143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 18

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Il ragazzo si avvicina. Tende la mano ad Alessandro. "Piacere, Marcello Santi." Poi sorride. "Sì, lo so, starai pensando se ci siamo già conosciuti."

"Infatti... ma dove? Sono Alessandro Belli."

"Sì, lo so, io stavo nell'ufficio sopra Elena, facevo parte dello staff superiore, risorse pubblicitarie."

"Ma certo, sì" sorride Alessandro e pensa: ecco perché lo sto già odiando. "Siamo stati una volta a pranzo insieme."

"Già, e poi io sono dovuto scappare."

Sì, pensa Alessandro, infatti io poi ho dovuto pagare il conto a te e alla tua assistente. "Sì, che coincidenza."

"E ora mi hanno chiamato per quel colloquio."

I due si guardano. Alessandro stringe un po gli occhi, cerca di mettere a fuoco la situazione. Che vuoi dire? Che storia è

questa? C'è in gioco il mio posto? Ci hanno chiamati in due per un colloquio? È lui il nuovo direttore che sta cercando Leo? Mi vuoi dare la notizia proprio davanti a lui? Cioè, io non solo ho già pagato allora per lui, ma ora mi tocca pure offrirgli la mia "ultima cena"? Guarda Sandra cercando di capire meglio. Ma lei che ha capito perfettamente cosa Alessandro vorrebbe sapere, scuote leggermente la testa e si mangia un po il labbro superiore come a dire: io purtroppo non so niente. Poi all'improvviso il led della linea esterna si spegne. Un attimo dopo dalla porta esce Leonardo.

"Oh, eccovi qua. Scusate se vi ho fatto aspettare. Prego, entrate, entrate... Volete un caffè?"

"Sì, volentieri" dice subito Marcello.

Alessandro, leggermente dispiaciuto di essere arrivato secondo, aggiunge "Sì, grazie, anch'io"

"Bene, allora due caffè, Sandra, per favore e... se può mandare il solito dove sa lei? Grazie."

"Certo, dottore" e fa l'occhietto ad Alessandro.

"Allora prego, accomodatevi." Leonardo chiude la porta dell'ufficio alle sue spalle. I due prendono posto davanti alla scrivania. Marcello si mette comodo. È tranquillo, quasi spavaldo con le sue gambe leggermente accavallate. Alessandro, più teso, cerca in qualche modo comodità in quella poltrona che sembra sfuggirgli da sotto. Alla fine sceglie di stare piegato in avanti, coi gomiti sulle ginocchia e le mani unite. Le sfrega un po, chiaramente nervoso.

Marcello se ne accorge e sorride tra sé. Poi si guarda attorno, prendendo il suo tempo, cercandolo. "Bello quel quadro, un Willem de Kooning, vero? Espressionismo americano."

Leonardo gli sorride compiaciuto. "Sì..."

Alessandro li guarda e non aspetta un attimo.

"Quella invece è una lampada Fortuny, forse del , credo. Bellissima la base in mogano, una lampada che ha avuto successo qualche tempo fa."

"Bravi, così mi piacete. Leggermente competitivi. Eppure nulla è iniziato, ancora non vi ho detto niente. Ecco, siamo pro

prio in questo momento... La nascita." Leonardo si siede e mette improvvisamente le mani sulla scrivania, una davanti all'altra, come a proteggere qualcosa che i due non possono vedere. "Cosa c'è qui sotto? Cosa nascondo?"

Questa volta è Alessandro il più veloce. "Tutto."

"Niente" dice Marcello.

Leonardo sorride. Solleva le mani. Sul tavolo non c'è niente. Marcello fa un grosso respiro soddisfatto. Poi Leonardo guarda dritto Alessandro che ricambia lo sguardo dispiaciuto. E invece all'improvviso Leonardo da una delle due mani, rimaste sospese, lascia cadere qualcosa. Stump. Un rumore sordo. Mar cello cambia espressione. Alessandro invece sorride.

"Giusto, Alessandro. Tutto. Tutto quello che interessa noi. Questo pacchetto di caramelle sarà la nostra svolta. Si chiama "LaLuna", come la luna ma tutto attaccato. Ed è la luna che noi dobbiamo prendere, conquistare. Come il primo uomo nel . Quello dello spazio, quello che ha messo per la prima volta il suo piede sulla luna, affrontando l'universo e tutti i suoi segreti... Noi dobbiamo essere come quell'americano o meglio noi dobbiamo affrontare i giapponesi e, per essere più precisi, dobbiamo "conquistare" questa caramella. Eccola qua." Leonardo apre il pacchetto e sparge delle caramelle sul tavolo. Alessandro e Marcello si avvicinano, le guardano attentamente. "Caramelle a forma di mezza luna al sapore di frutta, ognuna diversa, un po com'era il nostro vecchio gelato arcobaleno."

