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"No, mamma."
Alessandro guarda Niki e alza le spalle. Poi copre il microfono con la mano. "La mia è peggio della Bernardi e della tua messe insieme."
Niki ride.
"E allora dove sei?"
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Il-
"In via del Corso."
"Ah, a fare shopping."
"No, per lavoro. Una ricerca. Studiamo la gente per capire meglio come entrare nel mercato."
"Ah, bello. Mi sembra un'ottima idea. In fondo è la gente che sceglie, giusto?"
"Giusto."
"Senti, vieni a cena da noi venerdì sera? Vengono anche le tue sorelle con mariti e figli. Potresti venire con Elena, no? Ci farebbe piacere."
"Mamma, ora non lo so, devo guardare l'agenda."
"Oh, non fare così l'impegnato con noi."
"Ma io sono impegnato, mamma."
"Ma se sei a bighellonare in centro!"
"È una ricerca di mercato, te l'ho detto."
"Raccontala ai tuoi superiori, non a me. Starai in giro con quei tuoi amici fannulloni a divertirti... Be, allora venerdì sera cerca di esserci, va bene?" e chiude.
Niki alza il sopracciglio. "Dimmi una cosa. Quanti anni hai?"
"Trentasei."
"Ah, ti facevo più grande."
"Be, grazie, in effetti..."
"Non hai capito. Non mi riferisco all'età. Per come vesti, per il tuo modo di fare, per la tua cultura..."
"Mi prendi in giro?"
"No, sul serio. È che volevo capire... ma quando anch'io avrò trentasei anni, anche mia madre mi continuerà a rompere le scatole così?"
"Guarda che un giorno questo tipo di rottura ti mancherà."
Niki da un ultimo sorso al frullato e poi lancia il bicchiere in un cassonetto mezzo aperto lì vicino.
"Canestro!" Poi prende Alessandro sotto braccio. "Ecco, è quando dici queste cose che i tuoi trentasei anni mi piacciono un sacco!" E vanno via così. E un po corrono e un po no. E un po parlano e un po pure. Senza fretta, senza pensieri, senza
telefonate. Fino ad arrivare al parcheggio con un'unica sorpresa. La Mercedes non c'è più.
"Porca trà Me l'hanno fregata."
"Ma non era qui... Forse era più avanti..."
"Ma no, no, era qui. Me lo ricordo. Non ci posso credere, me l'hanno fregata di pomeriggio, in centro, a via della Penna. È assurdo."
"No, guardi, l'assurdo era pensare di trovarla ancora qui."
Una voce alle sue spalle. Un vigile, particolarmente zelante, ha sentito tutto.
"Lei ha parcheggiato in zona rimozione. Che non l'ha letto il cartello?"
"No, ero distratto" e guarda Niki facendo un sorriso forzato. "E ora dove la posso trovare?"
"Gliel'hanno portata via col carro attrezzi, quindi o a Ponte Milvio o al Villaggio Olimpico, ovviamente" e se ne va col suo blocchetto in mano, pronto a colpire qualcun altro.
"Ovviamente... E ora come ci muoviamo da qui?"
"Facilissimo. Vieni. Possibile che ti devo insegnare tutto io?"
Niki lo prende per mano, comincia a correre. E attraversa piazza del Popolo, quasi trascinandoselo dietro, come due turisti che cercano d'arrivare in tempo a qualche museo prima che chiuda. E salgono al volo su quel piccolo tram che corre lungo via Flaminia. Si buttano sui primi sedili che trovano. Alessandro tutto trafelato cerca il portafoglio, vorrebbe pagare, ma Niki lo blocca. E gli sussurra "Tanto scendiamo tra poco".
"Sì, ma se sale il controllore?"
"Ma scendiamo alla prossima."
E invece no. Ne mancano ancora due. E proprio alla penultima sale il controllore.
"Biglietti, biglietti."
Alessandro guarda Niki e scuote la testa. "Ma perché ti ho dato retta..." Non fa in tempo a rispondere. Il controllore arriva da loro.
"Biglietti" e Niki ci prova. Si giustifica in tutti i modi, sbatte
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gli occhi, si appella alla multa già presa, racconta strane storie di una macchina rubata, di un amore finito da poco, gli racconta la leggenda del frullato sospeso, un gesto generoso che denota la loro onestà. Ma niente. Non c'è modo. E quel biglietto non fatto diventa un biglietto da cinquanta euro in meno per Alessandro.