143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 16

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"Ricordandola ora, dalla sua nuova posizione, la sua vecchia realtà di terra, mare e navi, marinai e donne poco di buono sembrava piccola ma si fondeva con quel nuovo mondo e pareva espandersi con questo. Con la sua mente tesa a cercare

l'unità, rimase sorpreso quando si accorse che c'erano punti di contatto tra quei due mondi."

Però, non sembra male. Due mondi. Diversi. Punti di con tatto... Chiude il file e spegne il computer. E così, senza un motivo particolare, sente all'improvviso che qualcosa le cresce dentro. Una nuova curiosità. Una vaga eccitazione. L'idea di tuffarsi in un altro universo. Una scappatoia a un pensiero che da un po le gira per la testa. E quella ragazza dopo tanto tempo sorride.

Dodici

Buongiorno, mondo. Niki si stiracchia. Oggi me lo fai un regalo? Vorrei alzarmi dal letto e trovare una rosa. Non rossa. Bianca. Pura. Tutta da scrivere come fosse una pagina nuova. Una rosa lasciata da qualcuno che mi pensa e che non conosco ancora. Lo so. Un controsenso. Ma mi farebbe sorridere. La prenderei e la porterei a scuola.

L'appoggerei sul banco, così, senza dire nulla. Le Onde arriverebbero tutte curiose.

"Ehi! Chi te l'ha regalata?"

"Fabio?"

"Che ci riprova?"

"Seee, lui una rosa, semmai un cardo secco!"

E giù a ridere. E io che non rispondo ancora. La lascerei lì per tutta la mattina. Poi all'ultima ora staccherei un petalo alla volta e con un pennarello blu scriverei, una lettera alla volta, la frase di quella bellissima canzone: "C'è un principio di allegria, fra gli ostacoli del cuore, che mi voglio meritare..." e poi lancerei quei petali dalla finestra. Il vento se li porterebbe via. Magari qualcuno li troverebbe. Li rimetterebbe in ordine. Leggerebbe la frase. E mi verrebbe a cercare. Forse lui. Già. Ma lui chi?

Alessandro si sveglia di soprassalto e poi si gira di botto nel letto. La sveglia è già suonata.

Ma porca miseria, no. Cavoli, cavoli, cavoli. Scende al volo

dal letto, inciampa nelle pantofole. Ma quando l'ho spenta? O non l'ho proprio sentita? O ieri nel gran casino ho finito per non programmarla? Non è possibile. Entra quasi in scivolata in cucina. Prepara la moka, la mette sul fuoco e accende il fornello. Poi corre in bagno, prende il rasoio elettrico e mentre si fa la barba gira per la stanza. Cerca di sistemare alla meglio i segni della sera prima. Tanto oggi viene la signorina. Cavoli, fammi controllare un po qua... Entra nella camera degli ospiti. Trova una ciotola. Ancora ciliegie. Non è possibile. Le prende e butta tutto nel secchio della cucina. Poi rientra nel bagno degli ospiti, controlla bene nel water, nel lavandino, per terra, in ogni angolo. Bene. Nessuna traccia. E ci mancherebbe solo questo. Famoso pubblicitario arrestato per droga. Proprio io, antidroga per eccellenza. E certo, nel nostro ambiente... Non ci crederebbe nessuno. E così, nel dubbio, tira di nuovo lo sciacquone ed esce dal bagno. Mette della musica in salotto e su un pezzo di Julieta Venegas ritrova un po di buonumore. Si mette quasi a ballare. Tiene il tempo radendosi. Ma sì, cavolo, devo essere felice. Ho ancora trentasei anni, ho un sacco di successi alle spalle, ho vinto diversi premi nella pubblicità. Va be, mio padre e mia madre vorrebbero tanto che mi sposassi e questo forse accadrà. O forse no. In ogni caso sono uno che può piacere. Tranquillamente. Anzi. Si guarda un po meglio nello specchio del salotto, si avvicina e si controlla il viso. Non poco. Anzi. Posso piacere e molto. Attenti. Attenti... Cara Elena, sarai tu a soffrire, a mangiarti le mani. Tornerai e io, con grande eleganza, ti farò entrare e trovare dei fiori. E con questa grande certezza, anche perché è l'unica che ha a disposizione, prende il caffè. Alessandro ci aggiunge un po di latte freddo. Poi sulle note di And It's Supposed To Be Love di Ayo s'infila sotto la doccia e si lascia andare sotto un getto d'acqua bello fresco. Ma su che sarà il colloquio di oggi? Cavoli, sono in ritardo... troppo in ritardo. E preso dall'ansia esce rapido dalla doccia e comincia ad asciugarsi. Devo far presto, presto.

"Ma Niki, non hai fatto colazione."

"Sì, mamma, ho preso il caffè."

"E non mangi niente?"

"No, non ce la faccio. Sono in ritardo. In fottuto ritardo."

"Niki, t'ho detto mille volte di non parlare in quel modo."

"Oh, mamma, ma neanche quando sono in ritardo?"

"No, neanche. Ma vai in motorino?"

"Sì..."

"Vai piano, eh, vai piano."

"Mamma, me lo dici ogni mattina. Vuoi vedere che alla fine porti sfiga?"

"Niki, queste parole!"

"Ma se uno porta sfiga porta sfiga. Se preferisci posso dire sfortuna, ma sempre sfiga è."

"Ma scusa, ti pare poi che se tua madre ti dice d'andar piano vuole il tuo male? E poi te lo dico ogni mattina e finora non hai fatto nessun incidente, quindi "vai piano" è buono, va bene."

