere?"
Alessandro lo guarda. Certo... essere sempre tranquilli, sereni, avere il controllo della situazione. Anche quando ti manca il terreno sotto i piedi. Gli sorride. "Decidi tu, Marcello..."
"Era la risposta che mi aspettavo. A volte il lavoro è come una partita di poker. O si ha il punto, o lo si fa credere. L'importante è saper bluffare."
"Già, oppure essere serviti fin dall'inizio e fingere di non avere niente in mano. Però questa volta avevo un poker."
"Sì, sei stato fortunato."
"No, mi dispiace, Marcelle La fortuna è il nome che si da al successo altrui. Io ho cambiato le carte e ho vinto la partita. Non sono stato fortunato, sono stato bravo."
"Sai, ho letto una frase molto bella di Simon Bolivar: "L'arte di vincere la si impara nelle sconfitte""
"E io ne ho letta una di Churchill: "II successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere l'entusiasmo" Mi sembri giovane e ancora abbastanza entusiasta."
Marcello rimane in silenzio. Poi lo guarda e sorride. "Hai ragione. Sei stato bravo e hai vinto questa partita, magari però
ne ho vinte altre. Andrò a Lugano. E poi Roma mi ha dato tutto quello che potevo avere. E quello che avevo stava ini ziando ad annoiarmi."
Arrivati al piano terra le porte dell'ascensore si aprono. Ales sandro mette la mano avanti, invitandolo a uscire per primo.
"Che strano, io quando perdo a calciotto penso sempre che sono gli altri che non corrono. Il problema è che lo pensano anche gli altri di me. Così alla fine la verità è un'altra. "A volte
vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mol lato." Jim Morrison. Ci vediamo, Marcello."
Alessandro se ne va. Sorridente, lasciandolo così, con quei suoi anni in meno e una sconfitta in più.
Centocinque
I giorni successivi sono pieni di allegria. Quella felicità che è data dall'equilibrio, dall'essere sereni, dal non cercare più niente oltre quello che si ha.
Alessandro e Niki studiano insieme, leggono libri, riposano, ripassano. Alessandro si ritrova improvvisamente tra quei banchi di scuola e si accorge di non ricordare nulla di quello che ha tanto studiato. Poi la interroga e rimane sorpreso.
"Ma allora studiavi sul serio quando dicevi che stavi a casa..."