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"Ahò, mortacci tua, m'hai fatto prende una strizza..."
"Entriamo? Andiamo a bere una cosa, offro io quello che vuoi come ai vecchi tempi." Il Civetta prende sotto braccio Mauro senza aspettare la sua risposta. Lo trascina dentro e lo lancia quasi su uno sgabello nell'angolo in fondo. Poi cade anche lui, sull'altro sgabello, di fronte a Mauro e subito alza il braccio, facendosi vedere dalla ragazza dietro il bancone.
"Che vuoi tu?"
Mauro, timido. "Ma, non lo so. Una birra."
"Macché, facciamoci un whisky, qui ce n'hanno di pazzeschi, uno sballo" e rivolto di nuovo alla ragazza, "ehi, Mary, ce ne porti due di quello che ho preso ieri sera? Belli alti, però, eh? Nun fa la taccagna... e lisci." Poi si avvicina a Mauro, si stende quasi verso di lui con le braccia in avanti, poggiate su quel piccolo tavolino di legno. "Ahò, ieri sera me so sfondato una bottiglia intera." Poi si gira ancora verso Mary. "L'ho aspettata che finiva e l'ho accompagnata a casa con la mac
china di ieri..." Il Civetta si avvicina a Mauro e fa un gesto con le dita della mano, facendole ruotare su se stesse, come a dire l'ho fregata. "Ci siamo fermati sotto casa sua. Ahò, col fatto che c'avevo la strizza che la pula pizzicasse la macchina e pure pé la bottiglia che m'ero scolato, me stava a fa un brutto scherzo, l'amico Joe." Il Civetta si tocca in mezzo alle gambe. "Poi ho dato una piccola botticella... be, la più bella scopata degli ultimi due anni."
Proprio in quel momento arriva Mary coi due bicchieri e direttamente la bottiglia. "Ma non bevete troppo." Guarda Gino e gli sorride. "Fa male bere..." Il Civetta alza la testa sorridendole. "Ma alla fine fa anche bene, eh?" Mary sorride, scuote la testa e si allontana con la sua gonna stretta, un po sudata, con una fascia legata in vita e i capelli raccolti con piccoli sbuffi dietro le orecchie. Ma soprattutto camminando con la certezza di essere guardata.
"Ahò" il Civetta prende il suo whisky con la destra e poggia la sinistra sul braccio di Mauro, poi fa su e giù con la testa, "mi sa che stasera la punisco di nuovo." Poi beve un sorso a testa indietro. Ma si accorge che invece Mauro non ha ancora toccato il suo bicchiere. Nulla. Sta lì fermo. Tranquillo. Troppo tranquillo. Un po abbattuto.
"A bello, ma che c'hai?" Il Civetta gli mette una mano dietro la testa e gliela scuote. "Allora? Te sei ammutolito? Che c'hai, dillo a papa. Ammazza come sei moscio! Che, t'hanno ammazzato er gatto?"
Mauro rimane impassibile. Poi prende il bicchiere, se lo porta alle labbra, ci ripensa un attimo, poi da un lungo sorso. Quando abbassa la testa, stringe forte gli occhi. "Aaah, ma quant'è forte."
Il Civetta annuisce. "Nun è forte, è bono. Allora adesso poi parla? Che t'è successo?"
Mauro da un altro sorso al whisky. "Ma niente... Paola."
"Ah, la ragazza tua. Te l'avevo detto, quella vole sta comoda."
"M'hai portato sfiga."
"No. Te la sei portata da solo. Tutte le ragazze vogliono sta comode. Soprattutto..."
"Soprattutto?"
" se so belle. C'è sempre qualcuno che sta aspettando di falle sta comode."
Mauro resta in silenzio.
"E sai qual è il problema?"
"No, qual è?"
"Che quelle lo sanno benissimo." Il Civetta annuisce, scuote la testa poi da un lungo sorso. Mauro lo guarda e poi lo segue. Un sorso lungo, fino in fondo, senza fermarsi, senza staccare. Il Civetta lo guarda ammirato. "Ammazza, t'è piaciuto, eh?" Mauro scuote forte la testa, la agita, cercando di liberarsi da qualcosa che gli è rimasto in gola.
"Ce l'ho il rimedio per te, dammi retta..." Il Civetta prende i soldi dalla tasca davanti. Trova dieci euro e li butta sul tavolo.
"Cioè?" chiede Mauro.
