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"E certo, a te che ti frega, tanto la macchina è mia."
"Ecco, ora mi sembri proprio mia madre. La stiamo studiando adesso. La proprietà... Attento!"
Alessandro frena e inchioda di botto. Un ragazzo su un Kymco sfondatissimo, con una ragazza mora abbracciata stretta
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dietro a lui, tirano dritto senza fermarsi allo stop. Non si accorgono di nulla. O se ne fregano proprio. Alessandro abbassa il finestrino. "Deficienti!" Ma i due ormai sono lontani. "Ma hai visto? Non si sono fermati allo stop, non hanno neanche guardato... E poi dicono gli incidenti."
"E dai, non essere pesante. L'importante è averli visti ed evitati, no? Magari devono andare a qualche appuntamento importante..."
"Sì, vestiti in quel modo."
"Magari a un provino. Hanno bisogno di lavorare. Mica sono tutti figli di papa, sai? Mamma mia... Sei antico. Ancora bolli la gente per come si veste?"
"Non è il vestire... è tutto il complesso. La mancanza di rispetto. Di valori. Magari sono come quei ragazzi dei libri di Pasolini, delle periferie romane, disagiate... bisognerebbe aiutarli, far capire loro come vanno le cose..."
"Pasolini? Seee, magari invece vengono dai Parioli e gli escono i soldi da sotto la sella scassata. Ma che ne sai? Oh, sembri sul serio mio padre!"
"Senti, mi hai costretto a venirti a prendere e va bene... ma che, dobbiamo trovare il tempo anche per litigare?"
"No, assolutamente. Guarda che se sbattevi con quei due io non ti facevo da testimone..."
"Ho capito. Vuoi litigare."
"No, te l'ho detto. Ti faccio solo notare che stamattina eri distratto e mi hai presa. O vuoi negare anche questo?"
Alessandro la guarda.
"Non sarei qui."
"Ah, meno male, almeno questo. Ecco, gira alla prossima."
"Ma dove stiamo andando?"
"Dal meccanico, gli ho mandato un sms all'ultima ora, m'ha promesso che mi aspettava... Ora gira di nuovo qui a destra... Ecco, vai piano, vai piano, sta proprio qui dietro. Ecco."
Ma la saracinesca del meccanico è già abbassata.
"Nooo, non mi ha aspettato... Ha chiuso. E ora? Cavoli. Come faccio?"
"E come fai, tanto ormai hai il tuo autista personale, no?" "Macché, oggi devo andare in un sacco di posti e senza di te." "Ah certo."
"Che vuoi dire "ah certo"?"
"Che certo non ero previsto. Non potevi prevedere di andare in questi posti con me." "E certo, non ci conoscevamo..."
Niki scende dall'auto. "Tu sei solo un incidente." E chiude lo sportello.
"Sì, lo so. Ma un incidente può essere positivo o negativo. Dipende da come lo vedi. Da come cambia la tua vita da quel giorno in poi... No?"
Niki si avvicina al suo motorino, posteggiato di lato alla saracinesca. Ci sale. Da due botte alla pedalina. Prova ad accendere. Niente da fare. "Intanto" gli dice, "lo vedo come qualcosa che ha messo ko Milla." "Milla? E chi è?" "Il mio motorino!" "Perché Milla?"
"Ma ci deve sempre essere un perché?" "Mamma mia, ma quanto sei noiosa tu allora..." Niki non lo sente quasi e s'infila sotto il motorino. "Lo sapevo, ha tolto la candela. Si vede che dopo la botta proprio non ripartiva." Niki si rialza e si avvicina alla Mercedes. "Che palle." Si pulisce la mani sui jeans scoloriti che subito si tingono di grasso scuro. Poi fa per salire. "Scusa, che fai?" "Come che faccio, salgo."
"Ho capito, ma guarda come stai messa, sei tutta sporca. Aspetta, usa questo" e le passa un panno di daino beige chiaro, mai usato prima. Niki gli sorride. Poi comincia a pulirsi le mani.
"Comunque Milla sta per camomilla, forse perché andare in motorino mi rilassa... In fondo è vero, c'è un perché... Sai, è proprio perfetto tra noi." "Cosa tra noi?"
"Siamo così diversamente diversi. In tutto. Rischiiamo di innamorarci perdutamente uno dell'altra."
Alessandro sorride e mette in moto. "Certo che tu vai subito diretta al sodo."
"Che c'è di male? A che serve fare i giri? Già ci pensa il mondo a girare, no? Io vado dritta."
"Perché sei così?" Alessandro si gira e la guarda, cercando di studiarla. "Delusione d'amore? Figlia di genitori separati? Hai subito qualche violenza da piccola?"
"No, da grande. Proprio stamattina, da uno con la Mercedes... Ehi, ehi, io vado al sodo, ma tu vai lontano. E poi non ne hai presa una. Non so perché sono così. Poi che vuoi dire perché? Te l'ho detto, a volte non c'è un perché. Io sono così e basta, dico quello che penso. Ancora posso, no?"
Alessandro le sorride. "Certo, certo, hai una vita davanti a te."
"Anche tu ce l'hai. La vita finisce quando si smette di viverla. Ti piace?"
"Sì."
"È mia. Copyright. Ma a te la presto volentieri. Pensa che invece sono in un momento di rara felicità. Mi sento libera, felice, tranquilla. Anzi, ho paura che a dirlo scappi via..." Alessandro la guarda. È carina. È allegra. È giovanissima. "E soprattutto sono molto felice della mia scelta."
"Il tuo indirizzo di studi?"
"Macché. Ieri sera ho confermato al mio ragazzo di averlo lasciato definitivamente. Cancellato. Azzerato. Disintegrato. Svanito. Svaporato..."
"Ho capito, ho capito il concetto. Be, se usi tutti questi verbi vuoi dire che è stata una storia importante."
"Per niente."
"Sì, va be, ora vuoi fare la dura con me. Ci sarai stata malissimo."
"Oggi no. Ma quella sera che è andato al concerto di Robbie Williams con un suo amico. Sì... Cioè, capisci, non mi ha portato. Non ha portato me ma ha portato il suo amico, ma ti rendi conto?!... Lì sì che sono stata malissimo. Per il resto mi sono
sempre divertita e, quando ho deciso che era finita, non me n'è importato più niente."
"Ho capito. Ma allora perché ti sei così accanita?"
"Perché non ho deciso subito di farla finita, non ho dato ascolto al mio cuore."
"Be, forse non eri ancora pronta."