143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 154

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"Mi hai chiesto di sposarti."

"E ti ho fatto paura? Ti avrebbe dovuto far piacere, farti felice. Ogni donna vorrebbe sentirselo dire dall'uomo che ama."

"Io non sono ogni donna." Elena si alza e gli va vicino. Alessandro si gira e le da le spalle.

Elena lo abbraccia da dietro. "Ma io non ti sono mancata?" e si appoggia con la testa sulla sua spalla. Alessandro chiude gli

occhi, sente il suo profumo. White Musk. Lento si insinua in lui, leggero lo avvolge. Poi come una serpe lo stringe, lo stordisce. Elena lo bacia sul collo.

"Come puoi avermi cancellata, i nostri momenti d'amore, le nostre risate, i nostri weekend, le nostre cene, le nostre feste... le mille cose che ci siamo confessati, promessi. Tutto quello che abbiamo sognato."

E Alessandro chiude gli occhi, li stringe, ancora più forte. E in un attimo rivede tutti quei momenti, così, come un film. Con la loro colonna sonora. Con il loro sorriso. Le loro uscite insieme, le vacanze al mare, il ritorno in macchina di notte quando lei si addormentava... E lui l'amava. Alessandro si ritrova a sorridere. Elena allora lo abbraccia più forte, gli cinge la vita con le mani, si infila sotto la sua giacca. Lo fa girare. Alessandro apre gli occhi. Sono lucidi. E la guarda.

"Perché te ne sei andata..."

"Non pensare a ieri. Sono tornata..." Elena sorride, "... e la mia risposta è sì."

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Centosette

Il giorno dopo. Il più difficile.

Alessandro è all'angolo della strada, sotto casa di Niki. Manda un messaggio col cellulare, poi aspetta la risposta. Dopo qualche secondo, veloce come sempre, arriva. E poco dopo la vede uscire di casa dallo specchietto. Si guarda in giro, destra, sinistra, poi Niki vede l'auto di Alessandro e corre verso di lui, allegra come sempre. Forse di più. Alessandro sente una stretta al cuore. Chiude gli occhi. E quando li riapre Niki è già lì. Apre lo sportello e si tuffa dentro la Mercedes.

"Ciao!" E si getta sopra di lui, lo travolge col suo entusiasmo, lo bacia. Alessandro sorride. Ma è un sorriso diverso dal solito. Calmo. Tranquillo. Per non perdere il controllo della situazione.

"Ma dove sei finito? Ieri ti ho cercato un sacco. Avevi sempre il telefonino spento."

Alessandro evita di guardarla. "Non sai quanto ho dovuto lavorare. Il cellulare era scarico, si è spento da solo e non me ne sono neanche accorto..." Poi la guarda. Cerca di sorridere di nuovo. Ma qualcosa non funziona. Niki se ne accorge. Si allontana da lui. Si siede meglio sul sedile. Improvvisamente seria.

"Cosa succede, Alex..."

"Niente, non succede niente. Ho solo pensato a tutta la nostra storia. Da quando ci siamo conosciuti fino a oggi..."

"E c'è stato qualcosa che non è andato bene? Non sei stato bene? Dimmi se ho sbagliato qualcosa..."

"Tu non hai sbagliato niente."

"E allora cosa..."

"E sbagliata la situazione."

"Ma è sempre per quel problema d'età, la differenza... tanto lo sapevo che prima o poi me lo avresti ritirato fuori. Allora mi sono preparata." Niki tira fuori un altro foglietto dalla tasca dei pantaloni.

"Allora... Siccome quello dove l'uomo è molto più grande non ti bastava, ti voglio dire un altro po di nomi che ho trovato di coppie in cui gli uomini sono molto più piccoli delle donne... Eccolo qua, eh... Melanie Griffith e Antonio Banderas, Joan Collins e Percy Gibson, Madonna e Guy Ritchie... Demi Moore e Ashton Kutcher, Gwyneth Paltrow e Chris Martin... e vanno bene per tutti, per tutto il mondo... E nessuno trova nulla di sbagliato in questo."

"No, forse sono io a essere sbagliato..."

