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"Vero, allora?"
"Vale per tutti la stessa regola, ricordatelo, morto un capo se ne fa un altro."
"Ah sì, allora sai che ti dico? Chi perde paga anche quello sospeso" e Alessandro la supera e ricomincia a correre come un pazzo verso piazza Argentina.
"Ehi, non vale, non vale! Io sono tornata indietro per vedere come stavi!"
"E chi te l'ha chiesto?!" Alessandro ride e continua a cor rere.
"E poi cosa vuoi dire questa cosa del sospeso?"
"Te lo spiego quando arriviamo, ora mi serve tutto il fiato per vincere." Alessandro accelera, continua a correre lungo le rovine del Pantheon, oltre la piazza, di fianco all'hotel e sempre dritto. Di nuovo il telefonino. Alessandro rallenta ma non si ferma. Lo tira fuori dalla giacca. Guarda il display. Non ci credo. Si gira verso Niki che intanto gli si sta avvicinando. "Ma mi hai chiamato tu!"
"E certo, la guerra è la guerra. Tutti i mezzi sono buoni. Mi hai fatto tornare indietro e sei ripartito a tradimento, no? Chi di telefono ferisce, di telefono perisce!"
"Sì, ma non ci sono cascato. Pensa che sei stata proprio tu a dirmi di registrare il tuo numero!"
"Vedi, ci si rimette sempre a essere buoni!" e continuano a correre. "Dimmi che vuoi dire quella storia del sospeso, sennò non pago."
"Lo decidiamo lì, se paghi o no... sennò non vale." E conti nuano così a correre uno dietro l'altro fino ad arrivare da Pascucci.
Ventuno
"Primo!" Alessandro si appoggia alla vetrina del bar.
"E certo, mi hai fregato, che imbroglione che sei!"
"Tu non sai perdere!"
Restano tutti e due sulla porta, piegati in due, cercando di riprendere fiato.
"Eh, bella corsa però, eh?"
"Sì, e dire che gioco tutti i giorni a pallavolo. Pensavo di batterti facile, sennò mica me la giocavo..."
Alessandro si rialza recuperando a bocca aperta. "Mi spiace, tapis roulant a casa. Venti minuti ogni mattina... con tanto di schermo davanti per simulare boschi e montagne, paesaggi che aiutano a mantenersi in forma e soprattutto a battere una come te."
"Ma che, se la rifai, perdi."
"E certo, ora sai che duro fino a venti minuti, sei avvantaggiata. Il segreto dopo una vittoria è non rimetterla in gioco. Bisogna sapersi alzare dal tavolo al momento giusto. Tutti sono buoni giocatori, pochi veri vincitori."
"E questa è tua?"
"Non lo so, devo decidermi. Non mi ricordo se l'ho rubata a qualcuno."
"Allora per adesso mi sembra una cretinata!"
"Ma perché, se la dice qualcun altro cambia di valore?"
"Dipende chi è l'altro."
"Excuse me..." Una coppia di stranieri chiede gentilmente di spostarsi. Non riescono a entrare nel locale.
"Oh, certainly, sorry..." dice Alessandro, spostandosi di lato.
"Ecco, se col tapis roulant e i tuoi sporchi trucchi mi hai battuta nella corsa, in inglese vincevo facile. Mi potresti prendere come account internazionale."
Alessandro sorride, apre la porta a vetri, aspetta che lei entri e poi la richiude. "Sai cosa dicevamo sempre noi alla fine delle partite di calciotto, quando iniziano le discussioni... chi vince festeggia, chi perde spiega."
"Sì, va bene, ho capito, mi tocca pagare, ci sto. Io pago sempre le mie scommesse quando perdo."
"Bene, allora intanto paga qui. Per me un bel frullato ai frutti di bosco."
Niki guarda i diversi gusti nelle vaschette.
"Per me invece kiwi e fragola. Allora, cos'era quella storia del sospeso?"
"Ah già. Be se vuoi puoi anche non pagare, visto che non la conoscevi. È anche giusto che tu non paghi."
"Intanto raccontamela, poi decido io se pago o no."
"Ehi, ma quanto ti scaldi... brucia la sconfitta, eh?"
Niki prova a pestargli un piede ma Alessandro si scosta veloce.
"Ok, ok, ora basta. Ti racconto cos'è il sospeso. È una tradizione napoletana. Cioè, a Napoli sono generosi in tutto, e quando vanno in un bar, oltre al caffè che si bevono loro, ne offrono uno anche alla persona che entrerà successivamente. Così c'è un caffè "sospeso" per chi non può pagarselo."
"Forte, mi piace. Ma se poi il barista fa finta di niente? Si becca i soldi e a quello che entra, che non ha soldi, che chiede un caffè, il barista non gli dice nulla?"
"Il "sospeso" si basa sulla fiducia. Io lo pago, il barista accetta i miei soldi e con ciò implicitamente mi promette che lo farà. Mi devo fidare del barista. Un po come su eBay quando paghi un oggetto e poi ti fidi che ti arrivi a casa."
"Sì, ma al bar non puoi lasciare i feedback!"
"E comunque al bar è facile, ci rimetti solo i soldi di un caffè. Sarebbe bello invece potersi fidare degli sconosciuti
anche per cose più importanti. A volte non riusciamo a fidarci neanche di chi abbiamo vicino da sempre, figuriamoci di un barista..."
Niki lo guarda. Sente nel tono della sua voce qualcosa di profondo e lontano.
"Di me ti puoi fidare."
Alessandro sorride. "Certo, al massimo ci rimetto l'assicurazione della macchina!"
"No, al massimo ti spaventi."
"Per cosa?"