143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 159

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Enrico butta la sigaretta. "Va be, dai, io rientro."

"Ok, anche noi... Che fate, venite?" Anche gli altri due amici un po più in là buttano la sigaretta e tutti rientrano nel ristorante. Le donne, vedendoli tornare, si alzano a loro volta.

"Cambio ! "

Poco dopo sono tutte fuori. Elena si avvicina alla nuova coppia di amiche. "Allora, c'eravate già state in questo ristorante? Avete visto come si mangia bene ! "

"Oh, sì, sul serio..." e cominciano a chiacchierare tra loro. Poco più in là Cristina si avvicina a Susanna, e guarda verso di loro. "Ecco, Elena mi sembra felice e contenta, quindi ho ragione io... lui non le ha detto assolutamente nulla."

"Ma magari lui gliel'ha detto, lei ci sta male ma non lo fa notare..."

Susanna scuote la testa. "Ma non sarebbe capace. Elena parla tanto, fa così, sembra una casinara, ma in realtà è molto sensibile..."

"Mi dispiace ma non avete capito niente." Camilla si avvicina e le guarda come se fossero delle sprovvedute. Sorride. "Abbiamo degli amici in comune, io ed Elena. Vi assicuro che è l'attrice più brava che io abbia mai incontrato." E così dicendo scuote la testa e butta in terra la sigaretta. "Be, io rientro, magari sono arrivati i secondi."

E dopo i secondi, arrivano i dessert. E poi la frutta e il caffè, e una grappa e un amaro. Tutto sembra prendere lo stesso passo di sempre. Tum. Lo stesso ritmo. Tum. Tum. Le stesse chiacchiere. Tum. Tum. Tum. E improvvisamente tutto rallenta. E

sembra tremendamente inutile. Alessandro li guarda, si guarda in giro. Vede tutti che parlano, gente che ride, camerieri che si muovono. Tanto rumore ma nessun vero rumore. Silenzio. E come se galleggiasse, come se gli mancasse qualcosa. Tutto. E Alessandro capisce. Non c'è più. Non c'è quel motore, quello vero, quello che fa andare avanti tutto, che ti fa vedere le caz zate della gente, la stupidità, la cattiveria, e tante altre cose e molto di più ma con il giusto distacco. Quel motore che ti da forza, rabbia, determinazione. Quel motore che ti da il motivo per tornare a casa, per cercare un altro grande successo, per lavorare, stancarti, faticare, per raggiungere il traguardo finale. Quel motore che poi decide di farti riposare proprio tra le sue braccia. Facile. Magico. Perfetto. Quel motore amore.

Centotredici

I giorni passano lenti, uno dopo l'altro, senza essere diversi. Quei giorni strani dei quali uno non si ricorda neanche la data. Quando per un attimo capisci che non stai più vivendo. Ti sta capitando la cosa peggiore. Stai sopravvivendo. E forse può ancora non essere tardi.

Poi una sera. Quella sera. Improvvisamente. Di nuovo vivere.

"Uffa, che caldo... ma non lo senti anche tu il caldo che fa, Alex?"

Elena si gira verso di lui. Alessandro sta guidando tranquillo ma ha il finestrino aperto a differenza di lei.

"No, fa caldo ma così entra un po d'aria..."

"Ecco... invece potresti chiudere che mi da fastidio. Sono andata oggi pomeriggio dal parrucchiere, così mi spettino... Hai l'aria condizionata, no, usala!"

Alessandro preferisce non discutere. Chiude il finestrino e accende l'aria. Regola il termostato su .

"Ma quanto manca per i Bettaroli?"

"Siamo quasi arrivati."

Elena guarda fuori dal finestrino e vede un fioraio. "Ecco, fermati là, così prendiamo un bouquet, qualcosa, non ci possiamo presentare a mani vuote."

Alessandro si ferma. Elena scende dalla Mercedes e inizia a parlare con un giovane marocchino. Indica dei fiori e chiede i prezzi. Poi, ancora indecisa, opta su un altro mazzo. Alessandro spegne l'aria. Apre il finestrino e accende la radio. E come per

magia finisce un pezzo. E ne inizia un altro. Quello. Shes The One... Alessandro resta lì, appoggiato allo schienale. E un sorriso nostalgico improvvisamente si impadronisce di lui. "When you said what you wanna say... And you know the way you wanna say ità YouU be so high youll be flying... " Continua a cantare Robbie Williams. Ma cosa voglio io... e si ricorda il primo incontro. O meglio, il primo scontro. Lei stesa per terra. Lui che scende preoccupato... Poi lei apre gli occhi. Lo guarda. Sorride. E la musica che continua... "I was her she was me... We were one... we were free." Quel momento. La magia di una notte di mezza estate. Caldo. Freddo. Lentamente il vetro si appanna. E in basso, sul vetro, ricompare un cuore... Quel cuore. E in un attimo è come se Niki lo stesse disegnando di nuovo. Con le sue mani, con il suo sorriso. Come quella volta. Come aveva fatto quel giorno dopo che avevano fatto l'amore. Dopo che aveva messo i piedi sul cruscotto. Dopo che aveva

sbuffato. Allora.

