143382.fb2
" Sono venuto a prendere un po di roba. Ho dei documenti che non voglio lasciare qui in ufficio."
Leonardo si appoggia alla scrivania e gli sorride. "Guarda, Alex, non sono mai stato così felice... In Giappone ci hanno riconfermato su tutta la linea. Ma lo sai che adesso ci hanno richiesti anche la Francia e la Germania?"
"Ah sì?"
Alessandro continua a togliere dei fogli dai cassetti. Li controlla. Inutili. Li butta nel cestino.
"Sì. Hanno già mandato tutti gli incartamenti. Dobbiamo fare una campagna su un nuovo prodotto che uscirà tra due mesi... Un detersivo al cioccolato... ma che sa di menta! Una cosa assurda secondo me... Ma sono sicuro che troverai l'idea giusta per farla accettare dal tuo grande amico: la gente."
Alessandro finisce di prendere le ultime carte e si tira su. Fa una lieve flessione all'indietro portandosi le mani sulla schiena. Leonardo se ne accorge. Sorride. "L'età, eh... Però quel ragazzino alla fine lo hai battuto. Tieni, questi sono alcuni dettagli, il resto della documentazione te l'ho lasciata sul tuo tavolo..."
"Credo che ti convenga richiamare il ragazzino da Lugano..."
"Cioè? Che vuoi dire?" Leonardo lo guarda sgranando gli
occhi.
"Che me ne vado."
"
"Cosa? Ti hanno offerto un nuovo lavoro, eh?! Un'altra azienda, vero? Dimmi chi è? Dimmi chi è stato? La Butch & Butch, vero? Dimmi chi è stato, forza, che lo distruggo!"
Alessandro lo guarda tranquillo. Leonardo si calma.
"Ok, ragioniamo." Respiro lungo. "Noi ti possiamo dare di più." Alessandro sorride e lo supera.
"Non credo."
"Come no, lo vuoi vedere? Dimmi la cifra."
Alessandro si ferma. :"Vuoi sapere la cifra?"
"Sì."
Alessandro sorride. "Bene, non c'è cifra. Sto andando in vacanza. La mia libertà non ha prezzo."
E va verso l'ascensore. Leonardo gli corre dietro.
"Ah, ma allora la cosa è diversa. Ne possiamo parlare. È inutile che richiamo quel ragazzino... Ma che, te la sei presa?"
"E perché mai? Ho vinto..."
"Ah sì, sì certo... Ecco, ho un'idea. Mentre sei fuori inizio a far impostare tutto ad Andrea Soldini, che ne dici?"
"Bene, mi fa piacere... E soprattutto ti devo dire che sono molto contento per una cosa..."
Leonardo lo guarda incuriosito. "Per cosa?"
"Che ti sei ricordato il suo nome."
Alessandro spinge il tasto T. Leonardo sorride. "Ma certo... Come posso dimenticarlo... È uno fortissimo." Poi all'ultimo Alessandro blocca le porte. "Ah, senti, penso che dovresti far restare anche Alessia qui a Roma. Non la spostare a Lugano. È preziosa qui, fidati."
"Ma certo, scherzi? E come se non fosse mai partita... Piuttosto... Ma tu, quando torni?"
"Non lo so..."
"Ma dove vai?"
"Non lo capiresti..."
"Ah, ho capito... È come quella pubblicità di quel tipo con la carta di credito che si ritrova nudo su quell'isola deserta..."
"Leonardo..."
L
"Sì?"
"Questa non è una pubblicità. È la mia vita." Poi Alessan dro gli sorride. "Ora mi lasci andare per favore?..."
"Certo, certo..." Leonardo libera le porte dell'ascensore che lentamente si chiudono.
"Io sarò qui ad aspettarti..." Poi si sporge di lato cercando quell'ultimo spiraglio. "Torna presto." Poi si piega e grida quasi dentro la fessura. "Tu lo sai... Sei insostituibile!"
Centoventitré
Niki infila le chiavi nella serratura di casa. Roberto e Simona sentono quel rumore familiare. Sono sorridenti e felici, curiosi e divertiti di tutti quei racconti, dei posti, degli aneddoti, delle avventure di quella giovane figlia appena maggiorenne. Bella, abbronzata, un po dimagrita... ma soprattutto incredibilmente cresciuta.
"Ma poi non sapete che cosa ha combinato Olly. Ha bevuto come una pazza a una festa in spiaggia, un rave party, durato fino al mattino. E doveva aver preso anche qualcosa. È stata male due giorni. Non si ricordava più niente. Neanche chi eravamo noi."
Roberto e Simona ascoltano quasi terrorizzati quelle parole, facendo finta di niente, perfino cercando di divertirsi.
"E poi Erica ha avuto una storia con un tedesco, una specie di Hulk biondo. Ha detto che vorrebbe andare a Monaco, sabato e domenica. Diletta invece si è fatta ricaricare dai suoi il telefonino non so quante volte per chiamare Filippo. E quando non prendeva o era senza credito faceva delle file smisurate per chiamare dal fisso. Una prima cotta da dipendenza assoluta. Vi giuro, ci ammorbava ogni giorno raccontandoci tutto quello che si erano detti, i messaggi ricevuti e quelli mandati! Una neverending story!"
Simona guarda. "E tu?"
"Oh, io... io mi sono divertita, sono stata bene, molto bene. Tranquilla. Mamma, guarda che mi sono comprata."
Niki raggiunge lo zaino e tira fuori una camicia bianca, tutta stropicciata, con uno scollo a V e delle pietre applicate alla scollatura. Se la poggia addosso. "Ti piace? Non l'ho pagata
tanto."
"Sì, carina!" Ma Simona non fa in tempo a dirlo che Niki è
corsa di nuovo allo zaino.