"Ma sbagliato in cosa? Hai paura che non possa andare? Ma proviamoci no, anzi, ci stiamo già provando... Non portare sfiga! L'hai detto anche tu milioni di volte... lo scopriremo solo vivendo. Ora che fai, rinneghi il tuo Lucio?"

Alessandro sorride. "No, Niki, questo mai, ma è una canzone."

"E allora?"

"Questa invece è vita."

"Che può essere più bella di una canzone."

"Quando si hanno diciotto anni..."

"Come la fai pesante..."

"No, Niki, sul serio. Ci ho pensato tutta la notte, non può andare. Te l'ho già detto, non mi mettere in difficoltà."

Niki rimane in silenzio, lo guarda. "Ti ho dimostrato amore, mi sono messa in gioco, per tutto e contro tutti. Non puoi dirmi questo. Non sei corretto. Le cose finiscono quando hanno una ragione per finire, un motivo valido. Tu hai un motivo valido?"

Alessandro la guarda. Vorrebbe dirle qualcosa in più. Ma non ci riesce. "No. Non ho un motivo valido. Ma non ne ho neanche uno per rimanere con te."

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Silenzio. Niki lo guarda. È come se improvvisamente le fosse crollato il mondo addosso. "Sul serio? Sul serio non ce l'hai..."

Alessandro resta in silenzio.

"Allora questo è il motivo più valido di tutti."

Niki scende dalla Mercedes, si allontana senza girarsi indietro e scompare improvvisamente così com'era apparsa. Silenzio. Un po di silenzio. E quella difficoltà. Il non averle detto. E allora quel silenzio è come un boato. Alessandro mette in moto e si allontana.

Niki continua a camminare. Ma si sente morire. Non riesce a fermare le lacrime che cominciano a scenderle veloci. Vorrebbe non singhiozzare, ma non ce la fa. Non ci riesce. E la strada sembra silenziosa. E tutto sembra silenzioso. Troppo silenzioso. Una parte del suo cuore si è spenta. Un vuoto enorme improvvisamente appare dentro di lei. Ed echi lontani della voce di lui, le sue risate, le sue parole allegre e momenti e passione e desiderio e sogno. Puff. Tutto svanito in un attimo. Più niente. Solo quell'unica frase: "Non ho un motivo valido per rimanere con te". Pum. Un'anatra all'alba e un colpo di fucile. Un vetro smerigliato e un'improvvisa sassata. Un bambino in bicicletta che cade con le mani avanti e se le sbuccia. Dolore. Ecco. Per colpa sua. Voler stare insieme al ragioniere dei sentimenti, il contabile dell'amore, l'abile commercialista che riesce a farti risparmiare un sorriso. Che tristezza. Era così l'uomo che amavo? Niki arriva al portone. Lo apre ed entra. Cammina lungo il corridoio come una giovane zombie senza vita.

Simona esce dalla cucina. Sta portando il piatto della pasta a tavola.

"Ah, eccoti, ma dov'eri finita? Vieni, forza che mangiamo, siamo tutti a tavola."

"No, mamma, scusami, ho mal di pancia..." ed entra in camera sua, chiude la porta e si stende sul letto. Abbraccia il cuscino. Piange. Per fortuna sua madre l'ha vista solo di schiena, altrimenti avrebbe capito subito qual era il suo vero

problema. Mal d'amore. E non si guarisce tanto facilmente. E ioti ci sono medicine. Né rimedi. Non si sa quando passa. Non d sa nemmeno quanto fa male. Fa bene solo il tempo. E tanto. Perché più è stata grande la bellezza di un amore, tanto più sarà unga la sofferenza quando questo finisce. Come in matematica: grandezze direttamente proporzionali. Matematica sentimentale. E Niki purtroppo in questa materia ora potrebbe prendere dieci.

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Centootto

Onde riunite. Ma c'è burrasca.

"Ve l'avevo detto io... Era troppo perfetto! Romantic sognatore, generoso, divertente... Educato in tutto e per tutt Ma dai! Per forza che ci doveva essere sotto la fregatura..."

Olly si butta sul letto della madre, convinta delle sue aff< mazioni.