"E dai! Non disegnare sul vetro che poi mi rimane per sempre..."

"Uffa, ma che pesante che sei! E io lo faccio lo stesso...

Brutto."

E aveva riso di nuovo. Poi lo aveva coperto con la mano per non farglielo vedere. E aveva disegnato quel cuore sul vetro. E ci aveva scritto dentro. Eccola. Anche quella scritta riappare. "Alex e Niki... ever." Perché certe cose non si cancellano mai. E ritornano. Come l'alta marea.

Niki e il suo sorriso. Niki e la sua allegria. La sua felicità. La sua voglia di vivere. Niki donna, bambina. Niki. Solo Niki. La ragazza dei gelsomini. Niki motore amore.

Proprio in quel momento Elena rientra in auto.

"Allora ho preso questi... mi sembrano carini. Venivano più di tutti, però almeno facciamo la nostra figura." Alessandro la guarda ma sembra non vederla. Non più.

"Io non vengo alla festa."

"Cosa? Ma come non vieni? Che hai, stai male? E successo qualcosa? Ti sei dimenticato qualcosa a casa?"

"No. Non ti amo più."

Silenzio. Poi la voce. "Ma che significa, cioè che c'entra adesso che non mi ami più... cioè, ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?"

"Sì, me ne rendo perfettamente conto, purtroppo solo adesso. Avrei dovuto dirtelo subito."

Ed Elena comincia a parlare, a parlare, e ancora parlare. Ma Alessandro non sente. Accende il motore. Apre il finestrino. E sorride. Decide che vuoi essere felice fino in fondo. Perché non dovrebbe esserlo... chi glielo vieta? Si gira verso Elena e le sorride. Che problema c'è. È così facile. È così chiaro.

"Amo un'altra."

A quel punto Elena comincia a urlare, Alessandro pur di non sentirla alza la musica. Elena se ne accorge e la spegne di botto. Continua con le sue grida, le sue parole, i suoi insulti. Mentre Alessandro guida tranquillo, guarda avanti e finalmente vede la strada. E non sente ragioni e non sente parole. Non sente neanche le sue urla. Finalmente ascolta solo la musica del suo cuore. Poi si ferma improvvisamente. Elena lo guarda. Non capisce.

"Siamo arrivati a casa dei Bettaroli." Elena scende imbufalita. Sbatte forte lo sportello. Con rabbia. Con una violenza inaudita. Cattiva, quasi lo volesse staccare dalla Mercedes. E Alessandro riparte. Ha tante cose da fare ora. Arriva a casa, si versa un bicchiere di vino, mette un po di musica. Poi apre il computer. Voglio trovare un albergo qua vicino, per stare tranquillo nei prossimi giorni. Poi quando Elena avrà preso tutte le sue cose, tornerò qui. Poi gli prende la curiosità di vedere se qualcuno gli ha scritto. Magari lei. Controlla la posta elettronica. Tre mail. Due sono delle offerte di cialis e viagra e poi una normale. Da un indirizzo che però non conosce: amicovero@hotmail.com. Alessandro incuriosito la apre. Non è un'offerta. È una lettera vera. Di uno sconosciuto.

"Caro Alessandro, so che a volte uno non dovrebbe entrare nella vita degli altri, dovrebbe essere solo un semplice spettatore, soprattutto se non si è in confidenza... ma siccome mi pia

cerebbe essere un tuo amico, sul serio, un tuo 'amico vero, credo che tu sia fondamentalmente buono e che potresti essere condizionato dalla tua bontà nel non fare le scelte giuste. A volte pensiamo alla nostra vita come fosse la risposta che rassi cura gli altri. Facciamo scelte per compiacerli, per sedare i nostri sensi di colpa, per cercare l'approvazione di qualcuno. Senza capire che l'unico modo per fare felici gli altri è scegliere il meglio per noi." Alessandro continua a scorrere la mail, curioso e preoccupato di questa improvvisa incursione nella sua vita. "Quindi, prima che tu possa rinunciare a qualcosa per non ferire qualcuno, vorrei che leggessi questa lettera che ti ho mandato." Alessandro continua a leggere. Ed ecco un'altra let tera. E non è di un amico vero. È di una persona che conosce veramente. E bene. O almeno credeva di conoscere bene. Ma non avrebbe mai potuto sospettare tutto questo. E piano piano non crede ai suoi occhi. Ma parola dopo parola comincia a capire tutto, a spiegarsi finalmente il perché di tante piccole cose che prima gli sembravano assurde.

Centoquattordici

INotte. Notte fonda. Notte di sorprese. Notte assurda. Notte di

fdolce vendetta.

]\Alessandro è seduto in salotto. Sente il rumore delle chiavi

nella serratura. Toglie lo champagne dal secchiello col ghiaccio e se ne versa un po. Rimane seduto, vedendola entrare. Elena poggia la borsa sul tavolo. Alessandro accende la luce. Elena si spaventa.

"Ah, sei sveglio... pensavo te ne fossi andato... o che stessi dormendo."

Alessandro la lascia parlare. Elena poi si ferma e lo guarda negli occhi. Determinata.

"Hai qualcosa da dirmi?"