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"Presto."
"Presto quanto? Niki, guarda che devi studiare."
"Presto, mamma, ti ho detto presto" e chiude. "Uffa, mia madre quando ci si mette è davvero pesante..."
"Peggio della Bernardi?"
Niki sorride. "Se la battono." Poi Niki si rivolge al cameriere.
"Me ne da un altro?"
"Uguale? Sempre kiwi e fragola?"
"Sì, mi è piaciuto da morire."
Alessandro finisce il suo e getta il bicchiere di plastica nel cestino vicino alla cassa.
"Niki, ma te ne prendi un altro?"
"Che t'importa, pago io."
"Ma no, non è quello. È che due sono pesanti, no?"
"Sai, c'è solo una persona che batte mia madre e la Bernardi."
"Credo d'aver capito di chi parli."
Niki si avvicina alla cassa. Alessandro la supera. "Dai, ferma, pago io."
"Ma che, scherzi? Ho perso la scommessa e pago, ci mancherebbe. Allora, tre frullati e un "sospeso"."
La cassiera la guarda incuriosita. "Mi spiace, ma non abbiamo frullati sospeso."
"Ma no, le spiego. Io ne pago un altro oltre i miei tre. Se entra uno che non ha i soldi per pagare e lo vuole, lei gli dice che c'è un frullato sospeso. E glielo fa preparare..."
Niki da dieci euro alla cassiera. Che batte quattro frullati e le da il resto di due euro. "Carina, questa idea. È sua?"
"No, del mio amico Alex. Cioè, in realtà è tutta una tradizione napoletana. Praticamente ora si basa tutto su di lei."
"Su di me, in che senso?"
"Noi ci fidiamo di lei, ha capito? Il sospeso è nelle sue mani."
"Certo, me lo ha spiegato... e lo offrirò a chi ne ha bisogno."
"Bene." Niki prende il suo frullato appena fatto e fa per uscire. Ma si ferma sulla porta. "Anche perché noi potremmo restare qua fuori a controllare anche tutto il pomeriggio... arrivederci."
Alessandro allarga le braccia verso la cassiera. "Mi spiace, è una malfidata."
La cassiera alza le spalle. Alessandro raggiunge Niki, che sta camminando e sorseggia il suo frullato.
"A buon intenditor poche parole con te, eh, Niki?"
"Mia madre mi ha insegnato che fidarsi è bene e non fidarsi è meglio. E posso continuare per ore. Mia madre me ne ha insegnati tanti di proverbi. Ma tu ci credi?"
E continuano così, a parlare, a passeggiare, a chiacchierare del più e del meno, dei viaggi fatti, di quelli sognati, di feste, di
locali appena aperti e di quelli chiusi e di mille altre novità, capaci di ascoltarsi, di ridere, e di dimenticare, per un attimo, quei vent'anni di differenza.
"Mi fai assaggiare il tuo frullato?"
"Ah, vedi..."
"Se lo hai ripreso dev'essere buono."
"Tieni." Niki gli passa il bicchiere.
Alessandro sposta la cannuccia e ne beve direttamente un sorso dal bicchiere. Poi glielo rida. "Uhm, hai fatto bene a riprendertelo. È davvero buono..."
"Ma hai spostato la cannuccia. Sei così schifiltoso?"
"No, è che magari dava fastidio a te. Bere dalla stessa cannuccia è un po come baciarsi..."
Niki lo guarda e sorride.
"Be, no, è diverso. È molto diverso."
Silenzio. Rimangono per un po a fissarsi. Poi Niki gli ripassa il bicchiere. "Ancora un po?"
"Sì, grazie." Questa volta Alessandro beve direttamente dalla cannuccia. E la guarda. La fissa. In maniera intensa.
"Ecco, se fai così è come se tu mi avessi baciata..."
"E ti è piaciuto?"
"Mmmh, sì, buono. Era un bacio saporito, al kiwi e fragolai"
E si guardano. E sorridono. E per un attimo non si sa bene chi è il più maturo. O immaturo. Di colpo qualcosa li riporta alla realtà. Il Motorola di Alessandro squilla.
Niki sbuffa. "E che è? Di nuovo l'ufficio?"
Alessandro guarda il display. "No. Peggio. Pronto?"
"Ciao, tesoro, come va?"
"Ciao, mamma."