143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 153

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"E certo! Voglio essere anch'io matura..."

"Come me?"

"Sì, che a momenti caschi dall'albero..."

E ridere e scherzare e perdersi nel sesso e ritrovarsi nell'amore.

E seduti sul divano, lui con il computer a lavorare, lei con l'evidenziatore a sottolineare...

E cene tranquille e musica. Alessandro va allo stereo e mette la ballata n. in sol minore op. di Frederic Chopin. Passa Niki che lo leva e mette Beyoncé. Alessandro ritorna dallo studio e mette di nuovo il suo pezzo classico. Ripassa Niki e rimette Beyoncé. Alla fine si ritrovano allo stereo a fare pace.

"Allora, Niki non litighiamo... Facciamo una cosa. Ascoltiamo questo." E mette Transfiguration di Henry Jackman.

"Ehi, forte questo, Alex... Sembra quello che senti sempre tu... Bach no?"

E poi un dvd, un film che si è perso, che si è già visto ma non insieme, che è comunque piaciuto tanto a tutti e due. Il gladia tore, Complice la notte, Notting UHI, Lost In Translation, Vi pre sento Joe Black, e ancora Taxi Driver, e poi Ultimo tango a Parigi e Closer e Pretty Woman. Dalle stelle alle stalle. E non necessa riamente nel verso giusto.

E poi un cocktail buffo, una macedonia pazza, un'insalata inventata... una belga, con mais, paté de fois gras, pinoli, noci, aceto balsamico. E un'altra ancora più pazza, con pezzetti di arance siciliane, uva passa, finocchio e la cappuccina. E un vino freddo vicino, un Sauvignon scelto a caso e messo in freezer un'ora prima, ora perfetto, come le ore dell'amore. E ogni secondo che rintocca è un bacio che segna il tempo, è una tacca a ricordare che quell'attimo non è andato perso. IStudiare di notte, ripassare di giorno con le amiche, mentre

Ilui è in ufficio a preparare la campagna. E poi a pranzo al

|Pantheon, come due giovani turisti curiosi di Roma ma che non

|hanno tempo di visitare musei, monumenti e chiese parlando

Iinglese. Ma non hanno più dubbi su quella domanda. "Scusi, lei

Imi ama o no?"

"Ora devo studiare..."

"E io devo lavorare..." e ridono... Come dire: non lo so... Però ci sto.

Centosei

Poi quel giorno.

Come un temporale estivo, come una tromba d'aria nella noia di Ostia. Come un allarme di domenica mattina presto, come quando dormi finalmente senza orari e qualcuno ti sveglia. Come quel giorno.

"Alex, ma dove sei?"

"A casa."

"Ma non ce la fai a passare in centro..."

"No... sono indietro, devo consegnare gli ultimi bozzetti dei cartelloni."

"Quindi comunque sei sempre lì con me..." Niki ride.

"Certo."

"Ehi... ti sento strano."

"È che sono indietro."

"Ok, allora io raggiungo le mie amiche. Stasera però devo stare a casa perché è il compleanno di mia madre."

"Ok, ci sentiamo dopo."

Alessandro chiude il telefonino. Poi fa un respiro lungo. Lunghissimo. Che vorrebbe non finisse mai, che lo portasse lontano. Come quel palloncino sfuggito di mano a un bambino davanti a una chiesa. Che si alza verso il cielo. Che procura tristezza. Poi si gira verso di lei.

"Perché sei passata?"

Elena è in piedi in mezzo al salotto. Ha le braccia abbassate. Ha una gonna celeste chiara, come la giacca. Tiene tra le mani

una bellissima borsa ultimo modello. Louis Vuitton. Bianca, con piccole lettere colorate. La tiene giù, verso il basso. E gioca con il manico passandoci le sue piccole unghie, colorate di un bianco pallido. È leggermente abbronzata. E un trucco leggero le fa risaltare il verde degli occhi e quei capelli, tagliati forse da poco, scalati, si adagiano sulle sue spalle.

"Non avevi voglia di vedermi?"

"Avevo voglia di ricevere almeno gli auguri per il mio compleanno."

Elena appoggia la borsa sul tavolo, va a sedersi sul divano di fronte a lui. "Chiamarti quel giorno mi sembrava una di quelle cose che si fanno per forza. Una di quelle cose che fanno le coppie che non hanno il coraggio di dimenticarsi."

Alessandro alza la testa. "E tu hai trovato quel coraggio?"

"No. Lo trovo ora. Mi sei mancato."

Alessandro non dice nulla.

"Mi manchi anche adesso."

"Ma se sono qui..."

"Sei lontano."

Elena si alza e va a sedersi vicino a lui. "E passato così poco tempo per andare già così lontano."

"Non sono lontano, sono qui."

"Sei lontano."

Alessandro si alza dal divano, si mette a camminare per il salotto. "Perché sei scomparsa?"

"Mi hai fatto paura."

Alessandro si gira verso di lei.

"Ti ho fatto paura? E come..."