"Ok, ok. Ciao, bacio!"

Niki bacia la mamma quasi al volo. S'infila le cuffie nelle orecchie e via, giù per le scale, saltando gli ultimi gradini. Tanto che una cuffietta si sfila dall'orecchio destro. Lei pronta la rinfila subito per sentire ancora meglio Bop To The Top di High School Musical. Esce dal portone, va in garage, sale al volo sul suo SH, da una botta alla pedalina e una volta acceso esce a tutta velocità dal cortile. Si ferma un attimo, guarda a sinistra e a destra, vedendo che non arriva nessuno, da gas e s'infila nel traffico della mattina.

Alessandro procede spedito con la sua nuova Mercedes. Ha appena comprato alcuni giornali. Tenersi informati è importante. Magari alla riunione mi chiedono qualcosa sulle ultime notizie, e io non lo so... Non me lo posso permettere. Così, ogni tanto, rallentando per una fila, a un semaforo rosso, da un'occhiata al "Messaggero" aperto sul sedile accanto. Poi riparte. Il traffico comunque scorre. Alessandro mantiene, quando può,

un'andatura veloce. È in ritardo. È in ritardo... ma da lo stesso un'occhiata al giornale.

Anche Niki è veramente in ritardo. Un ritardo fottuto. Ha ancora le cuffiette alle orecchie, ascolta la musica e accelera. Ogni tanto balla, cercando di andare a tempo. Guarda l'orologio al polso sinistro, cercando di capire se sta recuperando qualcosa, se ce la potrà fare prima che quel rompiscatole precisino del custode della scuola chiuda definitivamente il cancello dell'entrata. E così giù a tutta velocità per viale Parioli, accelerando, superando auto in doppia fila. Poi prova a fare una curva per rientrare.

Alessandro arriva dalla Moschea. Non c'è nessuno, bene. S'immette nel traffico di viale Parioli leggendo quella notizia incredibile sul "Messaggero". Giovani ragazzi rubano cinque auto per darsi a un autoscontro molto particolare. Il BumBumCar, il Bbc, il nuovo e pericoloso gioco dei giovani ricchi e annoiati. Non ci posso credere. Sul serio fanno di queste cose... Ma non fa in tempo a finire la frase. Sterza di botto. Cerca di evitarla. Niente da fare. Ma quella ragazza sparata a duemila gli arriva proprio addosso col motorino, spiaccicandosi contro la fiancata destra. Bum. Un urto pazzesco. La ragazza scompare all'altezza del vetro, va giù. Alessandro frena di botto, chiude gli occhi, stringe i denti, i giornali scivolano giù, sul tappetino. E per il contraccolpo il volume del lettore ed sale da solo all'improvviso. La musica inonda la macchina. Shes The One. Alessandro si blocca un istante sul sedile. A occhi chiusi, stringendo il volante. Sospeso. Qualche clacson inizia a suonare, qualcun altro sorpassa nervoso. Qualcuno curioso, uno distratto, un altro cinico, figlio di troppa fretta. Alessandro scende preoccupato. Lentamente fa il giro della Mercedes mentre la musica continua. Poi la vede. Là, a terra, distesa, ferma, immobile. La testa rovesciata. Ha gli occhi chiusi, sembra svenuta. Oddio, pensa Alessandro, che le sarà successo... Si sporge un po in avanti. Niki piano piano apre gli occhi. Lo vede sottosopra. Poi gli sorride.

"Ok." Alessandro poco convinto s'immette nella corsia vietata. Ma, appena supera un autobus, si accorge che c'è un vigile. Lo vede fare l'infrazione e sorride beffardo, come a dire "vai, vai che a te ci penso io" e tira fuori il blocchetto dalla tasca alta della divisa.

Niki si affaccia dal finestrino proprio mentre gli passano davanti e urla a squarciagola "A rosicone!" Poi rientra e guarda divertita Alessandro. "Io li odio, i vigili."

"E certo. Se c'era una possibilità che non mi facesse la multa, ce la siamo giocata."

"Madonna, come sei esagerato. E che sarà mai una multa. Tanto ormai te l'aveva fatta... E poi tu hai detto la stessa cosa per la mia ruota del motorino."

"Ma sei impossibile, l'hai fatto apposta per dirmi questa cosa. Noi non andremo mai d'accordo."

"Noi non dobbiamo mica andare d'accordo. Noi due dobbiamo solo cercare di non prenderci... Di non fare un incidente. Di la verità... ti sei distratto, vero? Magari guardavi qualche bella ragazza approfittando del fatto che stavi da solo..."

"A parte che io vado sempre da solo in ufficio e poi non mi distraggo facilmente..."

Alessandro le sorride e la guarda con sufficienza.

"E ci vuole qualche cosa in più per distrarmi."

Niki s'indispettisce. Poi si accorge dei giornali sotto i suoi piedi.

"Ecco perché! Stavi leggendo!" Tira fuori "II Messaggero" e lo apre.

"Ma no, davo solo un'occhiata."

"Appunto. Lo sapevo, lo sapevo, dovevo chiamare l'ambulanza, i vigili, sai i danni che ti potevo chiedere!"

"Ma come, invece di essere contenta che non ti sei fatta nulla..."

"Be, una volta che uno ha evitato il dramma, pensa a come sfruttarlo, no? Lo fanno tutti."

Alessandro scuote la testa. "Vorrei parlare coi tuoi genitori."

"Non ti farebbero entrare a casa, per loro la figlia ha comunque e sempre ragione. Gira qui a destra che siamo quasi arrivati. Ecco, la mia scuola è in fondo alla strada..."