143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 22

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saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio. Fa una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!"

Alessandro rimane sospeso. Giorgia e Michela ascoltano tutto il pezzo sorridendo. Dario inizia a battere le mani. "Complimenti, se non fosse il finale di The Big Kahuna, non sarebbe male."

Alessandro si gira e guarda Andrea. "Sì, in effetti è quello... Però, oh, lo so tutto a memoria..."

Dario sposta Andrea cercando di andarsene. Alessandro lo raggiunge e lo abbraccia attorno al collo. Lo tiene stretto a sé. "Allora, Dario, noi contiamo su di te. È importante che resti, che tutti voi restiate in questo momento di difficoltà. Fammi almeno raccontare di cosa si tratta. Allora, il prodotto è una caramella. Si chiama LaLuna, tutto attaccato, naturalmente è a forma di mezza luna, gusto frutta mista, buonissima. Questo è il pacchetto." Si cerca in tasca e ne tira fuori uno fregato nell'ufficio di Leonardo. "Di più non so dirvi." Lascia andare Dario che prende il pacchetto e lo guarda. È bianco, con dentro piccole mezze lune di colore diverso.

"Mi ricorda il gelato arcobaleno."

"Sì, l'ho detto anch'io" sorride soddisfatto Andrea Soldini.

Dario gli fa un mezzo sorrisetto. "L'ha detto anche lui?" Poi Alessandro prende sottobraccio Dario e si allontana un po dagli altri, si mette in bocca una caramella.

"Uhm, almeno il sapore è buono."

"Ci lavori su allora?"

"Certo, ma ancora non capisco..."

"Cosa non capisci?"

"Due cose. Uno. Perché senza Alessia?"

"Perché Leonardo ha voluto rimescolare le carte. Ha detto che noi la conoscevamo troppo bene... Stavamo seduti con lei."

"Sì, ho capito, ma con lei noi abbiamo sempre vinto. Seduti ma abbiamo vinto."

Alessandro allarga le braccia come a dire: non posso farci niente. "Anche a me dispiace..."

"E la seconda è: perché non hai scelto me come staff mana ger?"

"Perché Andrea Soldini me lo ha imposto Leonardo."

"Cioè è pure raccomandato! Ah, ecco, allora diciamolo, è pure un raccomandato."

"No, non è così. Leonardo non si ricordava neanche il nome. Credo sia forte sul serio. Ha solo bisogno di una possibilità. Gliela darai, Dario?"

Dario lo guarda per un po. Poi sospira, sgranocchia LaLuna e la manda giù. Sorride e fa cenno di sì con la testa. "Va bene... Per te." Alessandro fa per andarsene. Dario lo ferma. "Scusa, non vorrei fare gaffe... Ma come hai detto che si chiama?"

Diciassette

Il corridoio si riempie come un torrente dopo la pioggia. Colori, risate, jeans, lettori Mp, squilli di cellulare e sguardi volano da un lato all'altro, rimbalzano sui muri e forse contengono messaggi segreti da consegnare. Le Onde escono di classe. Olly toglie il suo panino ben protetto dalla carta stagnola.

"Ma è grandissimo!"

"Sì. Pomodoro, tonno e maionese."

"Ma te lo fai da sola?"

"Macché. Ci pensa Giusi, la signorina che ci aiuta a casa. Ha detto che mangio troppe schifezze confezionate e allora mi fa i panini artigianali."

"Io vado a prendermi lo snack ai cereali. Tanto qualunque cosa mangi ti do una pista." Diletta si allontana, corre facendo apposta la spiritosa e degli strani saltellini che le fanno volare qua e là i capelli sciolti.

"Nooo! Ti odio! Ti sciolgo dietro Giusi!" le urla ridendo Olly.

La macchinetta automatica è dietro l'angolo del corridoio, in una specie di atrio, vicino le finestre. Un gruppo di ragazzi fa capannello davanti ai vari tasti di scelta. Diletta ne conosce qualcuno.

"A me il tramezzino." Un ragazzo vestito North Sails, con l'aria però di chi il mare lo frequenta ben poco, si gira verso la ragazza accanto a lui.

"Vuoi quello alla salsa tartara? E vienitelo a prendere."

"Che c'è anche la salsa tartara? E dai, offrimelo, ti pago la pizza sabato."

Ma la ragazza non sembra convinta. "Pizza e cinema."

"E va bene, va bene... Ma, vedi, non mi prende la moneta."

"Come no?"

"Eh, no."

Diletta guarda la ragazza in fila davanti a lei. Ha messo un euro nella fessura ma la macchinetta glielo risputa fuori di continuo. Il finto marinaio si fruga in tasca. Trova un altro euro e ci riprova. Nulla da fare.

"Nun te la pija?" dice il tizio che sta rifornendo la macchinetta accanto, quella con le bibite.

"No" risponde la ragazza.

"È scarico. Che c'hai la soia?"

"La soia?"

"Sì, la soia de gomma sotto le scarpe."

"Sì, e be?"

"Pija l'euro, mettilo in terra e strusciaci sopra la soia."

"Seee, 'sta storia me pare una soia" dice il ragazzo.

"E allora fai come te pare e digiuna" e ritorna a sistemare la macchinetta. I due ragazzi scocciati lo guardano male e se ne vanno. È il turno di Diletta. Nel frattempo ha girato e rigirato il suo euro tra le mani, sperando in chissà quale rito fisico ed energetico per evitare la stessa sorte. Lo infila. Stump. Il rumore della moneta risuona inesorabile e cinico nel cassettino in fondo. Nulla da fare. Anche il suo euro dev'essere scarico. Lo prende e ci riprova. Nulla. Ancora una volta. Niente. Diletta s'innervosisce e tira un calcetto alla macchinetta. Il tipo la guarda male.

"A signori, all'euro lo deve tira il calcio. Costano 'sti attrezzi, che crede?"

"Aspetta, provo io." Una voce alle spalle di Diletta la fa voltare. Un ragazzo alto, moro, con la faccia appena colorata di sole primaverile e gli occhi verde speranza, la guarda un po imbarazzato e sorride. Infila a sua volta un euro nella fessura. Plink. Rumore diverso. È andata. "Mentre provavi ho fatto come diceva il signore."

Il tizio si rigira e lo guarda. "Ecco, armeno questo qui ce pija qualcosa. Signori, ce faccia un pensiero."

Diletta lo guarda storto.