Marcello ne prende una, la guarda. Poi guarda Leonardo dubbioso. "Posso?"

"Certo, assaggiatele, mangiatele, entrateci dentro, vivete con LaLuna, affezionatevi, non abbiate altro pensiero al di fuori di queste caramelle." Marcello la mette in bocca. Mastica lenta mente, con eleganza, socchiude gli occhi come se stesse sorseg giando un vino pregiato. "Mmmh, sembra buona."

"È vero" dice Alessandro che nel frattempo le assaggia a sua volta, "a me è capitata all'arancia." Poi cerca di diventare subito tecnico. "Be, l'idea delle mani che scoprono niente e poi

lasciano cadere la caramella, LaLuna, dall'alto non è male... Chiedi LaLuna."

"Sì, ma purtroppo l'hanno già usata gli americani l'anno scorso."

"Sì" interviene Marcello, "le mani erano quelle di Patrick Swayze. Belle mani. Le avevano scelte per il film Ghost, modellavano il vaso d'argilla nella scena d'amore, le mani che trasmettevano emozioni a Demi Moore. Nello spot si vedevano le mani e basta. Pagate, solo le mani, due milioni di dollari..."

"Ecco" Leonardo si lascia andare indietro sulla poltrona, "a noi ne offrono quattordici. E in più un'esclusiva per due anni di tutti i prodotti LaLuna, TheMoon, attaccato in inglese. Faranno cioccolata, gomme, patatine, perfino latte. Prodotti alimentari con sopra solo questo piccolo marchio. E noi abbiamo la possibilità di avere qui quattordici milioni di dollari e l'esclusiva. Noi. Se riusciamo a battere l'agenzia che con noi ha avuto l'incarico per questo spot. La Butch & Butch... Già, perché i giapponesi, che non sono stupidi, hanno pensato..."

Proprio in quel momento bussano alla porta.

"Prego."

Sandra entra coi due caffè. Li appoggia sul tavolo. "Qui ci sono lo zucchero e il latte. Ho portato anche un po d'acqua."

"Bene, prendeteli pure. Grazie, Sandra. E ha mandato il solito..."

"Sì."

"Con quale frase stavolta?"

"Sei il sole nascosto dalle nubi quando piove. Ti aspetto mio arcobaleno."

"Bene, migliorare ogni giorno. Grazie, se non ci fosse lei."

Sandra sorride a Marcello e poi ad Alessandro. "Me lo dice ogni volta, complimenti sempre, aumento mai!" ed esce ancora sorridente.

"Lo avrà, lo avrà, sia fiduciosa!" Poi Leonardo si versa un bicchier d'acqua. Fiduciosa almeno quanto lo sono io, dice tra

sé e sé pensando alla frase. "Allora dicevamo..." Marcello sorseggia tranquillo il suo caffè. Alessandro ha già finito il suo, "... che i giapponesi non sono così stupidi."

"Già, anzi, sono geniali. Infatti ci hanno messi in competizione con la Butch & Butch, la più grande agenzia, nostra diretta concorrente, con cui dovremo confrontarci e soprattutto vincere. E siccome io posso anche non essere geniale come loro, ma di certo non sono né lento né stupido, li ho copiati... Io copio sempre. A scuola mi chiamavano copycopy. I giapponesi fanno noi contro la Butch & Butch? Bene, io faccio Alessandro Belli contro Marcello Santi. In premio quattordici milioni di dollari, due anni di esclusiva con LaLuna e per voi il ruolo di creative manager estero con naturalmente un ottimo aumento di stipendio... reale."

E in un attimo Alessandro capisce tutto. Ecco il perché di quello strano colloquio a due. Poi sente lo sguardo dell'altro su di sé. Allora si gira. Si incrociano i loro sguardi. Marcello stringe gli occhi, assapora la sfida. Alessandro gli tiene testa, fermo, sicuro. Marcello gli sorride serenamente, subdolo, convinto, astuto. "Certo, come no, è invitante" e tende la mano verso Alessandro sottolineando così la partenza di quella grande sfida. Alessandro gliela stringe. In quel momento squilla il suo telefonino.

"Ops, scusate." Legge il numero sul display ma non lo riconosce. "Scusate, eh..." risponde girandosi leggermente verso la finestra. "Pronto."

"Ehi, Belli, come va? Ho preso sette, ho preso sette!"

"Hai preso sette?"

"Sì! Cioè, non capitava da una cifra! Porti una fortuna incredibile! Credo d'aver preso sette solo una volta, il primo anno e in educazione fisica. Oh, ma ci sei? O sei svenuto?"

"Ma chi parla?"