"La scorciatoia per farla stare comoda. Vedrai che in due serate la ribecchi, l'amore tuo..."
Mauro è indeciso. Guarda dritto il Civetta. "Dici?"
"No dico, è matematico. Prima però devi venì con me." Il Civetta si alza, va verso il bagno. Mauro lo segue. Il Civetta chiude la porta alle sue spalle e ci si poggia sopra, sicuro che così non entra nessuno. "Tiè." Tira fuori una bustina trasparente dalla tasca dei jeans. È piena di polverina bianca. "Te ce vò 'na botta de coca. Come battesimo."
Il Civetta stacca lo specchio dal muro e lo appoggia sul lavandino. "T'ho trovato pure il nome, no? Falco Pellegrino. Er Civetta col Falco Pellegrino. Ti piace?"
"Sì. Ma che dobbiamo fa?"
Il Civetta si piega sullo specchio e con venti euro arrotolati spolvera una striscia bianca nella narice sinistra. "Facile." Tira ancora un po col naso. "Tiè, queste so le chiavi della mia moto. Io c'ho il doppio. Tu me devi solo accompagna a prendere una macchina da un'amica e poi te ne vai a casa tua con la mia moto. E io la passo a prendere domattina. Facile, no?"
il
Mauro sorride. "Facilissimo."
Gino, il Civetta, passa i venti euro arrotolati a Mauro. "Annamo, Falco, che prima famo, prima finimo." Mauro si piega e fa sparire anche lui una striscia bianca. Si rialza e ancora gli pizzica il naso quando sente il Civetta dire "E pensa che con 'sto passaggio te becchi cinquemila euro. Hai voglia a falla sta comoda, Paoletta tua".
Escono dal bagno, tutti e due stupendamente allegri. Il Civetta saluta la ragazza dietro il bancone con una piccola promessa negli occhi. "Ciao, Mari, se vederne Se finisco presto ripasso..." e le fa l'occhietto. Fuori dal locale, il Civetta abbraccia Mauro. "Sì, ripasso e te ripasso come ieri" e ride. "Annamo, Falco" e spariscono sulla grande moto, prendendo verso il centro.
Centodiciotto
E quella sera escono tutti e quattro. Enrico, Pietro, Alessandro e perfino Flavio, stranamente in libera uscita. Fanno una serata pazza come non succedeva da tempo. Vanno al F. I. S. H., un ristorante a via dei Serpenti, ordinano del pesce molto buono e bevono il miglior vino. Si raccontano di tutto. Si confessano piccole verità.
"E quindi è stato il tuo assistente che ti ha mandato quella mail con la lettera di Elena a quel ragazzino!" Pietro scuote la testa. "Te lo avevo detto io... le donne sono tutte troie! E voi che mi riprendete sempre... La mia è una missione educativa..."
"Sì, educativa del tuo piffero!" Alessandro si versa da bere. "Lo sai che per un attimo ho pensato che fossi tu l'amante di Elena..."
Pietro lo guarda esterrefatto. "Io? Ma come puoi pensarlo? ! Guarda, piuttosto che fare una cosa del genere a uno di voi... vi giuro, vi giuro che farei la cosa che mi è più difficile da immaginare... Ecco, piuttosto preferirei diventare frocio! E sapete bene quanto mi costerebbe, eh..." Poi Pietro si ferma. Diventa triste. Beve un sorso di vino tutto d'un fiato. Poi poggia il bicchiere sul tavolo, quasi sbattendolo. "Susanna ha scoperto che l'ho tradita, mi vuole lasciare. Sono distrutto."
Flavio lo guarda. "Ma lo dovevi mettere in conto che prima o poi lo scopriva. Hai fatto l'inimmaginabile in giro. Sei andato con tutte le donne che respirano."
Alessandro gli mette una mano sulla spalla.
"Ma come l'ha scoperto? Ha ricevuto per caso una mail anche lei?" chiede Alessandro.
"No, mi ha visto per strada. Stavo baciando una."
"Va be, ma allora tu sei pazzo."
"Sì, sono pazzo... E sono fiero della mia follia! Non solo ma mentre aspettiamo... mi vado pure a fumare una bella sigaretta! Chi viene con me?"
"Vengo io..." Anche Enrico si alza.
"Ok, noi vi aspettiamo dentro... ma non ci mettete troppo..."
"Tranquilli..."
Pietro ed Enrico escono dal ristorante. Pietro accende la sigaretta di Enrico, poi la sua e sorride all'amico.
"Allora..."